Bagnara, i Carabinieri traslocano dalla caserma della strage
E’ iniziato il trasloco dei Carabinieri di Bagnara dalla vecchia caserma di via Garibaldi, l’edificio che da 27 anni custodisce la memoria e i segreti della terribile «strage dei 111 colpi», verso la nuova sede all’angolo tra via Madonna e Largo della Libertà.
Ancora poche settimane, che serviranno anche a portare a termine le ultime formalità per la dichiarazione di agibilità, poi i militari potranno prendere servizio dove una volta si trovavano gli ambulatori medici, oggi trasferiti in via 4 Novembre, con vista sulla Rocca.
Complice la crisi immobiliare, è tramontato da qualche anno il progetto che prevedeva la realizzazione della nuova caserma dei Carabinieri nella zona di nuova edificazione in direzione Lugo. Così l’amministrazione guidata prima dal sindaco Angelo Galli e oggi da Riccardo Francone ha investito circa 160mila per la messa a norma della struttura alle porte della cittadina, a due passi dall’acquedotto, che oggi risponde agli standard richiesti dal ministero dell’interno. Qui si trovano gli uffici per i sei Carabinieri e i dormitori per il maresciallo e due brigadieri. Gli spazi esterni verranno ultimati nel 2017. L’Arma pagherà al Comune di Bagnara un canone annuo di 8.844 euro.
Nel 2008 Bagnara si aggiudicò il bando regionale destinato proprio all’eliminazione delle brutture, in particolare per la caserma. «Abbiamo sempre lavorato con l’intento di mantenere i Carabinieri a Bagnara – dice Francone -, ma non c’era ancora una destinazione certa per la nuova caserma. Così, prima ancora della demolizione, abbiamo privilegiato altri investimenti. Nulla è andato perso: i fondi di quel bando regionale, attorno ai 130mila euro, sono stati utilizzati per la ristrutturazione del Torrioncello che ospita la biblioteca. E nemmeno il finanziamento dedicato ai ‘6mila campanili’, che andava utilizzato per opere da portare a termine entro breve tempo, poteva essere investito per la demolizione, prima di aver a disposizione i nuovi locali. La vecchia Caserma è un edificio dissonante, certo, e incongruo al fossato che cinge le mura del borgo - conclude Francone -, ma non è la priorità: nel Dup triennale viene indicato l’abbattimento della struttura, assieme alla sistemazione dei posteggi lungo il fossato, ma la precedenza andava alla nuova caserma».
LA STRAGE DEI 111 COLPI
Era circa mezzogiorno in quel maledetto 16 novembre 1988, quando la caserma dei Carabinieri che s’affaccia su via Garibaldi divenne scenario di una terribile mattanza costata la vita al comandante Luigi Chianese, 30 anni, colpito da una raffica mentre sedeva alla sua scrivania. Vicino a lui il cadavere di Daniele Fabbri, cesenate di 20 anni, carabiniere ausiliario: la vittima più giovane. Con loro, a terra, il ventunenne Paolo Camesasca di Giussano (Mi). Riverso in mezzo alla stanza Antonio Mantella, 31 anni, di Vibo Valentia, con un colpo di arma da fuoco alla testa. Cercava una via di fuga, inutilmente, il 27enne Angelo Quaglia di Teramo. Andò bene ad Alessandro Trombin, il sesto militare in forze alla caserma, partito in licenza il giorno prima. Le indagini parlano di omicidio suicidio: Mantella avrebbe aperto il fuoco con una la mitraglietta d’ordinanza. Nove colpi perforarono la finestra dell’ufficio del brigadiere Chianese e uno raggiunse il finestrino posteriore del mezzo del postino del paese, Martino Zardi. La porta principale della caserma era chiusa dall’interno e i militari dell’arma provenienti da Ravenna, Faenza e Bologna, entrati dalla porta laterale, si trovarono di fronte all’orrore. Cinque vite spezzate e un lago di sangue. Alla fine del massacro, gli inquirenti contarono 98 colpi di M12 e 15 bossoli sparati da due pistole. L’ultimo colpo sarebbe proprio quello che Mantella avrebbe indirizzato verso di sé per farla finita. Indagini e ricostruzioni, tuttavia, mai confermate da una sentenza definitiva. Il segreto è ancora custodito tra le mura di via Garibaldi