Le promesse Eni non convincono tutti. I pareri Roca e sindacati

Ravenna | 15 Ottobre 2016 Economia
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I contenuti della visita dei vertici di Eni a Ravenna non soddisfano né i rappresentanti delle imprese offshore («Sono noccioline rispetto al fabbisogno», sbotta Franco Nanni, presidente del Roca - l’associazione che racchiude le imprese ravennati del settore), né i sindacati che considerano gli annunci un disimpegno sull’offshore e troppo vaghi sulla chimica. «Il risultato politico è indiscutibile - commenta Massimo Marani, segretario provinciale della Filctem Cgil -: l’ultima volta che un amministratore delegato di Eni ha incontrato il sindaco di Ravenna è stato in occasione della caduta dell’elicottero e quindi per tutt’altri motivi. L’amministrazione comunale ha fatto molto di più di quello che ci aspettavamo, ma quanto emerso dall’incontro è assolutamente insufficiente. Da un lato si decreta la morte del polo energetico lasciando gli investimenti al lumicino: 30 milioni per il 2017 sono nulla. Dall’altro sulla chimica è stato alquanto vago, troppo per i nostri gusti. Si è limitato a dire che per il momento il sito di Ravenna va bene, che con la materia prima a un prezzo così basso era intuitivo, ma non ha detto nulla sugli investimenti che aspettiamo».
«Immagino che sull’agenda di Descalzi abbia influito la sentenza della Corte dei Conti sul pagamento dell’Imu per le piattaforme, ma siamo soddisfatti che la richiesta d’incontro del sindaco De Pascale a Eni e Governo abbia avuto buon esito - dice Lorenzo Zoli, segretario generale della Femca Cisl Romagna -. Il Comune deve a nostro avviso favorire al massimo gli investimenti, tenendo l’Imu al minimo. Altro discorso invece sono i proclami di Descalzi e Marcegaglia che hanno messo sul tavolo 600 milioni sull’offshore nei campi Barbara per il ripristino di un pozzo già aperto e per di più in piano quadriennale. Diciamo che non è molto visto che fino a qualche anno fa Eni investiva 1,4 miliardi e non è prevista alcuna nuova perforazione».
E sulla chimica le parole dell’amministratore delegato non tranquillizzano. «E’ vero quanto sottolineato da Descalzi, ossia che Ravenna è stato lo stabilimento che ha ottenuto più investimenti in Italia per tenere il polietilene e non chiudere, ma è anche vero che non ha sciolto il nodo dell’investimento nell’impianto Sdr Solution che sembra sempre più difficile - sottolinea Zoli -. Tra fine ottobre e inizio novembre presenteranno il piano quadriennale, ma ormai i piani dell’Eni sembrano quelli quinquennali dell’allora Unione Sovietica: si sa quando vengono presentati, ma non si sa quando avranno attuazione».
Delusione emerge dalle parole di Franco Nanni, presidente del Roca. «Ha annunciato un po’ di noccioline; non sono i numeri che ci aspettavamo. L’annuncio di 30 milioni di investimenti nel 2017 mi ha irritato profondamente: che cosa significano in un distretto che vale 2 miliardi l’anno? E per lo stesso motivo 600 milioni in 4 anni non sono investimenti così importanti da permettere un cambio di rotta. Per uscire dalla crisi servono cifre diverse. Vorrei ricordare che siamo in un territorio che ha possibilità enormi: l’estrazione di gas in Alto Adriatico può raddoppiare creando tra le 20 e le 30 piattaforme che non sono molte, ma che sarebbero una mole di lavoro decisamente interessante per le nostre imprese nei prossimi anni».
Nel frattempo «la maggior parte delle imprese di settore va meno peggio di quanto previsto a inizio anno - conclude Nanni -, ma solo grazie alle commesse ottenute all’estero. Comunque se il prezzo riuscirà a crescere ancora un po’, si dovrebbero fare nuovi investimenti, anche in Italia».

Christian Fossi
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