Rom, il quartiere Borgo in subbuglio: "Devono rispettare le regole anche loro"

Faenza | 07 Ottobre 2016 Cronaca
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Il clamore suscitato dalla deprecabile rissa avvenuta in una pizzeria del Borgo lo scorso 25 Settembre ha riaperto il dibattito sulla questione Rom a Faenza ed in seguito all’accaduto, si sono susseguite diverse iniziative in città soprattutto attorno al parchetto tra via Fornarina e via Saviotti, ultima delle quali la fiaccolata della Lega di martedì 4 scorso.
Il quartiere, molto vasto, si estende nell’area compresa tra Corso Europa e via Fornarina. In mezzo, piazza Bologna, attorniata da palazzoni anni ‘60 che si scontrano visibilmente con quelli costruiti in via Riccione negli anni ‘80 e ancor di più con le villette a schiera recentissime nella zona della Coop. Un salto nel tempo di poche centinaia di metri che ben evidenzia le transizioni ed i passaggi storico-economici della società borghigiana.
Rendono ancora meglio l’idea le piccole botteghe di piazza Bologna: il forno, il barbiere e l’officina di biciclette in antitesi al grande centro commerciale, al distributore di benzina e al concessionario di moto di via Fornarina.
Tra queste attività c’è la pizzeria, due bar, un tabacchi, un chiosco di piadina e tutta una serie di luoghi fondamentali per l’inclusione sociale come il campo sportivo della squadra di calcio locale, il circolo parrocchiale, il centro sociale, la scuola materna ed il parchetto con i giochi per bambini dominato da un romantico gazebo in legno.
Complici gli alloggi popolari, in questa zona c’è un’alta densità di extracomunitari africani, nordafricani e medio-orientali che il contenitore Borgo ospita alla stregua di nuove famiglie italiane, e soprattutto dei primissimi abitanti del quartiere, permettendo, più che in altre zone della città, la frequentazione degli stessi luoghi e quindi di fatto l’integrazione nonché la reciproca conoscenza delle tradizioni.
Dal febbraio 2016, il Comune ha deciso di attuare una politica attiva di integrazione che ha portato all’assegnazione di alcune unità abitative a nuclei familiari di etnia rom; di questi uno è in via Saviotti a pochi metri dal parco e dalla pizzeria in cui si sono svolti i fatti di cronaca.
 
IL CENTRO SOCIALE BORGO
Per comprendere appieno la situazione abbiamo cercato di raccogliere le testimonianze dei residenti del quartiere a cominciare da Dante Ranzi, presidente del Centro Sociale il Borgo, il quale cerca di non fare di tutta l’erba un fascio pur ammettendo lo scontento dei residenti e dei frequentatori del centro: «Io ho cercato di avere un dialogo con loro, considero il babbo una persona normale. Ha fatto anche la tessera del Centro, ha chiesto di poter utilizzare i tavoli per il suo compleanno, ha pulito gli spazi che gli abbiamo concesso e ha riposto tutto ordinatamente. I bambini vengono ogni tanto a prendere il gelato, certo come tutti i bambini sono un po’ scalmanati, chiassosi e la mamma a volte li sgrida. Quando arrivarono gli dissi che se si fossero comportati bene saremmo andati d’accordo, ma li avvertii anche che se si fossero comportati male la situazione sarebbe degenerata per tutti. Il vero problema non è la famiglia che abita qui - continua Ranzi -, ma i parenti che vengono coi caravan a trovarli, una volta non hanno fatto salire in casa i nipoti perché erano troppi e ci sarebbero stati schiamazzi. Il babbo della famiglia con l’alloggio cerca lavoro – sottolinea Dante – si è reso disponibile a dare una mano ed una volta ha eseguito un lavoro che tutti gli altri non volevano fare, ci sono due camper davanti alla Coop, forse sono parenti, ed è lì che ci sono le situazioni peggiori di degrado, i residenti si lamentano, sono stufi».
 
LA SOCIETA’ SPORTIVA
Principalmente dunque la problematica è relativa al degrado e agli schiamazzi, ce ne dà conferma una residente imolese impegnata nella società sportiva: «Ultimamente non se ne vedono in giro, ma in estate dovevo chiudere il cancello perché non mi sentivo sicura. C’è stato un momento in cui il parco pullulava di zingari e di conseguenza venivano pochissimi italiani. I bambini rovesciavano il posacenere e facevano altri piccoli atti. Da quando non vengono più al parco, si è ripopolato».
 
I RESIDENTI DEL QUARTIERE
Anche un signore, 80enne, residente in via Saviotti, fa eco a Ranzi riferendosi ad alcuni zingari che vivevano in un furgone: «Nei condomini bisogna rispettare le regole, alle 14 bisogna fare silenzio, durante il giorno non si può giocare a pallone in cortile e non si può girare in bicicletta nel porticato. Sono regole in vigore in tutta Italia e loro non le rispettano. Per due mesi abbiamo subito il degrado conseguente ad una famiglia che viveva in un furgone, buttavano per esempio il sacco del pattume in strada e facevano rumore. Adesso li hanno mandati via, la nostra paura è che ritornino».
La signora Maria e la signora Anna in proposito sottolineano che «L’integrazione è fallita. Da quando ci sono gli zingari si sentono urla di notte. Poi chiaramente ci sono Rom e Rom. Quelli di questa zona solo maleducati e ignoranti; in questo parchetto non veniva più nessuno quando c’erano loro, adesso gli hanno impedito di venire qui e si è ripopolato».
Continuano Iride, Paola e Rosina con Dennis, 20 anni: «Sono sempre loro che hanno fatto il degrado, quelle 4 o 5 famiglie. Una volta avevo preso la scopa per spazzare e mi dissero che volevano pulire loro. Gli ho risposto che avrei pulito io, c’era la terra secca, ho fatto un fumaccio con la scopa, e se ne sono andati. Una volta passava il vigile e gli faceva raccogliere le cose che lasciavano per terra: i pannolini, le bottiglie, i piatti, i cucchiai, i wurstel, e i panni stesi sul gazebo. Quando andavano via i vigili ritornavano a sporcare, noi li abbiamo ripresi alcune volte e ci hanno detto che erano italiani e che facevano quello che volevano».
Il signor Franco, che lavora e risiede poco lontano focalizza l’attenzione sui furti e solleva la problematica sicurezza manifestando forte dissenso nei confronti degli amministratori della città: «Nella zona di via Boschi, dove ci sono case di recente costruzione acquistate da persone benestanti si erano verificati furti in successione nei garage, ma non sono stati gli zingari. Dove lavoro io continuamente avvengono furti di nafta, abbiamo chiamato i Carabinieri, abbiamo un impianto di videosorveglianza e la ronda, nonostante questo però i furti continuano a verificarsi, anche se lasciamo gli automezzi quasi senza carburante. Queste sono cose che vanno risolte, la zona è carente di controllo, adesso ci si mettono anche gli zingari che ovunque sono stati spostati hanno scatenato malumori e lamentele. E’ da 20 anni che gli zingari sono a Faenza, vivono in condizioni disumane, non si riesce a trovare soluzione all’integrazione perché vivono in modo differente da noi. Se qualcuno fa le stesse cose lo vanno a prendere a casa, a loro no. Dicono che non ci sono i soldi per questa città, ma quando venne il Papa nel giro di poco tempo la città sembrava nuova. L’integrazione in questo caso è fallita». (Damiano Ventura)
 
 
 
 
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Non sanno stare alle regole mandateli via o punitili.
Commenta news 30/06/2020 - Mario
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