Marco Migliorelli (Spedizionieri): «Porto, il nostro biglietto da visita sono i container, oggi in calo»
Elena Nencini
Si può parlare di un bilancio di fine mandato per Marco Migliorelli, presidente dell’Associazione ravennate spedizionieri internazionali (Arsi), perché a novembre scade l’incarico che ha ricoperto per 4 anni. Come spiega Migliorelli si tratta di un bilancio positivo: «Ho ringraziato il consiglio per il lavoro fatto in questi quattro anni, perché venivo da una totale assenza in campo associativo. E’ stata un’esperienza proficua, grazie anche al Consiglio che mi ha molto stimolato, ad una segreteria efficiente e a un past president, Riccardo Martini, che mi ha instradato con la sua pluridecennale esperienza e sensibilità per le vicende associative. Attualmente gli impegni associativi sono aumentati poiché recentemente sono stato eletto nel consiglio direttivo di Fedespedi (Federazione nazionale delle imprese di spedizione internazionali), a cui si aggiunge l’incarico nella giunta di Confetra (Confederazione generale italiana dei trasporti e della logistica) che raggruppa specificamente le associazioni e le federazioni degli operatori logistici in generale. Si tratta di riconoscimenti e partecipazioni importanti per la nostra associazione e indirettamente per il Porto di Ravenna che può contare sulla nostra presenza ai massimi livelli istituzionali, dando continuità alle iniziative di chi mi ha preceduto. Per quanto riguarda il prossimo rinnovo del consiglio associativo non mancheremo di dare continuità al lavoro svolto, sfruttando le eccellenti professionalità di ciascun nostro associato».
Siamo ancora in attesa della nomina del nuovo presidente dell’Autorità portuale. Che ne pensa?
«Saremo al rush finale. In questi giorni sono stati indicati i primi 3 nomi per altrettante autorità. I tempi sono maturi: il 4 settembre è scaduta la call del ministro Delrio per i curricula delle persone interessate, che mi risultano essere diverse centinaia. L’attesa sarà dovuta all’attento esame delle candidature. Ritengo inoltre che la crisi della compagnia coreana di trasporti Hanjin, tra i primi 10 vettori mondiali (rappresenta circa il 6-7% del trasporto contenitori), sia un evento epocale e, coinvolgendo una filiera ampissima, abbia impegnato di certo le nostre rappresentanze ed il ministro delle infrastrutture e trasporti».
Permane il solito problema escavi, che ne pensa?
«Siamo fermi al palo dei dragaggi da troppi anni. Abbiamo sofferto recentemente per i lunghi tempi dell’escavo della sola canalina di ingresso che dovrebbero rientrare nella ordinaria amministrazione di un porto come il nostro, soggetto ad eventi atmosferici invalidanti. Auspico che, con la nomina del nuovo presidente, si dia immediatamente seguito ad alcune delle iniziative evidenziate anche dal commissario: approfondimento, trattamento dei materiali attraverso impianti mirati, assegnazione delle manutenzioni ordinarie, adeguamento banchine. Sta di fatto che continuiamo a difendere i nostri traffici con pescaggi inadeguati, sia per le rinfuse che per i container. Ricordo che per gran parte dei comparti merceologici trainanti, i pescaggi nei porti di origine sono mediamente superiori di un metro rispetto a quello ravennate. Maggiore attenzione in termini di pescaggi meritano i traffici di contenitori e mi permetto ricordare che il traffico di contenitori rappresenta ‘il biglietto da visita di un porto’»
Perché?
«Le stime in genere sui traffici e le statistiche mondiali fanno sistematicamente riferimento al container che peraltro produce importante valore aggiunto in termini di risultati operativi per la filiera interessata. Osservo che a Ravenna, per colpa di un accumulo davanti alla banchina, il terminal contenitori è costretto da tempo ad interrompere lo sbarco alzando il braccio del carroponte al transito di navi, dando l’impressione di resa. E’ una situazione che penalizza l’operatività ed i traffici, ridicolizza il porto in generale a livello internazionale e dà l’immediatezza del problema fondali a Ravenna».
Quindi, qual è l’andamento dei container quest’anno?
«Sono partiti bene all’inizio dell’anno, ma nel secondo semestre sono un po’ in sofferenza, risentendo di certo di una deficienza infrastrutturale anche per quel che riguarda le connessioni ferroviarie e stradali, dei dinamismi infrastrutturali dei porti vicini anche esteri, di un cambiamento in corso dei traffici mondiali e connessioni, di contrazione dei trasporti marittimi legati ad un calo di domanda interna di materie prime e contestuale crescita di aziende che scelgono di produrre direttamente nei Paesi di vendita. Inoltre la ‘nuova via della seta’ e i forti investimenti in collegamenti terrestri Eurasia rischiano di compromettere il vantaggio naturale italiano al centro del Mediterraneo. Dobbiamo pertanto prestare attenzione alle nuove ‘mappe del mondo che verrà’ e dare al nostro interno segnali di reazione attraverso quell’investimento infrastrutturale fondamentale che si ravvisa nei pescaggi di cui difettiamo. L’attuale eccellente livello dei servizi portuali a terra consentirebbe di crescere decisamente nelle movimentazioni, se le navi potessero in origine caricare di più».