Parla Nanni, presidente Roca: «Offshore, calo minore del previsto, ma bisogna riavviare le estrazioni»

Ravenna | 20 Settembre 2016 Economia
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«Finora il 2016 ha mostrato una flessione minore rispetto a quello che avevamo previsto ad inizio anno, quando insieme alle imprese avevamo stimato un calo di persone occupate di circa 2.500 unità. Con ogni probabilità sarà decisamente inferiore. Però senza investimenti in loco è difficile pensare a un futuro di lungo per il distretto offshore ravennate». Franco Nanni, presidente del Roca (l’associazione che racchiude le imprese che orbitano attorno al mondo dell’oil&gas della provincia), commenta così lo stato di salute del settore che nel ravennate a fine 2015 contava 5.800 occupate direttamente e 900 in più l’anno prima.
Dunque il settore va meglio (o forse, se non suonasse così male, sarebbe più corretto scrivere «meno peggio») rispetto alle fosche previsioni fatte ad inizio anno. «Partendo da una paralisi del settore a livello nazionale, le nostre aziende hanno preso varie commesse all’estero - continua il numero uno del Roca -. Grazie ad alcuni contratti, seppure poco remunerativi, arrivati da Africa, America e Nord Europa e alla diversificazione in nuove attività o in vecchie che erano state abbandonate, i bilanci anche quest’anno saranno salvati. Però non si può pensare che il futuro di queste imprese sia a Ravenna se Eni o altre compagnie non investono. Il distretto è destinato a morire se non ripartono le trivelle in Adriatico. Varie imprese hanno investito più su chimica o energia. Questo va bene per chiudere i bilanci e salvare l’occupazione in attesa di tempi migliori, ma per il distretto della manifattura offshore non è un buon segnale».
Continua ad essere difficile anche lo scenario internazionale che incide fortemente anche nel più grande distretto offshore del Mediterraneo. L’Opec (l’organizzazione dei maggiori Paesi esportatori di petrolio) ha aumentato ad inizio settimana le previsioni di produzione dei paesi rivali, cioè quelli che non fanno parte del cartello. Stando alle nuove stime, riportate dalle agenzie Bloomberg e Ansa, la produzione nel 2017 aumenterà di 200mila barili (invece di scendere di 150mila come previsto un mese fa), facendo inevitabilmente crescere il surplus di greggio già esistente sul mercato. A spingere la produzione sarà in particolare il giacimento di Kashagan in Kazakhstan, per il quale l’Eni ha annunciato il riavvio della produzione nell’ultimo trimestre dell’anno in corso. Questa non è certo una buona notizia per il distretto dell’offshore ravennate, vittima negli ultimi anni del crollo del prezzo del greggio. «La situazione del comparto offshore ravennate è di stallo - commenta Nanni -, mentre a livello internazionale si ventila di un aumento della produzione, ma che potrebbe essere compensato da una ripresa nei consumi prevista per il 2018. Il prezzo è ancora molto basso (intorno ai 45 euro al barile, ndr), ma è della scorsa settimana la voce di un imminente accordo tra Iran, Arabia Saudita e Stati Uniti per vendere sopra i 50 dollari al barile. Purtroppo finora siamo solo agli annunci».

Christian Fossi - Foto Massimo Fiorentini
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