Festa de l'Unità al via, la nuova segretaria Eleonora Proni: "Voglio un Pd della partecipazione"

Ravenna | 26 Agosto 2016 Politica
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«Dobbiamo fare del partito un luogo vivo di confronto e partecipazione nel quale sia piacevole e bello poter dire la propria ed essere ascoltati». Eleonora Proni, già sindaco di Bagnacavallo, eletta nei giorni scorsi segretario provinciale del Partito democratico, vuole invertire la tendenza, riaprire le porte delle sezioni e far circolare l’aria «viziata» cercando di «allargare il perimetro di chi si riconosce nel partito - aggiunge -, anche recuperando coloro che si sono sentiti un po’ messi da parte in questi anni». Suo il compito di traghettare i democratici ravennati fino al congresso atteso nel 2017.
Le tessere sono in calo: il Pd si sta trasformando in un partito «liquido», che punta di più agli «elettori» e meno agli «attivisti»?
«Il problema tesseramento esiste. È però altrettanto vero che se si scorre il programma delle Feste dell’Unità di queste settimane ci si accorge di come il Partito Democratico dalle nostre parti continui a essere un luogo straordinario di partecipazione, ma anche di condivisione e di socialità. C’è una dinamica strutturale che vede la trasformazione delle forme di partecipazione politica che abbiamo conosciuto nel secondo dopoguerra. Non possiamo farne un dramma, né lottare contro i mulini a vento. Però non credo ai partiti come “non-organizzazioni” o come semplici comitati elettorali. La politica ha bisogno di radicamento, di luoghi di confronto, di elaborazione: dobbiamo fare sì che questi luoghi ci siano e siano veri, che le persone contino veramente. Se questi vengono meno, la politica e i partiti si riducono a organizzazione del consenso e si aprono praterie nelle quali le decisioni sono prese soltanto dai poteri forti».
Qual è il punto debole del Pd ravennate su cui lavorare in questi mesi?
«Le problematiche sono spesso le stesse del livello nazionale. Una gliel’ho già anticipata, è aver imboccato strade nuove e non essere riusciti a percorrerle insieme (e molti si sono sentiti lasciati da parte). Una seconda è che troppo spesso si percepisce un clima da “noi” e “loro” dove sembrano prevalere le appartenenze di parte e non l’adesione al medesimo partito. Un terzo è che forse occorre essere più aperti nel ricercare soluzioni originali ai problemi, senza necessariamente dover ripetere gli schemi che già conosciamo».
E il suo punto di forza?
«Il fatto che le persone che fanno parte del partito o ne hanno fatto parte fino a poco fa rappresentano un patrimonio straordinario di competenze, intelligenze, generosità e voglia di fare. Credo che da qui si debba partire. C’è molto da fare ma c’è molto su cui costruire».
Il Pd ha vinto alle ultime amministrative a Lugo, Ravenna e a Faenza dopo la bagarre dei ballottaggi. Meglio ripensare il perimetro delle alleanze?
«Più che le alleanze con i partiti o i movimenti, in questa fase mi interessano le persone e le idee. Poi sono disponibile a ragionare su tutte le formule di governo. Sinceramente non mi pare che il tema delle alleanze per i cittadini sia un tema centrale. Lo è invece quello della serietà delle persone, dei programmi e della loro credibilità».
Il prossimo impegno del Pd, a livello nazionale, riguarda il referendum sulle Riforme. Dopo lo strappo con l’Anpi nazionale e le campagne per il «sì» alle feste de l’Unità, come proseguirà il lavoro di sensibilizzazione?
«La riforma costituzionale è un’occasione importantissima per ammodernare le nostre istituzioni e non possiamo farcela sfuggire. Stiamo mettendo a punto un programma articolato di iniziative per fare conoscere il merito delle riforme e per convincere che davvero sbagliano gli amici che considerano le modifiche della Costituzione come un’involuzione. Vorrei coinvolgere persone competenti e convincenti e organizzare una mobilitazione ampia e capillare perché sono convinta che abbiamo davanti un’occasione preziosa per migliorare e semplificare il nostro Paese».
Il segretario Renzi aveva «personalizzato» il voto sul Referendum, a cui aveva subordinato la tenuta del governo. Poi ha fatto retromarcia. Ha fatto bene?
«L’eccesso di personalizzazione non mi convince mai. In fondo però Renzi ha semplicemente detto che il suo governo è nato in primo luogo per fare riforme che garantiscano maggiore stabilità al nostro sistema istituzionale. Dire che se non si raggiunge quell’obiettivo si trae la conclusione che si è fallito l’obiettivo mi pare una posizione corretta e seria».
Preferisce essere chiamata «sindaco» o «segretario»?
«Ho detto da subito che sono e resto in primo luogo il Sindaco di Bagnacavallo. Rispondo ai miei concittadini che mi hanno eletto e ai quali debbo il rispetto della priorità del mio impegno. Fare il segretario del mio partito è una cosa che mi onora e alla quale non avevo pensato, ma che credo vada interpretata come ruolo di coordinamento e di servizio. Non credo che siano utili e produttivi gli stili di leadership autoritaria e che invece paghi il dialogo, l’ascolto, la costruzione comune».
(Samuele Staffa)
 
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