Brighi e Brunetto alle olimpiadi per ragazzi down. La testimonianza della loro insegnante, Tiziana Berti
Mirko Brighi e Danilo Brunetto, del Centro sport terapia judo Ravenna, sono stati due degli otto atleti italiani che hanno partecipato ai «Trisome Games», le prime «Olimpiadi» per ragazzi down appena svoltesi a Firenze. Brighi e Brunetto, rispettivamente 27 e 24 anni, sono stati scelti personalmente da Tiziana Berti, presidente della società e consigliere federale Fisdir (Federazione Italiana sport disabilità intellettiva relazionale), dopo i risultati raggiunti durante i campionati italiani e dopo l’ormai tradizionale gara internazionale che si svolge tutti gli anni a Ravenna, e a cui quest’anno hanno partecipato oltre 120 atleti. «La squadra italiana è stata l’unica in cui tutti gli atleti hanno vinto una medaglia, sei d’oro e due d’argento - racconta Berti -. L’Italia è arrivata prima su 36 nazioni partecipanti e si è cimentata in ben nove discipline». Ex atleta, la presidente racconta che il primo contatto con una ragazza disabile nacque nel lontano 1982: da lì, grazie al passaparola, si è venuto a formare un centro dedicato a ragazzi con disabilità. «I primi anni abbiamo sviluppato il nuoto e l’atletica, poi ci siamo concentrati sul judo, che Mirko e Danilo praticano da una decina d’anni. Negli ultimi tre abbiamo creato un corso agonistico dedicato a loro, anche se a ridosso delle gare si allenano insieme agli altri ragazzi». Il centro, infatti, ospita anche atleti normodotati. «In tutto tra piscina, attività motoria, judo e altre discipline abbiamo più di quaranta atleti - spiega Berti -. Negli ultimi anni abbiamo seguito anche ragazzi giovani con handicap, che però arrivano solo tramite passaparola. I genitori ci chiedono di inserirli insieme ai normodotati, ma non sempre è possibile. Prima, in ogni caso, servono lezioni specifiche». A frenare i genitori è la paura che questo sport possa essere pericoloso. «Spesso i familiari sono condizionati dai film, ma quello che accade nella realtà è diverso: la pratica del judo è anzi fondamentale per acquisire regole e rispetto per gli altri. Questo sport permette un contatto col corpo, fondamentale per i ragazzi down, e insegna a cadere. Offre anche benefici a livello cognitivo, perchè induce al ragionamento». Per la presidente, «più grave è la disabilita, più è importante iniziare presto, perchè più si è adulti, più è difficile abbandonare abitudini sbagliate». Diverse le problematiche con cui, nel centro, ci si confronta quotidianamente: «ultimamente stiamo lavorando individualmente con bambini autistici, e quando possibile li facciamo allenare insieme a ragazzi normodotati. Se parliamo di judo, gli esercizi propedeutici sono uguali per tutti». Pensando agli impegni istituzionali, il prossimo appuntamento sarà tra quattro anni in Messico, dove si svolgerà la seconda edizione dei «Trisome Games» voluti dall’organismo internazionale che sovrintende lo sport per atleti con sindrome di down, ovvero Su-Ds (Sport union for athletes with down syndrome). «Se mi guardo indietro, trent’anni fa le famiglie erano molto più restie a portare i ragazzi in palestra. C’era molto più riserbo, mentre oggi questo tipo di disabilità non viene più considerata un limite. Basti dire che, a Firenze, molte atlete si sono fatte fotografare insieme a Nicole Orlando, la ragazza down che ha partecipato alla trasmissione ‘Ballando con le stelle’: per loro rappresenta un modello, e quelle fotografie rappresentano un bellissimo segnale per le famiglie».