Federico Savini
La parola microfono non esiste in romagnolo e figuriamoci se esiste una traduzione dialettale di «reading». Ci pensammo a lungo, tre anni fa, quando ideammo insieme a La Musica nelle Aie quel «Reading in dialetto romagnolo con poeti, cantanti, attori, scrittori e altre liriche amenità» che abbiamo chiamato Scor cum u t à insignê tu mê e che ritornerà
, giovedì 14 aprile alle 20.45, a Faventia Sales, in via San Giovanni Bosco a Faenza. L’idea di celebrare la tradizione nell’attualità era e resta il filo conduttore della serata e quest’anno in particolare, su suggerimento di Roberto Pozzi che tornerà a presentare la serata, cercheremo di raccontare, tra un’esibizione e l’altra, come il dialetto romagnolo muta e sopravvive su internet e nei social network, tra rigurgiti di sgangherato orgoglio patrio e qualche scivolata nello scurrile (ragione, quest’ultima, per la quale il successo critico della poesia dialettale romagnola è cosa buona e giusta, e su queste pagine continueremo ad occuparcene).
E poi ci saranno, come sempre, i protagonisti, con qualche riconferma dallo scorso anno e tante novità. E dopo la partenza col botto dell’anno scorso, con una Gramadora rivisitata ed esplosiva, tornerà il teatro dell’assurdo della Metallurgica Viganò con Roberto Pozzi ei suoi accoliti nuovamente alle prese con la lingua dei nostri padri. Tornerà poi anche Giovanni Nadiani, studioso, poeta e autore prolificissimo, instancabile documentatore delle mutazioni del dialetto nell’attualità. La poesia amara e crepuscolare di Carlo Falconi è pure riconfermata, ma quest’anno il prezioso autore imolese ci ha promesso delle canzoni, e sul versante cantautorale in vernacolo avremo pure il forlivese Claudio Molinari, leader degli affini e bassista dei Jean Fabry (esibitisi in formazione ridotta e con successo l’anno scorso), autore di una delle canzoni più struggenti e sincere sul Passatore. Molinari che è peraltro autori dei testi del progetto Côm'un cân sôta la lôna, del batterista e cantante forlivese Vince Vallicelli, autentico veterano del blues romagnolo che ai Salesiani sarà accompagnato da Roberto Villa al contrabbasso e Fabrizio Dossi alla chitarra-scatola (derivato dello statunitense didley-bow, per dire che qua non si scherza per niente!).
Non poteva mancare poi Pietro «Quinzan» Bandini con le sue canzoni tradizionali ma non troppo (e senza il cui contributo non sarebbe nata questa serata), nonché una rappresentanza dell’Istituto Friedrich Schürr, con Carla Fabbri che per l’occasione vestirà i panni di un’azdora teatrale. Opsiti adir poco prestigiosi saranno poi l’attore e autore cesenate Giampiero Pizzol, dal curriculum davvero imponente, e poi due istituzioni del dialetto della Bassa Romagna come Gianni e Paolo Parmiani della Compagine di San Lorenzo, figure di riferimento per il teatro dialettale di oggi e non solo.
Per la musica sarà davvero una scoperta ascoltare il celeberrimo cantautore alfonsinese Vittorio Bonetti, il «juke-box» vivente, alle prese con quella «Canzone dialettale con la quale ho rimandato l’appuntamento per troppo tempo», ci ha confidato, mentre dal mondo del dialetto faentino, e dalla Filodrammatica Berton in particolare, arriverà Franco Bolognesi alla prese col testo dialettale dell’Orgia di Nerone. Immancabile, dopo le esibizioni delle prime due edizioni, era poi l’incontro sul palco tra Mario Gurioli e Giuliano Bettoli, due faentini che non hanno alcun bisogno di presentazione e riporteranno in vita il mitico E Sfroc. E scusate se è poco.