Massimo Siviero, impiegato dell'Ispettorato del lavoro arrestato il 10 dicembre scorso per assenteismo (timbrava il badge poi usciva dall'ufficio per sbrigare commissioni personali), corruzione continuata e rivelazione di segreti d'ufficio (avvisava i titolari delle attività che sarebbero state sottoposte ad ispezione) è tornato al lavoro il 30 marzo scorso. Il suo superiore, Gianfranco Ferrara, arrestato con lui per i medesimi capi d'accusa, invece, ha ottenuto di recente i domiciliari. Dopo il no del gip Piervittorio Farinella, alla prima richiesta di scarcerazione, il tribunale del Riesame ha concesso a Siviero di tornare a casa a Lugo dove, come da richiesta del suo avvocato ed accolta dal gip, Siviero dovrà presentarsi quotidianamente al comando dei carabinieri perchè gli è stato imposto l'obbligo di firma. Ieri è tornato al lavoro, alla direzione territoriale del lavoro di Ravenna che l'aveva sospeso vista la misura cautelare cui era stato sottoposto. Essendo rientrato a casa è venuta meno anche la sospensione e, con grande stupore dei colleghi, l'uomo è tornato alla sua scrivania. Prosegue intanto l'indagine della Procura che conta, quali indagati, 5 imprenditori e la direttrice della Direzione territoriale del lavoro di Ravenna e Rimini. Ma si vuole far luce anche sulla correttezza, sul lavoro, di altri dipendenti controllando un eventuale uso "truffaldino" del badge.