Federica Ferruzzi
Deve ancora uscire in libreria (sarà disponibile dal 18 aprile), ma il testo è già pronto e verrà raccontato a partire dalle 19 del 18 marzo al centro La Macina di Fornace Zarattini. Si tratta dell'ultimo libro di Cristiano Cavina dal titolo «Pinna Morsicata» (Marcos Y Marcos), che racconta la storia di un delfino «che ha perso la gioia di vivere e che nuota sempre più in profondità». Già alle prese con la costruzione dei carri che sfileranno alla Festa di Primavera di Casola - dopo anni di gavetta, oggi è orgogliosamente capomastro e capo stuccatore -, Cavina trova il tempo per raccontare i contenuti del nuovo lavoro.
Cavina, questo è il suo primo libro per ragazzi?
«In realtà è un libro che possono leggere anche gli adulti, ma che viene pubblicato nella collana per ragazzi di Marcos y Marcos».
Come è nato? Cosa l'ha ispirata?
«E' nato a Cervia, dal racconto di un delfino che tanti anni fa rimase imprigionato nelle reti dei pescatori. In realtà è la storia di quelle creature che “finché non provano non sono a posto”, quelle testarde che fanno sempre a modo loro. Nel protagonista, Pinna morsicata, rivedo molti lati del mio carattere. Quella piccola mutilazione sta a significare che tutti abbiamo una cicatrice che ci portiamo in giro. Con questo libro racconto le avventure in mare di un delfino che cerca la sua rotta nel mondo. Quello che ne esce è un racconto di formazione e di avventura».
Usciranno altri libri per ragazzi?
«Non lo so, questi libri bisogna scriverli, bisogna vedere se ne sono capace. In realtà, come ho detto, è un testo anche per adulti ed è il più intimo e personale che abbia mai scritto».
Lei incontra diversi ragazzi di ogni ordine e scuola, cosa manca, secondo lei, ai giovani di oggi, sempre meno a contatto con gli anziani e la tradizione?
«Non lo so, siamo cresciuti in due “campionati” diversi, il mondo è cambiato in fretta nel giro di pochi anni. Una volta per vedere gli amici dovevi uscire, ora ne puoi fare a meno, li contatti direttamente su internet o col telefono. Oggi i ragazzi sono più svegli, ma questo aspetto presenta sia pregi che difetti. I giovani, oggi, sono molto più sicuri di sé, ma alla prima difficoltà arrancano. Noi, invece, conoscevamo fin da subito i nostri limiti, di conseguenza eravamo un po' più robusti. Mia madre è diversa da una donna di oggi di trent'anni; i nostri genitori, pur amandoci, non ci consideravano dei “tabernacoli radiosi”. Oggi, invece, i figli vengono considerati infallibili, ma questo modo di fare genera mostri».
Anche questo libro tratta il tema dell'amicizia: quanto è importante questo valore?
«Fondamentale. Io ho diversi tipi di amici, ma quelli che “non passano mai” sono quelli con cui sono cresciuto dai 4 ai 13 anni: anche se li perdo di vista per anni, una volta che li ritrovo è come se non li avessi mai lasciati».
Cristiano Cavina è nato a Casola Valsenio (Ravenna), nel 1974. Cresce con la mamma e i nonni materni in ‘un appartamento striminzito’ delle case popolari: traboccante di energia ‘catastrofica’, si sfianca sul campo di calcio, macina chilometri in bicicletta. Ascoltando i racconti nei bar, sviluppa una passione viscerale per le storie: i libri diventano la sua seconda casa. Senza esagerare con gli studi e lavorando dove capita, comincia a sua volta a raccontare. Nel 2003 pubblica il primo romanzo, Alla grande, Premio Tondelli 2006, letto e messo in scena nei teatri e nelle scuole. Dopo Nel paese di Tolintesàc (2005), piccolo grande best seller felliniano, Un’ultima stagione da esordienti (2006), epica comica e commovente dell’adolescenza,
e I frutti dimenticati (2008), romanzo del passaggio all’età adulta, possiamo dirlo forte: a Casola Valsenio c’è uno scrittore vero, una delle rivelazioni più sorprendenti della nuova narrativa italiana. I frutti dimenticati nel 2009 ha vinto il Premio Vigevano, il Premio Castiglioncello e il Premio Francesco Serantini, è stato finalista al Premio Alassio ed è entrato nella Selezione del Premio Strega. Ma Cristiano ancora oggi ci tiene a non considerarsi ‘uno scrittore’: continua a far la vita di sempre, gioca con il figlio Giovanni e sforna pizze buonissime nella pizzeria di famiglia. Alla sua amata pizza è dedicato il suo ultimo libro, La pizza per autodidatti