Tiziano Gamberini di Cinema in Centro era in giuria al Festival di Berlino
Federico Savini
«La vittoria dell’Orso d’Oro di Gianfranco Rosi, con Fuocoammare, è meritatissima e arriva nel momento ideale. La visibilità che questo film sta ottenendo in Germania penso potrebbe addirittura sensibilizzare l’opinione pubblica europea sul grande contributo dell’Italia, e di Lampedusa in particolare, sulla questione dei migranti». Anche se non era nella giuria per l’Orso d’Oro, il faentino Tiziano Gamberini esalta la vittoria di Fuocoammare alla Berlinale, esempio di come il cinema possa contribuire a cambiare la realtà. Il festival cinematografico tedesco è, in effetti, il più storicamente attento al sociale, e il presidente di Italsar Cinema in Centro ha partecipato come giurato della sezione «Panorama», designato dalla Fice (Federazione Italiana Cinema d’Essai) per la sezione del concorso più attenta agli aspetti artistici. «E’ la mia prima esperienza a questo livello – commenta Gamberini -, un grande orgoglio. La nomina della Fice è il riconoscimento della bontà del nostro lavoro».
La realtà faentina si è, dunque, fatta notare a livello nazionale?
«Siamo un esempio seguito e abbastanza anomalo in un quadro, quello del cinema d’essai, che sostanzialmente è in contrazione. Gestiamo quattro sale: Italia e Sarti a Faenza, il Mariani a Ravenna e il Centrale a Imola, e già questo ci rende anomali, in positivo».
Qual è la situazione generale del cinema d’essai?
«In Europa si contano mille sale in Francia, 350 in Germani e 250 in Italia, con gli altri Paesi a seguire. Noi siamo contenti della nostra realtà, in controtendenza abbiamo rilanciato il cinema nei centri storici, con tante rassegne, la gestione di progetti estivi come il CinemaDiVino, la Rocca a Ravenna e i Salesiani a Faenza, e il connubio coi ristoranti del Lunedì Cult Movie funziona, penso che proprio attiri un pubblico che dal solo cinema non sarebbe motivato. Tra l’altro, a Berlino c’era una rassegna simile, che coinvolgeva un cuoco stellato».
E’ contento della vittoria di Rosi?
«Molto, era dato per favorito e ha vinto per merito. E’ un documentario di spesso, che fa onore a tutta l’Italia, raccontando i barconi di Lampedusa, il lavoro dei militari e dei medici e l’accoglienza dei pescatori. In Germania c’è grande attenzione per questi temi, penso che questo film potrebbe agevolare il dialogo politico».
E nella sua sezione?
«Abbiamo visto 33 film in una settimana. Se c’è un filo conduttore è quello delle diverse forme di disagio presenti nei vari Paesi, problemi legati alla povertà, all’emarginazione e alla diversità. C’è stato accordo sulla vittoria di Fukushima mon amour di Doris Dörrie. Il film racconta di una giovane volontaria tedesca che va in aiuto agli sfollati di Fukushima più che altro per scappare dai suoi fantasmi. Qui incontrerà l’ultima geisha della città, una donna diversissima da lei. Il racconto della loro sintonia, del loro capirsi, è il tema di un film poetico che lascia un grande messaggio, quello cioè di vivere l’incontro fra culture diverse come un arricchimento, da affrontare nel massimo rispetto».