Ettore Scola, tra Fellini, Zavoli, Alberani e il Cinemovel
La scomparsa di Ettore Scola, martedì 19 gennaio a Roma, ha lasciato un enorme vuoto nel mondo del cinema e della cultura in Italia, e finisce per toccare anche un territorio come quello del ravennate, così distante dalle frequentazioni abituali del grande regista. Che fu amico profondo di Federico Fellini, omaggiato dalla pellicola con la quale Scola tornò dietro la macchina da presa (Che strano chiamarsi Federico, 2013) e collega ai tempi del giornale satirico Marc'Aurelio. Scola ricordò quell’epoca di recente, festeggiando a Rimini i 90 di Sergio Zavoli, cittadino onorario di Russi che frequentò a lungo il regista. Ettore Scola era peraltro presidente onorario della Cinemovel Fouindation, progetto di cinema itinerante per la comunicazione sociale che ha radici proprio sul nostro territorio. «Seguì la nostra Fondazione in Italia e all’estero» ricorda Nello Ferrieri, mentre il critico cinematografico Andre Bruni, anche assessore a Massa Lombarda, sta già pensando «Ad omaggiarlo con una rassegna di film. Avremmo forse potuto coinvolgerlo anche in passato, oggi ho il rammarico di non averci provato».
Scola frequentò poi un regista di Bagnacavallo, Ghigo Alberani, scomparso appena un anno fa. «Alberani compare come attore in due film di Scola – racconta Mario “Maginot” Mazzotti -. In La Terrazza discetta di cinema con Stefano Satta Flores e probabilmente a scrivere quella scena fu proprio Alberani dato che c’è un riferimento a un suo progetto. Inoltre Alberani compare ne I nuovi mostri, nell’episodio Hostaria! con Gassman e Tognazzi».
Fabrizio Varesco, regista e videomaker ravennate, ha invece avuto l'opportunità di incontrare Scola a Roma: «L'ho sempre seguito e a Roma, negli anni '80, l’ho incontrato un paio di volte, grazie a un amico, Andrea Costantini, che aveva collaborato con lui per delle sceneggiature. Aveva quei modi che avevano i signori della sua epoca, raffinati, culturalmente preparatissimi e con un forte impegno sociale. A ottobre scorso ho fatto una lezione al Rasi sulla sceneggiatura di Una giornata particolare, credo che la caratteristica di Scola sia di non aver fatto un cinema datato. Ha sempre inserito le storie di persone qualunque all'interno della grande storia. Aveva sempre le antenne diritte per la situazione italiana. Non ha fatto un cinema politico in senso stretto come Rosi, ma le sue storie avevano sempre uno sfondo politico e sociale forte». (e.nen.; f.sav.)