Al via mercoledì 9 la Trilogia d'Autunno a conclusione del festival

Elena Nencini
È una Bohème «fresca» quella che andrà in scena al Teatro Alighieri di Ravenna a partire da mercoledì 9 per la Trilogia d’Autunno «Dedicato a Puccini. Un progetto per Bohème», a conclusione della XXVI edizione del Ravenna Festival. A Bohème (in scena al Teatro Alighieri 9, 12 e 14 dicembre) si affiancano altri due spettacoli sempre nel nome del compositore di Torre del Lago: «Un divertimento alla bohémienne» Mimì è una civetta, originale rivisitazione dei temi pucciniani in scena il 10 dicembre (con replica il 13), mentre il terzo appuntamento della trilogia (11 dicembre al Palafiera di Forlì) vedrà Riccardo Muti esibirsi al pianoforte in un recital pucciniano con i soprani Anna Netrebko e Eleonora Buratto e il tenore Yusif Eyvazov. Il concerto sarà  dedicato a don Dario Ciani, fondatore della Comunità di Sadurano, recentemente scomparso e ripercorrerà il concerto svoltosi nello stesso luogo e che vide al fianco di Muti il tenore Luciano Pavarotti.
Regista di Bohème Cristina Mazzavillani Muti che punta ancora una volta su nuove voci, nuove tecnologie e sui giovani. «Quest’opera di Puccini - dichiara - non è l’ultimo “piagnucolio” di un romanticismo ottocentesco che se ne sta andando, ma una porta che si apre verso il domani, che è già pieno Novecento, che conduce a Prokof’ev e a Berg, fino a Stravinskij e più oltre, al musical, a Gershwin, a Cole Porter, a Bernstein». In buca l’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini (fondata da Riccardo Muti) e un giovane cast vocale diretti da Nicola Paszkowski, insieme al Coro del Teatro municipale di Piacenza con il maestro Corrado Casati e alle divertenti e talentuose voci del coro Ludus vocalis.
Da sempre pronta a valorizzare i giovani, la direttrice del Ravenna Festival ha poi deciso di «svecchiare» Bohème con il nuovo progetto Mimì è una civetta, per dimostrare la straordinaria modernità di Puccini. Continua la regista: «Perché non intrecciare le melodie pucciniane con il rock, il pop, il gypsy jazz, il popular? Perché non provare a mettere a confronto mondi da sempre ritenuti lontani, ma che possono invece svelarci inedite vicinanze e affinità? Del resto, è Puccini stesso, con la profondità e l’inesauribile ricchezza della sua scrittura, ad offrircene la possibilità». Il Festival ha commissionato l’opera al giovane musicista Alessandro Cosentino che ha fuso diversi orizzonti musicali nel rispetto delle tonalità e tessiture originali dello spartito di Puccini. La band, sul palco, sarà arricchita dalla partecipazione del fisarmonicista Simone Zanchini e dal jazzista Fabrizio Bosso. Regia e coreografie sono affidate al newyorkese Greg Ganakas, figura carismatica del musical theatre americano.