Volley donne, una stagione da applausi per Serena Ortolani: "Gioco un altro anno, poi mi fermo"

Romagna | 01 Giugno 2019 Sport
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Gabriele Cocchi
Una stagione intensa, ricca di emozioni e anche di soddisfazioni. In sintesi, è stato questo il cammino di Serena Ortolani, schiacciatrice ed opposto faentina classe 1987. 
Dopo avere conquistato in Giappone la medaglia d’argento ai Mondiali e dopo aver dato l’addio alla Nazionale, dall’alto di ben 321 presenze, Serena si è dedicata solamente al suo club (Monza) con cui ha disputato un buon campionato di A1 dove ha raggiunto i play-off, venendo eliminata in semifinale da Conegliano che poi ha vinto lo scudetto: «La stagione è finita e la giudico nel complesso buona – spiega la Ortolani - perché siamo state battute da una vera corazzata che non a caso ha poi vinto il tricolore, quindi nessun rimpianto perché abbiamo gettato sul parquet tutte le energie che avevamo lottando fino alla fine. Occorre anche tenere conto del fatto che eravamo una squadra con diverse giocatrici nuove e quindi l’amalgama era da perfezionare ed inoltre abbiamo avuto qualche infortunio di troppo».
Resterà a Monza anche l’anno prossimo?
«Premetto che Monza è una società ambiziosa che cerca sempre di migliorarsi e questo mi stimola molto, inoltre mi ci trovo molto bene. Per questo, pur non essendoci ancora nulla di ufficiale, sono convinta di rimanere ancora un anno, poi potrei anche smettere: voglio godermi Gaia, che reclama un fratellino».
A proposito, sua figlia la seguiva in televisione?
«Di solito no, diciamo che la mamma più che vederla in tv preferisce averla vicino». 
Nella sua squadre è solita mettere molto agonismo e temperamento oltre ovviamente all’esperienza. Anche quest’anno ha saputo trascinare le compagne?
«E’ sempre stata una mia caratteristica, soprattutto quando le partite si fanno sempre più importanti ed occorre mettere in campo tanta adrenalina. Devo dire che tutte le mie compagne hanno sempre risposto alla grande, non è stato necessario trascinarle troppo perché sono coscienti del loro valore e sanno tirare fuori il meglio che hanno dentro».
Con il campionato finito e la stagione alle spalle, torniamo all’argento Mondiale di ottobre.
«A ripensarci mi vengono ancora i brividi perché è stata una esperienza bellissima. Anche se ho giocato poco, sento di avere dato il mio contributo facendo in modo che si creasse un gruppo affiatatissimo, molto unito, che si aiutava in ogni frangente. Mi sono sentita molto coinvolta ed alla fine molto soddisfatta: non c’era modo migliore per salutare definitivamente l’azzurro. Oddio, sarebbe stato ancora più bello farlo con l’oro al collo, ma anche la medaglia d’argento ha un peso».
Che effetto le faceva giocare con tante giovanissime?
«L’integrazione è stata facile perché avevamo tutte la stessa identica motivazione che ci univa e ritengo che sotto questo aspetto quanto dimostrato dalla nostra squadra possa essere replicato nell’intera nazione, in ogni ambito».
Come ha vissuto il successivo addio alla Nazionale dopo ben 321 presenze in azzurro e un legame comprensibilmente fortissimo?
«Mi sono goduta quell’argento che ritengo la ciliegina sulla torta della mia storia con la Nazionale, è stato un grande onore vestire questa maglia ma poi è stato giusto dire basta e lasciare spazio alle giovani dedicando maggiore tempo a mia figlia».
Dopo un periodo di quasi letargo, Ravenna nel volley femminile da un paio di anni sta dando importanti segnali di risveglio e sembra avere le ambizioni per allestire una compagine che possa giocarsi la promozione in A1. Cosa ne pensa?
«Mi auguro riescano ad essere competitivi e a giocarsi il grande salto verso la serie A1, sarebbe un bellissimo ritorno sul grande palcoscenico della pallavolo nazionale. Adesso in panchina è arrivato il ravennate Simone Bendandi, che era il vice allenatore dell’Italia in Giappone. Speriamo ci riescano perché Ravenna è una città dove il volley si respira più dell’aria e quindi tutti, a cominciare dai dirigenti, meriterebbero di tornare al vertice in Italia». 
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