Volley, da Monari al «regno» di Brusi fino al ritorno di Bonitta: quando al comando di Ravenna ci sono gli «uomini forti»

Romagna | 07 Aprile 2022 Sport
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Marco Ortolani
In quasi quarant’anni di volley maschile Ravenna ha avuto un ristretto numero di «uomini forti». Ci riferiamo a quella figura centrale che ha avuto la parola principale (nonché l’ultima) sulle decisioni sportive della società. La carica di «direttore sportivo» si è spesso evoluta in «direttore generale», quando alle scelte di campo si sono affiancate quelle in materia economica e organizzativa. A volte le società hanno avuto allenatori aziendalisti molto influenti nelle scelte (a Ravenna il caso è al femminile, con Sergio Guerra allenatore-manager nel dopo-Brusi). Altre volte presidenti intraprendenti hanno partecipato da protagonisti (ad esempio Luca Casadio negli anni di A2). Si comincia nei primi anni Ottanta con Vanni Monari alla guida della Pallavolo Ravenna che milita nel campionato di A2 con presidenza affidata al compianto Merano Melandri. Nel 1988 gli subentra Giuseppe Brusi, che rileva i diritti di A2 con una nuova società (il Porto Volley) presieduta da Gianni Pasini, a sua volta recentemente scomparso. Brusi conia la fortunata espressione «a dirigere una squadra deve essere un numero di persone dispari e minore di tre», gestendo con autorevolezza le scelte, ma ascoltando con attenzione e facendo crescere un gruppo di collaboratori da lui stesso costruito. Nel 1990 il Porto entra nell’avventura Messaggero, da cui si distaccherà nel 1993, con lo stesso Brusi a battersi per salvare la sezione volley dalla liquidazione dell’impero ferruzziano, rimanendo a capo della società, tornata a chiamarsi semplicemente Porto. Nel 2000 Brusi giunge al capolinea del suo lungo e prestigioso cammino e cede i diritti di A1 a Trento. La società torna in mano a Vanni Monari, che riparte dal campionato di B1. Dopo un triennio di promozioni più o meno sfiorate Monari sposta il Porto a Ferrara, lasciando scoperta Ravenna nella cartina del grande volley. La miglior espressione cittadina è la ricostituita Robur, presieduta e diretta da Paolo Morgagni, a cui si affianca la neonata Angelo Costa, con un variegato gruppo dirigente in cui spiccano Luca Casadio, Paolo Fabbri e Paolo Badiali. Porto e Robur si uniscono (presidenza a Casadio, ma scelte sempre piuttosto «assembleari») e vincono il campionato di B1. La Robur Costa mantiene la struttura anche nei campionati di A2 e nei primi due campionati di A1, in cui gli esiti negativi (ultimo posto, con ripescaggio) inducono a chiamare a Ravenna un nuovo «uomo forte», individuato in Giuseppe Cormio, che manterrà il ruolo di dg per tre stagioni. Nel 2016 subentrerà Marco Bonitta che, dopo due stagioni, affiancherà ai compiti di scrivania anche quelli di campo, assumendo il doppio ruolo di allenatore-manager, all’inglese. Per la stagione scorsa la direzione generale viene affidata a Giorgio Bottaro con un tentativo di fondere l’attività maschile con quella femminile che, di fatto, sarà subito abortito. Con l’addio di Bottaro il volley ravennate torna in mano a Bonitta con il dichiarato obiettivo di valorizzare i giovani in una A2 che dovrà ricostruire un progetto tecnico e un rapporto con la città devastato dalla vicenda Covid e dalla malinconica retrocessione senza vittorie nell’ultimo campionato.
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