Un anno in Parlamento, parla Buonguerrieri (FdI): «Abbiamo cambiato prospettiva, ora si lavora dati alla mano»

Romagna | 21 Ottobre 2023 Politica
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Marianna Carnoli - «È un onore servire la Nazione da Deputato della Repubblica, un’esperienza unica che porto avanti tenendo uno stretto collegamento con la mia terra». Alice Buonguerrieri è romagnola come Bakkali, ma è cesenate, da due anni coordinatrice provinciale di Forlì-Cesena per Fratelli d’Italia e alle politiche del 2022 è stata eletta alla Camera dei deputati nel collegio uninominale Emilia-Romagna - 08 (Ravenna) per il centrodestra (in quota FdI) e nel plurinominale romagnolo. «Aver vinto l’uninominale a Ravenna, una sfida all’apparenza improbabile, ma non impossibile, per me è stata una grande soddisfazione che dimostra che non esistono più roccaforti rosse neppure in Romagna. Pur essendo una persona abituata a lavorare 7 giorni su 7, da quando sono entrata in Parlamento l’impegno si è intensificato. Più impegni, più responsabilità, ma anche tanti nuovi stimoli determinati anche dal fatto che il mio Partito mi ha affidato, sin da subito, temi importanti, come la Commissione d’inchiesta sulla pandemia, ma sopratutto l’alluvione mettendomi direttamente nelle commissioni per seguire i provvedimenti e consentendomi di svolgere, un ruolo di collegamento fra territorio, Parlamento e Governo che ritengo fondamentale».
Alluvione in Romagna. In oltre duemila hanno manifestato a Forlì pochi giorni fa perché, dopo 5 mesi, dal Governo tardano ad arrivare i ristori per famiglie e imprese. Perché questi ritardi?
«Gli unici ritardi finora maturati sono quelli della Regione e di alcuni enti locali amministrati dal Pd che perdono tempo a mistificare i fatti e a fare campagna elettorale sulla pelle dei cittadini. Il Governo è ancora in attesa di ricevere la documentazione richiesta alla Regione sullo stato dei fiumi prima dell’esondazione. I cittadini sono ancora in attesa di conoscere il cronoprogramma di interventi sui fiumi che spetta alla Regione, perchè prima di ogni risarcimento, gli alluvionati chiedono di intervenire per evitare che si ripetano le esondazioni degli stessi fiumi che sono quelli già esondati in passato. I Sindaci che protestano contro il Governo sono quelli che, ancora ad oggi, non sono stati in grado di chiedere i rimborsi delle opere fatte in somma urgenza. Di 300 milioni stanziati dal Governo a copertura di tutte le somme urgenze eseguite dagli enti locali, ad oggi le richieste di rimborso ammontano a soli 50 milioni circa. Soldi, è bene ricordarlo, che servono per pagare le imprese che hanno lavorato durante l’emergenza e che ancora, a causa di questi ritardi, devono essere saldate. La Protezione Civile nazionale ha liquidato tutte le domande ricevute per il contributo di immediato sostegno, ma molte risultano ancora ferme in Regione e in alcuni Comuni. Il Governo ha stanziato in tempo record ben 4,5 miliardi per i cittadini alluvionati e continua a stanziare risorse finalizzate ai territori alluvionati in ogni provvedimento, dunque trovo imbarazzanti le proteste degli amministratori. I fiumi esondati lo scorso maggio l’avevano fatto anche in passato, evidentemente per la mancata manutenzione del territorio nei 50 anni di Governo della regione targato PD. Non ci attendevamo dalla sinistra le scuse, ma un bel tacere si». Quali sono le priorità che secondo lei vanno affrontate dal punto di vista ambientale ed idrogeologico in Romagna? Facciamo parlare i dati. La Regione Emilia Romagna è la terza più cementificata d’Italia- a dirlo non è Fratelli d’Italia, ma Legambiente- ed ha utilizzato solo 1/3 delle risorse ad essa destinate per il contenimento del rischio idrogeologico, a certificarlo è la Corte dei Conti. Delle 23 casse di espansione che la regione riteneva necessarie ne sono state costruite parzialmente 12. Per constrastare il cambiamnento climatico occorre, anzitutto cambiare prospettiva e tornare a fare manutenzione del territorio. Le priorità sono contenute nel Piano di difesa idraulica recentemente presentato dal Commissario Figliuolo: rinforzo degli argini, realizzazione di casse d’espansione e manutenzione degli alvei. Poi occorre sviluppare tutta una progettualità legata allo stoccaggio dell’acqua a servizio anche dell’agricoltura, misure previste dal Piano contro la siccità approvato dal Governo Meloni. Fino ad oggi non è stato fatto nulla e non riusciremo a realizzarlo in un solo giorno». È stata appena presentata la Legge di Bilancio dal governo Meloni. Crede che su sanità e scuola pubblica si potesse fare di più? «Negli ultimi 10 anni i tagli alla sanità sono stati pari a 37,5 miliardi di euro, dati forniti dall’Osservatorio della Fondazione Gimbe, e al Governo non c’era la Destra. Il Governo Meloni ha messo più risorse nella sanità e anche in questa Legge di bilancio ha fatto lo stesso: quest’anno 134,7 miliardi di euro, contro i 131,1 miliardi del 2022. Nel 2025 sono previsti 136,7 miliardi e nel 2026 si sale fino a quasi 139 miliardi. Per quanto riguarda la scuola il Governo ha stanziato 5 miliardi di euro per rinnovare i contratti del pubblico impiego e una parte consistente di tali risorse andrà al mondo della Scuola, con un aumento di circa 100 euro al mese in busta paga per tutto il personale scolastico. E’ stato poi prevista l’istituzione del Liceo del Made in Italy e misure per salvaguardare le scuole nelle aree montane. Questi i fatti, il resto è mistificazione di chi ha creato il problema. Sul lavoro il salario minimo è un tema tabù per il centrodestra? Nessun tema è un tabù per il centrodestra, ciascun tema va però affrontato seriamente, numeri alla mano e non per partito preso come fa la Sinistra. Giorgia Meloni ha giustamente incaricato il Cnel di fare una valutazione e dall’istruttoria è emerso che il mercato del lavoro italiano rispetta pienamente i parametri previsti dalla direttiva europea sul salario minimo adeguato. La contrattazione collettiva, al netto dei comparti del lavoro agricolo e domestico, copre infatti oltre il 95% dei lavoratori del settore privato. Da ciò si evince che un salario minimo orario stabilito per legge non è lo strumento adatto a contrastare il lavoro povero e le basse retribuzioni. Il Governo Meloni vuole proseguire sulla strada dello sviluppo economico e della crescita, la strada giusta per avere un aumento costante e strutturale dei livelli salariali nella Nazione. Le soluzioni ai problemi devono essere reali e strutturali non spot elettorali».
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