Un anno di guerra in Ucraina, tanta accoglienza e solidarietà dalla Romagna

Romagna | 24 Febbraio 2023 Cronaca
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Marianna Carnoli - All'alba del 24 febbraio 2022, il presidente russo Putin ha annunciato un'«operazione militare speciale» nell'Ucraina orientale finalizzata a garantire la sicurezza dei cittadini russi, e minacciando che i Paesi che fossero intervenuti avrebbero fronteggiato conseguenze mai viste prima. L'invasione russa ha ricevuto un'ampia condanna internazionale e pesanti sanzioni economico-finanziarie. La popolazione russa ha organizzato manifestazioni di protesta nelle principali città, conclusesi con arresti di massa. Come gli altri paesi Europei anche l’Italia ha condannato la guerra ed ha cercato di aiutare i tanti profughi che, in questi 12 mesi sono arrivati nel nostro paese. 75 famiglie aiutate dalla Giovanni XXIII «Abbiamo aderito ad un progetto della Protezione civile partito a settembre- ha spiegato Andrea Bendandi, responsabile della casa famiglia della Comunità Papa Giovanni XXIII “Marta e Maria” di Faenza- e 6 famiglie tra quelle dell’associazione ed esterne ci hanno dato la loro disponibilità ad ospitare i profughi. Al momento abbiamo 9 donne ospiti, tra i 30 e i 65 anni tra cui una bambina, donne che hanno lasciato mariti e parenti in Ucraina. Le più giovani già sapevano l’italiano quando sono arrivate mentre per le più anziane la permanenza nel nostro paese è più complessa proprio per l’ostacolo della lingua. I profughi arrivati in Italia hanno preferito il nostro paese alla Polonia che era più vicina perché qui avevano parenti dove potere alloggiare, molti hanno iniziato a lavorare, altri, invece, vivono la loro permanenza qui come qualcosa di temporaneo e si augurano di poter rientrare in Ucraina. Purtroppo sappiamo che la guerra non finirà a breve, ma se almeno il conflitto si stabilizzasse in qualche modo, le persone potrebbero tornare a casa e riprendere la loro vita». La Comunità Papa Giovanni XXIII assiste anche 75 famiglie ucraine consegnando loro ogni settimana un pacco alimentare. «Circa un terzo sono ospiti da parenti ed amici- ha spiegato Giorgio Pollastri- mentre gli altri sono stati sistemati nelle nostre case famiglia. Quando hanno iniziato ad arrivare i profughi, pochi mesi dopo l’inizio della guerra, si sperava che il conflitto sarebbe stato breve: abbiamo collaborato con le Caritas raccogliendo abbigliamento da mandare in Ucraina ed abbiamo aiutato quante più persone possibile. Ora molti sono rientrati a casa e chi è rimasto ha cercato di strutturarsi per vivere e mantenersi qua. Gli Ucraini sono molto orgogliosi, hanno voglia di lavorare: diversi sono già pronti ad iniziare la stagione estiva da maggio». «In un anno accolti 120 profughi» «Come Diocesi abbiamo da subito deciso, insieme al nostro vescovo Mario, di accogliere gli ucraini in fuga dal loro paese per la guerra- ha spiegato don Emanuele Casadio, neo direttore della Caritas Diocesana di Faenza-Modigliana-. Sono stati circa 120 i profughi accolti sul territorio diocesano: un centinaio nel faentino, mentre altri sono distribuiti tra il Lughese e Russi. Ad oggi, dopo un anno dall'inizio del conflitto, la situazione è che circa il 40% delle persone ospitate è tornata a casa oppure ha trovato altre sistemazioni, noi accogliamo alla Villa Bersana 18 e nel convento di Santa Chiara 22 persone tra adulti e minori. Inoltre, in alcune parrocchie della Diocesi sono ospitate circa 20 persone tra adulti e minori». Per quanto riguarda la raccolta di materiali, invece, diverse parrocchie hanno organizzato in autonomia raccolte di materiale sanitario e generi di prima necessità, sempre in sostegno ed accordo con la chiesa ortodossa di San Savino e la chiesa Moldava Greco – Cattolica, che hanno inviato gli aiuti materiali ai confini con l’Ucraina, dove era la gente in fuga dalle proprie case. « La Caritas diocesana ha dato visibilità a questi importanti segni di solidarietà, senza però organizzare in autonomia raccolte di beni materiali. Come Caritas diocesana ci siamo occupati di raccogliere le disponibilità di alloggi per l’ospitalità di profughi ucraini e di raccolte fondi destinati a sostenere le accoglienze in Diocesi oppure a favore di Caritas Italiana – che a sua volta supporta Caritas Ucraina e di altri Paesi confinanti. Abbiamo notato una grande generosità da parte della gente che con donazioni materiali ed in denaro ha aiutato, in un momento così delicato, l’Ucraina». In occasione dell’anniversario dello scoppio della guerra il collegio dei parroci urbani, cioè i parroci delle chiese del centro di Faenza, hanno organizzato un momento di preghiera alla Madonna delle Grazie, patrona della Diocesi, per chiedere la pace in Ucraina e in Europa il 24 febbraio alle 20.45 nella basilica cattedrale. «Questo ci permette di unirci, in spirito di comunione, alla liturgia di riconciliazione che viene celebrata ad Assisi, nella medesima sera». «Sosteniamo 200 famiglia ucraine» Conclusa la fase emergenziale iniziale la situazione si è un po’ stabilizzata anche per quanto riguarda il lavoro della Caritas di Ravenna. «Non effettuiamo più raccolta di abbigliamento o viveri – ha sottolineato Daniela Biondi, vicedirettrice Caritas Ravenna- , ma continuiamo a sostenere 200 famiglia ucraine con il nostro spaccio alimentare. Dopo i primi, numerosi, arrivi, tanti profughi hanno scelto di rientrare, altri hanno trovato lavoro qui e sono rimasti. La maggior parte ha trovato alloggio da parenti o amici che già vivevano stabilmente in città, ma cerchiamo di da loro sostegno alimentare di cui c’è ancora parecchio bisogno».
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