Seggiolini anti-abbandono, gli esperti: "Obbligo da migliorare"

Romagna | 21 Ottobre 2019 Mamma Mia!
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«Non riesco a digerire i tanti commenti che leggo sui social sul fatto che sia impossibile dimenticarsi il proprio bambino in macchina. Dall’altro lato, trovo che questa nuova legge abbia delle lacune». Stefania Facchini, titolare dei negozi «Sogno del Bambino» di Ravenna e Lugo, commenta così il nuovo obbligo dei dispositivi anti-abbandono nei seggiolini per bambini. Dispositivi che già prima dell’introduzione della legge, vendeva in quantità: «Dopo che sono successi i primi tragici fatti di cronaca, una miriade di aziende ha iniziato a produrre i sensori. Il vero problema è che non esiste un ente certificatore che dia garanzie sulla qualità degli articoli e che tutti, davvero, possono mettersi a venderli. La nostra scelta, a quel punto, è stata quella di affidarci alle aziende che già si occupavano di sicurezza in auto, a tutela del fatto che non si sarebbero esposte a produrre un articolo senza senso e senza cognizione». Secondo Facchini, per una legge più efficace, si sarebbe dovuto imporre alle case automobilistiche di dotare le macchine dei sistemi anti-abbandono: «Ugualmente, stando così le cose, anche davanti agli esempi migliori abbiamo un cuscinetto che si colloca nel seggiolino e che è in grado di percepire un peso, in aggiunta a un un’unità attaccata all’accendisigari - nei casi più rudimentali - o a un’applicazione che si scarica sul telefono. Se l’adulto si dimentica il bambino, è il telefono ad avvertirlo. Se il telefono è rimasto a casa o al bar, vengono avvertiti altri numeri utili e viene geolocalizzata l’auto». In queste settimane, la richiesta nei negozi è aumentata: «Prima dell’obbligo di legge, per vederci più chiaro, invitavo i genitori ad aspettare prima dell’acquisto. Ora, invece, non si può più. Resta un paradosso: in Italia la cultura della sicurezza dei bambini in auto è scarsa, ci sono famiglie che puntano a risparmiare sui seggiolini e, soprattutto dopo i quattro anni, se il bambino piange o fa capricci viene slegato e lasciato libero. Dico sempre ai genitori che su questi argomenti non si scherza. D’altro canto, chiamerò nei prossimi giorni la Municipale per capire come controllerà l’effettiva dotazione dei dispositivi, anche se non è il rischio della sanzione a dover spingere a rispettare la legge».

LA PSICOLOGA: «NON IMPOSSIBILE»
E del tema parla anche Annamaria Voci, psicologa psicoterapeuta specializzata in infanzia e adolescenza: «Può accadere a qualsiasi genitore di dimenticare il proprio figlio in macchina, anche alle persone psichicamente equilibrate. Al contrario di ciò che generalmente si pensa, può avvenire in due condizioni differenti: da una parte, quando i livelli di ansia sono molto elevati, eventualmente a causa di un periodo difficile, oppure di una condizione di stress ormai diventata cronica, dall’altra anche in un momento di estrema rilassatezza della mente, magari quando, alla guida, si entra in contatto profondo con i propri pensieri e le proprie emozioni. Non è, quindi, solo una questione di stress. A chi non è mai accaduto di non sentire ad esempio il citofono o il telefono mentre era assorto in un’attività o a riflettere su qualcosa?». Le nostre vite, diventate ormai frenetiche, dove la quotidianità ha assunto ritmi estremamente veloci e densi, sono costellate di impegni e routine da portare a termine. Si passa così da momenti in cui si tenta di mantenere il controllo su tutto ad altri in cui ci si rilassa ma, a volte, troppo: «Ognuno di noi, durante la mattinata, deve compiere una serie di azioni: spesso si tratta di automatismi come fare benzina, passare al bancomat, portare il bimbo al nido. Durante il tragitto nella nostra mente si può verificare una vera e propria dissociazione; ci si dimentica un pezzo, si verifica un vero e proprio black-out della mente, per cui l’isolamento di un pensiero, purtroppo, potrebbe essere proprio quello di dimenticare il figlio in auto e di portarlo a scuola. Con ciò non si vuole far passare il messaggio che dimenticare un figlio in auto sia pienamente equiparabile ad altre dimenticanze, poiché è di per sé un evento drammatico. Riflettendo sul processo profondo in atto in questa circostanza, entrano in gioco e si sollecitano fragilità, anche non specificabili, perché molto soggettive, che variano da caso a caso, che possono intaccare il ruolo genitoriale nella sua funzione protettiva, impedendogli di mantenere la vigilanza e l’attenzione verso il piccolo. Se si volesse citare la letteratura, si potrebbe pensare a Freud che, in “Psicopatologia della vita quotidiana”, parla di “atto mancato” atto in cui il risultato esplicitamente perseguito non è raggiunto, ma viene sostituito da un altro.  La persona a cui accade, infatti, è convinta di aver portato a termine l’azione e racconta, in seguito, che era sicura di averla compiuta, anche nel caso del portare il figlio al nido. Poi a un certo punto, qualcosa, un suono, un’immagine, di solito un input esterno, gli fa tornare alla mente il pensiero che si era dissociato. E così ritorna drasticamente in una realtà che si è trasformata in tragedia».

IL PEDIATRA: «UTILE»
Un argomento che non può che coinvolgere anche i pediatri: «Credo che per evitare disgrazie di questa portata, l’utilizzo dei seggiolini anti-abbandono possa avere un senso», commenta il ravennate Massimo Farneti, che fa parte dell’Associazione culturale pediatri. Ma per rendere l’obbligo più giusto, secondo il medico di vorrebbero alcuni accorgimenti: «Ho sentito di una proposta che prevede la possibilità di scaricare la spesa. Sarebbe un grande aiuto per le famiglie più in difficoltà. Questa è una tematica che colpisce emotivamente ogni genitore e, sebbene, ognuno pensi che a lui non accadrà, questo tipo di seggiolino sarebbe molto utile per tutti».
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