Sanità, i sindacati sulla pronta disponibilità: «I professionisti sono stanchi, servono assunzioni»
Cisl FP Romagna ha espresso netta contrarietà all’utilizzo delle pronte disponibilità «per nascondere sotto la sabbia il vero problema che è legato agli organici attuali. Questa reperibilità non la accettiamo per nessuno dei professionisti della sanità. A seguito del blocco delle assunzioni operato dalla politica, per evitare il peggioramento dei conti già in rosso, ancora una volta a pagarne le conseguenze sono gli infermieri che dovranno garantire turni in pronta reperibilità ovunque. Reperibilità che non accettiamo per nessun professionista della sanità. Gli infermieri sono stanchi, amareggiati ed ora trattati anche come dei pacchi da inviare da una parte all’altra, in un contesto dove è forte il senso di smarrimento nel personale».
Disappunto è stato espresso anche da Cisl Ravenna. «Introdurre una pronta disponibilità così come proposta da Ausl Romagna significa un uso improprio dello strumento normativo- ha spiegato Mario Giovanni Cozza, segretario generale Cisl Fp-. In un’epoca in cui tutti i professionisti della sanità stanno facendo enormi sacrifici ci si aspettava tutto che tranne che gli infermieri dovessero sobbarcarsi un altro carico di lavoro. Tra l’altro, durante la pandemia, la politica ci aveva rassicurati che quanto dato sarebbe in qualche modo tornato, invece gli infermieri che hanno dato tantissimo, non hanno avuto nulla. Ed ora questa proposta. Crediamo che oggi più che mai servano politiche mirate alla valorizzazione delle figure sanitarie e che tengano conto della necessaria conciliazione tra i tempi lavorativi e quelli della vita privata. Quest’ipotesi di sperimentazione arriva in un momento delicato, di grande smarrimento all’interno dei luoghi di lavoro in generale. Quell’incentivo ai piani di sviluppo tanto agognato non è mai iniziato quando, invece, si potrebbero percorrere altre strade ad iniziare dalla previsione dell’organico integrativo in grado di rispondere alle assenze improvvise e soprattutto di aggiungere qualità alla cura e all’assistenza, fino ad arrivare alla valorizzazione delle prestazioni rese su base volontaria dai professionisti». Su un punto i sindacati concordano con la Direzione generale di Ausl ossia che il Governo deve assicurare i finanziamenti necessari e devono essere autorizzate le assunzioni idonee a garantire i servizi adeguati ai cittadini. E le risorse necessarie devono essere messe a disposizione nella Legge Finanziaria per l’anno 2024.
«Occorre fare un piano straordinario di assunzioni se no non si risolvono i problemi, ma si tampona temporaneamente una situazione già molto grave non solo per i lavoratori, ma anche per l’azienda. Ci rendiamo conto delle difficoltà che ha Ausl Romagna nel garantire i servizi, ma queste non possono essere fatte ricadere sui lavori». Con queste parole Lisa Dradi, segretaria provinciale della Fp Cgil di Ravenna sintetizza la posizione del suo sindacato sulla delicata questione della pronta disponibilità. «L’intervento che viene richiesto agli infermieri non è volto a sopperire alla carenza di servizi, ma alla carenza di personale. I lavoratori della sanità in questo caso, ma in generale tutti, sono passati da anni difficili in cui venivano definiti “eroi” e ai quali era stata fatta tutta una serie di promesse, sostenendo che si era capito quanto fosse necessario investire sulla sanità e sul lavoro pubblico. Alle stesse persone, oggi, viene chiesto di sopperire alle mancanze organizzative legate alla carenza di assunzioni, quando, già si fanno doppi turni, doppie notti e si sostituiscono i colleghi. Oltre a turni di lavoro massacranti fisicamente e psicologicamente per la presa in carico di cui si occupano, gli infermieri dovrebbero, nei pochi momenti liberi che restano loro, quando sono a casa di riposo, tenere il cellulare acceso e rimanere in zona per essere pronti a raggiungere l’ospedale in tempi concordati. La soluzione proposta da Ausl Romagna della sperimentazione della pronta disponibilità non può essere se a monte non si prepara un piano di nuove assunzioni. Purtroppo c’è tanta amarezza nei lavoratori della sanità: tanti hanno fatto investimenti importanti per laurearsi ed hanno pagato per riscattare gli anni di laurea, hanno scelto il pubblico perché li attirava sia dal punto di vista del trattamento economico che per l’organizzazione dei propri tempi di vita, ma oggi la situazione è cambiata e si ritrovano ad essere penalizzati anche dalla legge di Bilancio. E’ davvero un peccato aver perso molti professionisti che si sono formati in Italia ed hanno scelto di lavorare all’estero ed è improbabile vederli rientrare nel nostro paese. Quelli che, invece, lavorano qui, stanno pensando di fare scelte diverse che potrebbero portare allo smantellamento del servizio pubblico, cosa che scongiuriamo non accada. Speriamo che Ausl Romagna avanzi proposte diverse rispetto a quella della pronta reperibilità, proposte che non possono basarsi sulla buona volontà e il senso di responsabilità dei lavoratori». (marianna carnoli)