Romagna, Tommasoni (Uil Scuola): «Regole assurde, gli istituti andavano chiusi almeno fino a fine gennaio»

«Come volevasi dimostrare, le situazioni più difficili si ravvisano dove la vaccinazione è quasi inesistente, ovvero nelle scuole dell’infanzia e nelle primarie». Fabio Tommasoni, segretario provinciale Uil scuola, è netto nel condannare le scelte di Governo e Ministero per regolare le lezioni tra i banchi di scuola. «Siamo di fronte ad una situazione assurda - prosegue il sindacalista -: soprattutto per questi ordini, le classi sono in quarantena continua, le regole si accavallano e diventa difficile seguirle, molte sono incomprensibili anche per il personale docente e Ata. Ritengo una follia avere abolito la quarantena per chi ha la terza dose, in quanto il rischio è quello di un’ ulteriore espansione del virus e, addirittura, si parla di non stringere i controlli, ma di allargare le misure. Secondo Uil Scuola, invece, le scuole si sarebbero dovute mantenere tutte in dad fino al 31 gennaio e anche oltre, in base alle necessità». Per Tommasoni: «Così non si fa il bene di nessuno e, di certo, non si garantisce il diritto allo studio. Le aule sono sovraffollate e non sono state prese misure di sicurezza nemmeno sui mezzi pubblici. Chi sostiene che lavorare in classe sia un impiego come un altro, sbaglia: le aule sono moltiplicatrici di contagio, qui in trenta metri quadrati si concentrano altrettanti studenti che, nei primi cicli, non sono nemmeno tutti vaccinati». Come detto, secondo il sindacalista, uno dei problemi è anche la poca chiarezza delle regole. «L’aver eliminato la quarantena per chi ha la terza dose è una follia: la terza dose è sicuramente efficace, ma purtroppo ci si può ammalare lo stesso. Questo, a mio parere, è voler subordinare il diritto alla salute per un finto diritto allo studio». Guardando agli altri ordini, Tommasoni toglie i panni del sindacalista per vestire quelli di padre di due ragazzi che frequentano due istituti diversi «ma sono entrambi in quarantena. Anche qui è una follia e ogni volta che il Ministero si muove, peggiora le cose. La direzione è quella della libertà totale, ognuno si auto verifica e dobbiamo contare sulla buona fede di famiglie e genitori». E sul fronte insegnanti non è che vada tanto meglio. «Non sono garantite le tutele minime che consentano loro di svolgere in modo sicuro il lavoro. La legge prevede, ad esempio, che, laddove ci siano ragazzi che non possano indossare la mascherina, vengano garantite Fpp2 agli insegnanti, ma ben poche scuole, in provincia, lo fanno». L’idea è che la scuola non sia più una funzione dello Stato, «bensì un servizio. Al Ministero non interessa la qualità dell’istruzione, ma garantire i genitori che devono lavorare. Capisco che la didattica in presenza sia fondamentale, ma le lezioni a distanza nel primo anno di pandemia sono comunque servite a contenere i contagi. La scuola deve continuare ad essere una funzione dello Stato: non è un parcheggio, dovrebbe chiudere, e lo dico sia da segretario provinciale Uil scuola che da cittadino, in quanto il diritto all’istruzione dovrebbe andare almeno di pari passo a quello della salute».