E’ da sempre considerato il «pane degli dèi». Il suo arancio intenso colora i campi e i cortili fino al tardo inverno. Sono pennellate espressionistiche e calde che diventano zuccherine e tanniche quando assaggiate. Si sta parlando, ovviamente, del Diospyros kaki, meglio noto come kaki o cachi. In Emilia e soprattutto in Romagna registra la sua prima importante presenza attorno al 1916. Da qui l’escalation è continua. Oggi, questo tipico frutto del tardo autunno, è forse ritenuto meno nobile di altri suo simili ma rappresenta comunque una buona leva, alimentare ed economica, perla regione. L’Emilia Romagna, assieme alla Campania, è leader nella produzione con circa 20/25mila tonnellate. Non a caso proprio nella terra del Passatore è stata creata una varietà moto di usa chiamata, non a caso, «Loto di Romagna».
Altre famose tipologie di questo frutto sono il «kako mela» e il «kako vaniglia». I primi si possono gustare anche acerbi essendo molto meno tannici di quelli normali, i secondi invece è bene farli maturare un po’ di più. Inoltre i «vaniglia» hanno una polpa bronzo scuro, con semi e molto dolce. Per capire quando il frutto del kako è pronto per essere gustato basta guardare che la buccia, di un colore arancio tendente allo scuro, sia sottile e intatta e contemporaneamente sia tenero al tatto. Quando sono gialli e molto duri sono invece acerbi ed è meglio, per il bene del palato, non provare a morderli. Se acquistati acerbi un modo per velocizzarne la maturazione è quella di disporli alternati, ma non sovrapposti, alle mele in una cassetta di legno e in un luogo caldo e buio. La maturazione delle mele, infatti, rilascia acetilene ed etilene, gas assorbiti dai cachi poi «trasformati» in zuccheri rendendoli ancora più dolci.
Per quanto riguarda le caratteristiche nutrizionali ogni frutto è ricco di fibre (circa 6 grammi) e di betacarotene, antiossidante per eccellenza. Combinazione che lo rende un potente lassativo. Anche se ricchi di zucchero, i kaki apportano circa 65 calorie ogni etto e contengono pectina (regolatore naturale della glicemia), sono antiossidanti, importanti nella crescita dei bambini, potenziano il sistema immunitario e sono molto utili per la vista e per il benessere della pelle. La polpa, molto allappante, è ricca di tannini (antiossidanti), di vitamina C, potassio e il calcio. Caratteristiche che ne fanno validi aiuti contro le infiammazioni intestinali e migliorano il funzionamento epatico. Inoltre possiedono tante vitamine B agendo come antinfettivo, antinfiammatorio e antiemorragico.
In cucina il kako è considerato un perfetto arrivo di ne pasto. Un frutto dolce ma anche particolarmente consistente che si mangia, guarda caso, con il cucchiaio. Ma non solo. Versatile il suo utilizzo in preparazioni particolari e innovative dall’antipasto ai secondi oppure in gustose salse.
Una curiosità riguarda l’albero del kako. A seguito del Secondo confliitto mondiale è stato nominato anche l’albero della pace, in quanto fu l’unico vegetale a sopravvivere al bombardamento nucleare di Nagasaki del 1945.