Ravenna, Biondi (Caritas): «Restiamo aperti anche ad agosto, potenziata la mensa»

La solidarietà resta aperta anche di estate, anche perché a causa della pandemia e della crisi economica, legata anche alla guerra, i nuovi poveri si affiancano ai migranti.
Daniela Biondi, coordinatrice della Caritas di Ravenna, parla del potenziamento della mensa e dei servizi offerti.
Qual’è la situazione della mensa in questo momento?
«Non solo restiamo aperti, ma abbiamo potenziato alcuni servizi come la mensa a Santa Teresa: prima fornivamo solo l’asporto adesso invece la mensa è aperta tutti giorni, tranne la domenica quando manteniamo l’asporto.
Nella prima giornata abbiamo avuto 70 persone a pranzo. Chi si ferma per il pranzo può prendere anche il sacchetto della cena oppure ripassare verso le 17.30. Di solito copriamo circa una settantina di persone».
Che tipo di utenti si rivolgono a voi?
«Sono una clientela abituale, ci sono persone che sono in difficoltà per il rincaro della spesa, delle bollette e che non riesceono ad arrivare a fine mese. Adesso ci sono anche diversi ucraini che si aggiungono ai soliti utenti. Purtroppo la voglia di libertà che si è scatenata dopo la pandemia non ha dato a molti quello che si aspettavano ovvero la possibilità di non essere più dipendenti dai nostri servizi. Purtroppo la crisi ha toccato tutti. Da quest’anno facciamo anche una registrazione delle persone in maniera da tracciare un quadro più chiaro della situazione».
Che tipo di servizi offrite?
«Al Centro di accoglienza di piazza Duomo distribuiamo la spesa, a Santa Teresa c’è la mensa e la possibilità di fare la doccia, mentre la Casa della carità – a cui si accede dal Centro di ascolto – è rivolto alle povertà temporanee: per due mesi diamo alloggio mentre la persona cerca di stabilizzare la propria situazione lavorativa oppure è in attesa di una casa popolare o di altre situazioni abitative».
Progetti per il futuro?
«L’apertura dell’emporio che avverrà a dicembre ci sta impegnando molto sia per quanto riguarda energie e risorse. Anche perché qui non abbiamo più spazio e ne abbiamo bisogno per nuovi progetti». (e.nen.)