Processo Cagnoni, è il giorno dei consulenti della difesa. "Le impronte trovate non sono riconducibili all'imputato"

Romagna | 20 Aprile 2018 Cronaca nera
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L'udienza del 20 aprile del processo che vede Matteo Cagnoni accusato dell'omicidio della moglie Giulia Ballestri, è stata riservata ai consulenti della difesa che hanno offerto la loro versione relativamente alla dinamica omicidiaria e, soprattutto, all'attribuzione delle impronte palmari all'imputato.

Le impronte palmari e delle scarpe
Secondo Tommaso Mondelli (in foto), già membro della Scientifica ed esperto dattiloscopico, le impronte palmari trovate sul muro dello scantinato e sul frigorifero non hanno caratteristiche tali da poter essere attribuite non solo a Cagnoni, ma a nessuno. Non possono essere isolate quelle "minuzie", quei punti significativi che servono per confrontare due impronte. Mondelli ha smontato la tesi accusatoria sostenuta dai tecnici di accusa e parti civili chiamati a deporre e che avevano, invece, trovato numerose minuzie che avevano consentito di attribuire quelle impronte all'imputato. "La scientifica ha rilevato un certo numero di minuzie, il consulente di parte civile Musio in parte le stesse e in parte altre. Secondo Enrico Filippini, della Polizia scientifica di Bologna, per poter dire che due impronte sono della stessa persona sono necessarie 16 corrispondenze. Ma secondo Mondelli, nel caso di Cagnoni "sono state sommate le 12 trovate nella parte superiore dell'impronta con le 8 trovate nella parte inferiore e singolarmente non arrivano ai 16 punti necessari". Io, invece, ritengo non si tratti di un unicum: possono essere il risultato della sovrapposizione di diverse mani. Quelle impronte, quindi, non possono essere attribuite a nessuno poichè non vi è materiale sul quale lavorare". Stessa osservazione per quanto riguarda le tre diverse impronte di scarpe rinvenute nella villa del delitto che, secondo Mondelli non possono essere attribuite nè ad un modello Hogan (come quello calzato dall'imputato mentre viene ripreso in pasticceria a far colazione con la moglie qualche ora prima del delitto) nè a Timberland (come quelle rinvenute a Firenze) nè a Ishikawa (le scarpe indossate da Giulia quella mattina, una sola delle quali è stata trovata sulla scena del crimine). Mondelli, ha mostrato diverse suole di scarpe che riportano le stesse linee ondulate delle Hogan sottolineando come sia impossibile fare un confronto con quelle dell'imputato (tra l'altro mai trovate) perchè s'ignora lo stato d'usura di queste ultime. Ha mostrato che altre calzature possono lasciare un'impronta molto simile a quelle delle Ishikawa infine, per le Timberland che hanno lasciato un'impronta usurata nel tacco, ha parlato di compatibilità non definibile sempre mostrando suole di diverse scarpe molto simili al carrarmato timberland e sottolineando come buona parte delle persone appoggi il tallone sulla parte esterna camminando. In sintesi non è possibile affermare che le impronte trovate nella villa in cui Giulia venne uccisa possano essere attribuite "al di là di ogni ragionevole dubbio" a quelle di Cagnoni.

Ricostruzione e durata dell'azione omicidiaria
Adriano Tagliabracci e Chiara Turchi, ordinario di medicina legale e biologa molecolare e genetista forense del politecnico delle Marche hanno concordato con la relazione del consulente dell'accusa sulla causa della morte di Giulia. Hanno, però aggiunto come non si possa avere la certezza che il viso di Giulia sia stato sbattuto contro lo spigolo del muro nel seminterrato nè che il bastone sia l'arma contundente usata dall'assassino. "Si è fatta questa ipotesi perchè il bastone è stato trovato in casa e la vittima a poca distanza dalla pozza di sangue sotto lo spigolo. Diversamente avremmo dovuto ipotizzare che fosse stata colpita con un altro tipo di oggetto contudente". Per quanto riguarda la dinamica dell'aggressione, poi, Tagliabracci ha spiegato di aver trovato quattro ecchimosi sul collo di Giulia che ha giustificato come un tentativo di strangolamento da parte del killer che, per le dimensioni dlele impronte o aveva dita molto grandi o indossava guanti. Secondo il consulente, dopo essere stata colpita sul ballatoio, Giulia è fuggita al pian terreno nel salone dove è cominciata una seconda aggressione, una collutazione "l'aggressore può aver provato a strangolarla appoggiandole la testa sulla poltroncina verde dove sono state trovate tracce di una strisciata di capelli". E secondo il consulente, in quel momento Giulia avrebbe provato a difendersi graffiando l'aggressore. Sotto le unghie di entrambe le mani, infatti, è stato trovato un buon quantitativo di dna maschile, non riconducibile all'imputato: un "trasferimento" che può avvenire solo durante un contatto di grande intensità come, appunto, la difesa passiva. Tagliabracci ha spiegato come la tesi del medico legale che Giulia possa essere stata presa a calci nel costato non è sostenibile perchè avrebbe dovuto presentare ecchimosi sopra le fratture costali che, invece, ha ipotizzato essere conseguenza di una pressione avvenuta durante la collutazione. Così come ha dichiarato che, a suo parere l'aggressione sia durata poche decine di minuti e non 40 come sostiene il medico legale. "Penso si sia trattato di un delitto d'impeto e quando si usano le mani ed oggetti trovati in loco, l'azione omicidiaria è molto rapida".

L'analisi del contenuto gastrico
La testimonianza della tossicologa forense Elia Del Borrello ha spiazzato i presenti in aula. La consulente ha, infatti, dichiarato che, dall'analisi del contenuto gastrico della vittima è emerso come fosse presente caffeina parzialmente assorbita, ma troppa per essere quella del caffè bevuto in pasticceria con il marito dove rimase dalle 8,23 alle 9,07 della mattina in cui venne uccisa.
Il contenuto dello stomaco di un cadavere è utile per stabilire l'orario della morte e i medici legali convocati dall'accusa, Franco Tagliaro e Federica Bortolotti avevano collocato quella di Giulia tra le 9,15, orario in cui entra con il marito nella villa di via Genocchi e le 11,06, orario in cui Cagnoni da solo ne esce. Diversa la tesi della Del Borrello.
"La concentrazione di caffeina nel sangue è nettamente inferiore a quella trovata nello stomaco e questo ci porta a dire che la vittima abbia assunto caffeina successivamente al caffè preso in pasticceria". E questo sposerebbe la tesi di Cagnoni che la coppia è uscita assieme dalla villa poi Giulia vi è rientrata da sola in un secondo momento. 

La prossima udienza è fissata per il 4 maggio mentre a metà giugno il giudice Corrado Schiaretti ha scelto di concentrare in tre udienze la requisitoria del pm, gli appelli delle parti civili e l'arringa della difesa cui seguirà la camera di consiglio.
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