Lugo, 30 anni all'ex infermiera Poggiali per la morte sospetta di un paziente 95enne

L'ex infermiera dell'Umberto I di Lugo, Daniela Poggiali è stata condannata in abbreviato a 30 anni, la mattina del 15 dicembre, dal gup Janos Barlotti per la morte sospetta di Massimo Montanari, 95enne, ex datore di lavoro del suo fidanzato. I pm titolari dell'indagine, Alessandro Mancini e Angela Scorza, avevano chiesto l'ergastolo. La Poggiali era stata accusata di omicidio pluriaggravato per la morte di Montanari che, ricoverato nel reparto dove lavorava la donna, attendeva le dimissioni e il cui quadro clinico era stabile. La notte del 12 marzo 2014 aveva subito un drastico peggioramento tale da causargli la morte. La Poggiali, condannata all’ergastolo nel 2016 per l’omicidio della paziente 74enne Rosa Calderoni avvenuto 5 anni fa, è stata assolta in appello nel luglio del 2017 poi la Cassazione, un anno più tardi, ha annullato la sentenza e disposto un appello bis dal quale la Poggiali è uscita nuovamente assolta. Ma la Cassazione ha accolto il ricorso presentato dalla Procura Generale disponendo un appello ter, lo scorso settembre. Il «caso» Montanari era già emerso durante il procedimento per l’omicidio della Calderoni, quando il pm Angela Scorza aveva elencato altre morti sospette avvenute nel reparto di Medicina dove lavorava l’infermiera. Montanari, imprenditore di Conselice, era il datore di lavoro del fidanzato della Poggiali che si licenziò dalla ditta dopo alcuni attriti. Durante il processo in Assise per la morte della Calderoni, l’accusa aveva chiamato a testimoniare la segretaria di Montanari per delineare il profilo dell’infermiera. La donna raccontò che nel giugno del 2009 la Poggiali era andata negli uffici dell’azienda per portare un certificato medico del fidanzato che era malato. Seccata per essere dovuta andare nella ditta, l’infermiera aveva prima apostrofato la segretaria dicendole «scendi giù da quei tacchi che sei ridicola» poi minacciato sia lei che Montanari dicendo «state attenti di non capitarmi tra le mani, perché io vi faccio fuori». L’imprenditore, ricoverato il 6 marzo del 2014 per uno scompenso cardiaco e pronto per le dimissioni, morì improvvisamente, la notte del 12 marzo. Un fatto piuttosto anomalo per gli inquirenti.