Legacoop Romagna, Lucchi presidente da un anno: «Alluvione, sui rimborsi il Governo latita ancora, la crisi di Suez sta minando l’andamento del 2024»

Romagna | 11 Febbraio 2024 Economia
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Manuel Poletti - «Il 16 maggio 2024 ricorderemo la tragedia dell’alluvione e chiederemo conto a chi, ancora oggi, non ha rimborsato famiglie e imprese. Incredibile il caso del mancato rimborso dei beni mobili! La “crisi del canale di Suez” invece sta già rovinando le previsioni, e se si protrarrà l’incertenza, anche l’andamento economico 2024, alla lunga tutti i settori verranno colpiti. Cmc? E’ stata in buona parte risanata in questi anni difficili, rimango fiducioso per le trattative future. L’Alleanza delle cooperative non è morta, a livello organizzativo rimarremo centrali distinte, ma sarà la voce unica della cooperazione, anche in Romagna, come già avviene».
Questa l’analisi di Paolo Lucchi, che un anno fa, il 2 febbraio 2023, veniva eletto presidente di Legacoop Romagna, dopo i due mandati da sindaco di Cesena (2009-2019) e l’esperienza da dg di Federcoop. Un’associazione d’impresa che vanta 380 cooperative aderenti, oltre 320mila soci, quasi 30mila lavoratori e ricavi complessivi pari a 7,7 miliardi di euro. Il 23 febbraio si svolgerà l’annuale Conferenza programmatica.
Lucchi, un anno «straordinario» da presidente di Legacoop Romagna, segnato dall’alluvione. Che bilancio può fare?
«E’ stato un anno complesso, come tutti sanno, la situazione è cambiata in maniera importante con i tragici giorni dell’alluvione. Noi abbiamo avuto danni per 40 milioni di euro su 22 cooperative, la grande maggioranza nel territorio ravennate. Oltre alla tragedia, è successo però qualche cosa d’inaspettato, nella sua dimensione. E’ scattato un meccanismo straordinario di solidarietà, che ci ha portato a raccogliere 6 milioni di euro, metà già girati alle aziende colpite e l’altra metà a 15 Comuni per opere pubbliche danneggiate».
Per il 16 maggio 2024 Legacoop Romagna ha già convocato un’altra manifestazione, dopo quella molto partecipata del settembre 2023. Perché? Che cosa non va ancora?
«Perché si sono spenti i fari soprattutto della comunicazione nazionale, il 99% degli italiani sono convinti che sia già tornato tutto come prima. Non è affatto così, famiglie ed imprese sono ancora senza ristori. La piattaforma Sfinge è attiva da metà novembre, ma le domande di rimborso arrivate sono pochissime, perché è di difficile utilizzo. Con Regione e Struttura commissariale lavoreremo per risolvere i problemi. Poi c’è il credito d’imposta riconosciuto, ma che ha tempi lunghi e complessi per essere incassato. Infine, l’incredibile capitolo del mancato rimborso dei beni mobili, ma come si fa a non concederlo di fronte ad un’alluvione?!? Il 16 maggio riconosceremo i risultati ottenuti, ma saremo altrettanto pronti ad indicare i responsabili se queste partite non saranno ancora state risolte. L’attività del Governo, al netto delle passerelle, al momento è insufficiente».
Tanti rischi dalla «crisi nel canale Suez», il 27% delle imprese associate a Legacoop ne risente già, come documentato dal vostro Centro studi. Quali i settori più coinvolti?  
«Partiamo dal fatto che dal nostro Centro studi a dicembre la maggioranza delle associate era fiduciosa rispetto al 2024, già oggi non è più così. C’è molta preoccupazione in tanti settori, in primis nell’ortofrutticolo, che vede a rischio il trasporto delle proprie merci, per deterioramento dei prodotti, se le tratte di viaggio dovessero allungarsi come pare. Se si protrarrà ancora per molti mesi questa situazione, tutti i settori economici ne pagheranno un prezzo elevato. Nel 2023 è andata meglio sui costi dell’energia dopo il boom del 2022, in discesa anche l’inflazione, dopo due anni molto pensanti, oggi questa nuova criticità internazionale preoccupa giustamente molti».
Le coop sociali occupano migliaia di operatrici anche in Romagna. Un sospiro di sollievo, dopo anni difficili, è arrivato grazie al rinnovo del contratto nazionale collettivo. Adesso le aziende aspettano gli interventi di Comuni e Regione?
«Certamente il nuovo contratto di settore sottoscritto a livello nazionale è stato un passaggio atteso e fondamentale che produrrà vantaggi, in primis, ai redditi di lavoratrici e lavoratori di queste imprese. Adesso però serve il secondo step doveroso: i servizi delle cooperative dovranno essere retribuiti di più dalle amministrazioni comunali, provinciali e regionali. Attendiamo questi confronti già dalle prossime settimane, solo così il settore potrà tornare ad una situazione di normalità, dopo anni molto duri, a partire dal Covid».
La gloriosa Cmc rimane un capitolo aperto, che tarda a vedere una soluzione definitiva per il suo futuro. A che punto sono le trattative nazionali per cedere un ramo d’azienda? Oggi la grande cooperativa, che aveva la sede in via Trieste, che numeri ha sul territorio?
«La Cmc deve avere tutta l’attenzione e il rispetto che merita per la storia che ha rappresentato e che rappresenta su questo territorio e a livello nazionale. Negli ultimi anni è stata in parte risanata e ha acquisito commesse importanti, anche all’estero. Fra i suoi numerosi addetti (circa 200 solo a Ravenna), ci sono alcuni tecnici con competenze riconosciute a livello internazionale nei settori dove opera. Le trattative per la cessione di un ramo d’azienda sono in corso, mi auguro che vadano avanti in tempi ragionevoli per la salvaguardia dell’azienda: tanti attori sono seduti al tavolo con Cmc, a partire da Invitalia, sono fiducioso per il suo futuro».
Bolkestein, forti incertezze anche per il 2024 rimangono in capo alle cooperative balneari romagnole, in attesa di un chiarimento nazionale sui bandi delle concessioni. Gli ultimi governi sono stati all’altezza? I bandi usciranno ad inizio 2025?
«Siamo ormai ai calci di rigore e come tutti sanno rappresentano una lotteria pericolosa. Di tempo ne è stato perso fin troppo, per un settore che in Romagna, ma non solo, è decisivo con i suoi servizi in spiaggia dedicati ai turistiti. Arrivare a questo punto è stato un errore, vogliamo che sia garantito dall’esecutivo nazionale un futuro a chi ci lavora e a tutto il settore, che per la Romagna è determinante. Ci sono stati troppi teatrini politici, soprattutto all’interno della maggioranza di centrodestra che sostiene il governo Meloni; adesso bisogna fare chiarezza in tempi rapidi, anche se non sarà facile».
Eolico offshore in Romagna, sui progetti in campo, a partire dal quello ravennate di Agnes, avete avanzato tante richieste di chiarimenti e modifiche. Perché? Siete contrari alle rinnovabili?
«Non abbiamo paura di tutto ciò che produrrà energie rinnovabili, non abbiamo espresso “No” a prescidere, questo deve essere chiaro a tutti. Riteniamo però che i progetti in campo debbano rispettare il nostro territorio e il lavoro di tutti, in questo ambito soprattutto delle cooperative dei pescatori. Poi attendiamo che l’iter del percorso autorizzativo, sul progetto Agnes in particolare, compia i passi avanti necessari per la sua realizzazione, vedremo in che tempi si muoverà tutto».
Infine il progetto dell’Alleanza delle cooperative, in primis a livello nazionale, è finito su un binario morto o no? Che cosa rimane in campo del piano originario con Confcooperative e Agci?
«Non è morto nulla. A livello nazionale è stato deciso che si manterrà un’autonomia organizzativa delle singole centrali, mentre si parlerà con una voce unica sui temi principali che interessano di più alle nostre associate nei confronti col Governo e con le altre istituzioni con cui ci confrontiamo. Anche in Romagna sta andando così. Voglio ricordare positivamente  l’andamento dell’ultima assemblea nazionale Aci, con tanti progetti discussi e approvati». 
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