Le «Arctic Visions» del videomaker faentino Isacco Emiliani: «Bellezza e fragilità di un habitat a rischio»

Romagna | 04 Febbraio 2024 Mappamondo
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Fabrizia Montanari - Il primo libro fotografico, Ottantuno, un viaggio nella notte insieme al nonno Antonio Panzavolta alla scoperta degli alberi monumentali, ha fatto conoscere in tutta Italia il talento di Isacco Emiliani, 32 anni, faentino, e il giovane videomaker ha continuato a testimoniare, attraverso le immagini, il rapporto fra uomo e natura spingendosi in uno degli habitat naturali più a rischio del pianeta, l’Artico, allo scopo di raccontare l’evoluzione del cambiamento climatico e sensibilizzare su queste tematiche. Islanda, Finlandia, Norvegia, Alaska, Groenlandia, Isole Svalbard: dal 2016 Isacco solca queste terre filmandone gli straordinari scenari naturalistici e la vita di uomini e animali, raccogliendo le testimonianze di nativi e ricercatori. Il risultato è «Arctic Visions» una collana fotografica composta da più collezioni, una per ogni regione artica e una serie di documentari visibili su YouTube dove una narrazione viva e pulsante ci mette davanti agli occhi tutta la bellezza e fragilità di questi luoghi.
Emiliani, quali sono le sue riflessioni dopo sette anni di viaggi nell’Artico?
«Farei prima di tutto una distinzione fra paesi come l’Islanda, la Norvegia, la Finlandia, quelli che io definisco alla portata di tutti, rispetto all’Alaska e all’Artico; già nel mio primo viaggio in Islanda, nel 2016, sentivo parlare dello scioglimento dei ghiacci del Vatnajokull, ma soltanto nel 2018, in Alaska, quando sono stato ospite di una famiglia Inuit in un villaggio di 200 abitanti situato all’altezza del 70° parallelo, ho potuto constatare dal vivo l’erosione del permafrost (strato di terreno permanentemente gelato nel sottosuolo alle alte latitudini ndr) , al punto che le persone mi hanno parlato dei progetti di ricollocazione di interi villaggi, perché le case hanno già subito cedimenti strutturali».
Nel 2020 lei si è spinto fino all’arcipelago delle Svalbard...
«Si, ero all’altezza del 78° parallelo, nell’ultimo avamposto prima dell’Artico, dove non ci sono nativi, ma solo ricercatori che stanno studiando un fenomeno recente e preoccupante, la fusione dell’oceano Atlantico, caldo, con l’oceano Artico, freddo, fusione che sta creando grossi problemi per la sopravvivenza delle specie animali».
Il suo ultimo viaggio, nel 2023, è stato insieme ai climatologi di 3bMeteo in Groenlandia (50.000 abitanti nella seconda isola più grande del mondo ricoperta per il 90% da ghiaccio): cosa può raccontarci di questa esperienza?
«La vita non è affatto semplice là, la maggior parte della popolazione vive sulle coste sud-occidentali del Paese, dove una debole e fredda corrente oceanica trasporta iceberg e regala mari pescosissimi e infatti la pesca e l’esportazione di gamberi e halibut in tutto il mondo sono le prime fonti di sostentamento, pesca ora messa a dura prova da un aumento delle temperature che in inverno negli ultimi vent’anni sono passate da -46° a -25°. L’Eqi Glacier, il ghiacciaio famoso per i suoi crolli spettacolari, negli ultimi 20 anni è arretrato di oltre 3 km e flora e fauna hanno risentito pesantemente di tali mutamenti: le renne e il bue muschiato in estate si spostano a cercare il freddo e la tundra si ritira per lasciare spazio a specie non autoctone come abeti e larici. I nativi comunque non vogliono andarsene, neppure i più giovani, amano la natura, la vita selvaggia e lo spettacolo che ogni giorno si apre davanti ai loro occhi”. Isacco, insieme al fotografo Matteo Luciani, realizza anche workshop di Conservation photography per far avvicinare le persone al contesto naturale con un approccio coscienzioso e rispettoso. Il prossimo è in programma il 17 e 18 febbraio nell’area di Monte Falco-Falterona-Capod’Arno e Monte Penna».
 
 
 
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