IL CASTORO | Ultima Generazione e Legambiente a confronto sugli obiettivi, la comunicazione e le differenze di approccio

Beatrice Ghinassi e Voleak Rossi
Opere d’arte ed edifici istituzionali imbrattati. Ultimamente ne abbiamo sentito parlare spesso. Ci siamo chieste se sia l’unico modo per aprire una discussione seria sul cambiamento climatico. A questo proposito abbiamo deciso di approfondire il tema con Legambiente e Ultima Generazione, uno dei gruppi protagonisti delle recenti proteste. I portavoce di questi due gruppi sono: Bjork Ruggeri, 21 anni di Pavia per Ultima Generazione, e Massimo Sangiorgi, 70 anni, membro del consiglio del circolo Legambiente Lamone Faenza.
Partiamo da ciò che hanno in comune le due associazioni, ovvero l’obiettivo: una maggiore attenzione verso la tutela dell’ambiente. Ultima Generazione intende lanciare l’allarme sull’emergenza climatica, «creando un piccolo disagio all’interno della quotidianità». Le azioni del gruppo, costituito per lo più da giovani, sono volte a fare pressione sul Governo, per portare la crisi climatica in cima all’agenda della politica, incidendo così con forza sulle scelte da adottare per salvaguardare il pianeta. Le iniziative di Legambiente sono finalizzate alla difesa dell’ecosistema, senza perdere di vista la necessità di costruire una società più equa, solidale e sostenibile. Un fine comune ma strategie diverse.
A febbraio 2022, Ultima Generazione è riuscita, con l’imbrattamento della sede del ministero della Transizione ecologica a Roma e uno sciopero della fame, a ottenere l’incontro pubblico con l’allora ministro dell’ambiente Roberto Cingolani. Le loro azioni di protesta continuano attraverso il dialogo con diversi esponenti politici e la presenza in programmi televisivi.
Riguardo alle scelte compiute sinora da Ultima Generazione, Massimo Sangiorgi osserva come anche le manifestazioni e le proteste siano funzionali a creare consapevolezza e aumentare il consenso verso i cambiamenti necessari. «A proposito di ‘disagi’ - afferma - si potrebbe obiettare che ne creano di più l’aria irrespirabile e la carenza di pioggia, piuttosto che l’imbrattamento di qualche quadro (peraltro con sostanze lavabili) o un rallentamento del traffico».
Nonostante l’endorsement di Sangiorgi, è evidente che i metodi di Legambiente sono diversi: «Pensare globalmente e agire localmente» è lo slogan che accompagna l’associazione, anche quando aderisce a campagne nazionali. Agire in prima persona sul territorio del faentino significa, per loro, combattere contro tutto ciò che può danneggiare l’ecosistema e la vita delle comunità locali. Da qui la volontà di rendere partecipi i cittadini in progetti di cambiamento, per migliorare la qualità della loro vita. Tra questi Puliamo il mondo e la Festa dell’albero, iniziative che ogni anno coinvolgono in città centinaia di alunni delle scuole.
E poi ancora l’obiettivo di creare una comunità energetica, un gruppo per la partecipazione dei faentini alla produzione e alla condivisione dell’energia. Inquinare meno l’aria significa anche usare l’automobile il meno possibile e allora Legambiente, in collaborazione con la Federazione italiana ambiente e bicicletta, ha realizzato una mappa digitale del sistema di piste ciclopedonali di Faenza, aggiornata ogni anno.
Oggi è indubbio che un’azione ambientale, per avere un effettivo riscontro, debba prevedere anche una strategia di impatto mediatico. Ultima Generazione studia le azioni, affinché abbiano una buona visibilità sulla stampa e sui social, per far arrivare il messaggio a più persone possibili. Per Bjork Ruggeri il gruppo di attivisti non è stato sempre raccontato correttamente, soprattutto agli inizi. «I media - chiarisce - hanno raccontato le nostre azioni come atti vandalici o criminali e si sono concentrati sul metodo, invece che sul vero problema, ovvero le politiche di Governi che ci stanno condannando al collasso climatico. Evidentemente la priorità non è raccontare in modo opportuno la crisi climatica».
Pur collezionando denunce e sentendosi raccontati impropriamente dalla stampa, i membri di Ultima Generazione ritengono di essere riusciti ad accendere un dibattito, dando fastidio al Governo e portando alla luce tematiche che non avevano la giusta visibilità. Se è vero che contestano la narrazione, soprattutto dei media mainstream, è anche vero che notano un progressivo cambiamento dell’opinione pubblica, «poiché la crisi climatica ormai è sotto gli occhi di tutti e non si può far finta di non vederla».
Anche per Legambiente oggi è innegabile l’urgenza della lotta contro la crisi climatica, ma manca, dice Sangiorgi, «sia in ambito istituzionale che nel sentire diffuso delle persone, la consapevolezza delle sue gravi conseguenze. Inoltre le soluzioni proposte, se non assenti, sono spesso incoerenti o subordinate alle questioni economiche contingenti».
È una strada in salita quella di chi si batte per il rispetto dell’ambiente «e certo - ammette Sangiorgi - esiste una dialettica tra posizioni più o meno radicali. Il punto è che “la conversione ecologica potrà affermarsi soltanto se apparirà socialmente desiderabile”, come ci ricordava Alexander Langer, uno dei padri del movimento eco-pacifista italiano».