IL CASTORO | L’incredibile vicenda di Annunziata Verità, partigiana sopravvissuta alla fucilazione fascista

Romagna | 04 Giugno 2019 Blog Settesere
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Giulia Vallicelli

Annunziata Verità, classe 1926, ha la voce spezzata mentre si rivolge alla platea degli studenti del liceo Torricelli - Ballardini. Nonostante le sue parole siano poche, il messaggio è chiaro. La sua è una storia unica e raccontarla suscita ancora in lei le stesse forti emozioni che la accompagnano da quel 12 agosto 1944.

La Brigata Nera faentina la cattura insieme ad altre quattro persone (Carlo Casalini, Emilio Nanni, Luigi Sangiorgi e Giuseppe Savini) con l’accusa di essere coinvolta nell’omicidio di Natale Raffaeli, repubblichino e padre del capo brigata, Raffaele.

La Nunziatina, staffetta diciottenne, è innocente, ma la sua complicità con i partigiani della zona è nota ai fascisti. È stata, ad esempio, anche fidanzata di Marx Emiliani, autista del camion della banda fantasma, gruppo autore di attacchi contro i nazifascisti nel ravennate e nell'imolese e fin da subito si dimostra sveglia e coraggiosa, collaborando con loro.

A seguito di un processo sommario a Villa San Prospero, ai piedi della collina di Castel Raniero, l’11 agosto viene condannata a morte. Dopo una notte tormentata è in piedi di fronte al muro del cimitero di Rivalta, appena fuori il centro città, costretta alla fucilazione. Il proiettile sparato dalla camicia nera Francesco Schiumarini, incredibilmente, le ferisce soltanto le braccia; caduta sotto gli altri quattro, si finge morta e persino il colpo di grazia la manca, sfiorandole la tempia. Dopo qualche ora, Annunziata si alza e fugge.

Il conflitto mondiale finisce, le amnistie del dopoguerra lasciano impuniti i peggiori carnefici fascisti e Annunziata decide di andare alla ricerca, tra gli anni Cinquanta e Sessanta, dei suoi aguzzini. I loro incontri saranno altrettanto singolari.

La storia era conosciuta a grandi linee nel comprensorio faentino, ma «Nunziatina non aveva mai raccontato a nessuno questi dettagli», dice la nipote Federica, che l’accompagna all’incontro. Eppure, a qualcuno l’ha raccontata nei minimi particolari. Questa persona è l’ex giornalista dell’Unità Claudio Visani che, mosso dal desiderio di raccontare le vicende della Resistenza, ha incontrato più volte Annunziata Verità, per raccogliere la sua testimonianza.

Dagli episodi ascoltati durante le sue visite prende forma La ragazza ribelle - Annunziata Verità: Storia, amori e guerra di una sopravvissuta alla fucilazione fascista, volume tanto breve quanto intenso, pubblicato nel febbraio 2019 da Carta Bianca Editore e presentato prima in Comune a Faenza, poi agli studenti del liceo faentino, durante l’incontro del 15 aprile scorso.

La penna fluida di Visani genera un ibrido fra narrativa e inchiesta, che accompagna il lettore nel ripercorrere la vita della Nunziatina dal suo punto di vista, pur sempre sostenuto da una minuziosa ricerca storica e da un'esemplare coesione tra racconti e fonti.

Ciò che la vicenda di Annunziata Verità ci lascia oggi non può ridursi ad un semplice ricordo. Studiando sui libri, la tendenza più comune, specialmente per gli studenti, può essere quella di reputare la storia qualcosa di accaduto altrove, lontano dalla nostra quotidianità e che in fondo non ci riguarda da vicino. Queste testimonianze dirette, al contrario, si trasformano in ponti di memoria non soltanto tra passato e presente, ma anche tra la nostra città e la storia stessa. Una diciottenne faentina del 1944 che può insegnare ai diciottenni faentini (e non solo) del 2019 la forza di agire, in un'epoca durante la quale pigrizia e qualunquismo tendono a regnare sovrani.

Quello che è stato ci riguarda, in modo personale e indelebile. «…E abbasso il fascismo!» conclude Nunziatina, coraggiosa ora e allora.

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