IL CASTORO | I Crivellari: un recupero attento alla storia

Romagna | 09 Giugno 2024 Blog Settesere
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Francesca Conti
Vicino a Borgo Rivola, tra Riolo Terme e Casola Valsenio, un piccolo borgo sta rinascendo. Oggi, oltre a essere luogo di passaggio per escursionisti lungo il sentiero Cai 511, con vetta Monte Mauro, attrae forse per il silenzio, forse per la veduta delle colline, qualche acquirente intenzionato ad abitarvi.
L’antico borgo dei Crivellari, sul versante nord della Vena del Gesso, deve il suo nome al crivello, ovvero il setaccio per il vaglio del gesso cotto.
L’alluvione ha reso inagibile il ponte di Borgo Rivola lungo la strada statale, che era parte del tragitto più veloce per arrivarci, ma, fintanto che il ponte non verrà ricostruito, il percorso alternativo parte dopo Riolo Terme svoltando a sinistra in via Rio Ferrato e costeggiando il Senio. Attraversato un tratto di campagna fra le colline, la strada, circondata dagli alberi, ritorna asfaltata e comincia a salire e poco dopo appare il borgo.
Abitato sin dalla Protostoria, sebbene le prime notizie attestate da documenti notarili risalgano solo al XIII secolo, iniziò a spopolarsi tra gli anni ’50 e ’70 del secolo scorso a causa della crescente urbanizzazione. In quel periodo era composto perlopiù da unità abitative e le uniche strutture pubbliche, di cui non rimangono che poche mura sgretolate, erano una chiesa e una scuola.
Da una mappa relativa a un vecchio catasto, riportata da Stefano Piastra, professore di Geografia all’Università di Bologna, in un articolo sul borgo, risulta che nel 1813 l’insediamento abitativo era più esteso di come l’attuale disposizione dei resti suggerisce.
Dalle mura sparse e dai ruderi parzialmente integri di meno di una decina di case si possono ancora distinguere alcune tipologie abitative (illustrate da Piastra nel libro La casa rurale nella Vena del Gesso romagnola) come la peninsulare o italica, la faentino-imolese e le case padronali, tutte accomunate dall’uso di materiali da costruzione quali legname, paglia, canne, arenarie e massi calcarei. Solai, architravi e travature erano lignei e molte travi sono ancora visibili nelle case in ristrutturazione, secondo i vincoli della Sovrintendenza, e nei ruderi ancora da recuperare.
Ma ciò che rendeva singolari le tipologie abitative del borgo era il gesso. A costruire erano i contadini del posto nelle pause dai lavori agricoli, oppure i gessaroli, impiegati nelle cave aperte sulla dorsale evaporitica, sebbene fossero sprovvisti di studi tecnico-matematici o progettuali.
In molti casi le abitazioni poggiano sul substrato gessoso, opportunamente incavato e regolarizzato, e il legante delle murature è, ancora, il gesso cotto, macinato grossolanamente e presente nella malta sotto forma di cristalli dalle varie dimensioni.  Tuttavia, il gesso non rende solide le murature per il carattere igroscopico del minerale e per l’esposizione agli agenti atmosferici. Nicchie nei muri testimoniano le antiche soluzioni per riporre oggetti, risparmiando mobilio, e una cavità in un muro rivela la presenza di un vecchio camino.
Il riolese Luciano Visani, una decina di anni fa, ha acquistato due ruderi, insieme a 5 ettari di bosco, vedendoci del potenziale, da allora si dedica a pratiche di consolidamento dei resti delle antiche strutture. Sfruttando anni di esperienza come fabbro e con l’aiuto di alcuni amici, impiega materiali di scarto per sistemare le case. Ad esempio, con il ferro vecchio realizza delle ringhiere. Ha già recuperato uno spazio coperto con una volta a botte, rendendolo un locale per la musica. L’obiettivo in questo caso è stato «dare un senso e consacrare» un ambiente lambito dalle bombe della Seconda guerra mondiale.
Ai Crivellari un altro spazio recuperato da Visani è stato adibito a piccola biblioteca sui generis: ospita libri per tutte le età ed è sempre aperta ad accogliere i visitatori, i quali possono prendere e tenere i libri liberamente, «purché li leggano», come si legge in una piccola nota posta all’ingresso. 
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