Hub Portuale, il presidente Rossi: "Ora il bando per i lavori, non ci saranno espropri, avremo uno scalo europeo"
Manuel Poletti - «Con il quadro politico attuale del nostro finanziamento al Cipe se ne sarebbe riparlato fra diversi mesi! Oggi invece manca solo la registrazione della Corte dei Conti, che dovrebbe arrivare entro giugno. Non siamo più nella fase dell’incertezza, non ci sono motivi di dubitare, non ci saranno intoppi dell’ultimo minuto, gli imprenditori del Porto possono guardare al futuro con fiducia, anche in un contesto europeo che ci vedrà più protagonisti. Certo, ora dobbiamo fare il bando…».
Daniele Rossi, da un anno e mezzo alla guida dell’Autorità portuale ravennate, è realista, passato lo scoglio della parte finanziaria, per il mega progetto dell’Hub portuale, arriva la parte più delicata, quella della realizzazione del bando unico dei lavori. Ripercorriamo con lui le tappe che attendono il porto, con novità interessanti.
Presidente Rossi, la parte finanziaria dell’Hub portuale è al sicuro? Da Cipe, Commissione europea e Banca Europea non ci saranno più ostacoli?
«Stiamo aspettando la registrazine della delibera del Cipe alla Corte dei Conti, che da efficacia al finanziamento dei 60 milioni di euro. Abbiamo formalizzato l’impegno con la Commisione europea firmando a Lubiana il contratto da 37 milioni (4 anni anni per spenderli) e stiamo aspettando la convocazione della Banca Europea degli Investimenti per sottoscrivere il contratto di finanziamento di 120 milioni. Su questa parte non ci sono più ostacoli».
Il bando per l’Hub portuale si presenta imponente. Come procederete? Quali le maggiori criticità?
«Stiamo organizzando la squadra tecnica al nostro interno che porterà avanti il progetto. Si tratta di un piano molto complicato, quindi un team ad hoc è assolutamente necessario. Poi, cosa più importante, abbiamo cominciato a lavorare al bando di gara che sarà molto complesso, sia a livello quantitativo che a livello qualitativo. Sarà un bando unico da oltre 200 milioni di euro, con una modalità esecutiva che non ha precedenti in Italia con il nuovo Codice degli appalti, il che rappresenta una ulteriore criticità da affrontare».
Farete da apripista in questo caso?
«Purtroppo sì, non è un ruolo gratificante se devo dire la verità. Avrei preferito avere altri esempi da seguire, invece dovremo fare il primo passo noi, quindi sarà necessario studiare molto bene prima la parte normativa, poi scrivere il documento».
Il bando sarà pronto entro il 2018 ed i primi cantieri li vedremo entro il 2019. Conferma questa agenda?
«L’obiettivo è quello di chiudere il bando entro quest’anno, non sarà semplice, ma possiamo farcela. Serviranno poi altri 6 mesi per aggiudicare i lavori e nella seconda parte del 2019 si dovrebbero vedere le prime draghe in azione».
L’altro punto di maggior criticità riguarda lo smaltimento degli oltre 3 milioni e 400mila metri cubi di materiali risultanti dall’escavo che dovranno essere trasportati su strada. Che impatto ci sarà sulla città?
«Non ci dovrebbe essere un forte impatto per la città, i percorsi che stiamo studiando non saranno troppo invasivi, certamente si noteranno molti camion in più, ma ovviamente studieremo con attenzione tutti i percorsi per limitare al massimo le criticità. Di certo non ci sarà impatto sulla stagione turistica attuale e neanche su quella degli anni futuri. Non ci sarà impatto sulle spiagge, sotto questo aspetto siamo sereni. Sul traffico obiettivamente un riscontro ci sarà, che durerà qualche anno, ma con la prospettiva di avere un nuovo porto».
Lo standing del porto di Ravenna diventerà di livello europeo, il riconoscimento c’è in parte già stato a Lubiana…...
«Alla cerimonia di consegna dei contratti per progetti infrastrutturali, circa un centinaio, noi eravamo al terzo posto con i nostri 37 milioni. L’Hub portuale è di interesse europeo, non ci sono dubbi».
A livello politico il vostro rientro nel Napa ha aiutato il progetto Hub Portuale?
«La nostra presenza nel Napa credo che abbia influito positivamente a livello d’immagine, a livello politico, non a livello tecnico. Alla cerimonia per il nostro rientro nell’associazione dei porti dell’Alto Adriatico era presenta il Coordinatore Europeo del Corridoio Adriatico-Baltico, di cui Ravenna fa parte, Kurt Bodewig, che partecipò all’incontro che si tenne a Ravenna per sancire il rientro in Napa, un fatto significativo».
Ravenna nel Napa alla luce dell’Hub portuale acquisirà un ruolo più importante?
«Nel Napa i nostri colleghi italiani e quelli croati ci guardano con maggiore interesse, perché hanno capito che noi possiamo dare un contributo più importante alla portualità dell’Alto Adriatico, intesa come traffici e come attrattività. Abbiamo dimostrato che ci sono dei progetti che possiamo fare e quindi portare un contributo a questa associazione, anche in termini di lobbing in sede europea. Anzi, probabilmente, ci chiederanno di prenderci qualche responsabilità in più, ma andremo per gradi, ora c’è il progetto da realizzare».
La voce dell’Adriatico si sente un po’ più forte grazie anche a Ravenna? I concorrenti sono Rotterdam e Amburgo, o sono i porti croati?
«Certamente Ravenna è più forte ed abbiamo capito tutti nel Napa che il ‘nemico’ non sta sull’altra sponda dell’Adriatico, ma sta molto più a nord, e quindi noi dobbiamo fare competizione con i porti nord-europei e fare più sinergia invece fra di noi. Ci saranno gli spazi per farlo».
Si riferisce al grande progetto «Via della Seta»? Che porti verranno coinvolti? Ravenna potrà avere un ruolo?
«La via di mare è più facilmente realizzabile, in questo l’Adriatico è il principale sbocco, più complicata invece quella di terra. Parliamo della via di mare che collegherà la Cina all’Europa, il progetto si basa sulle grandi navi porta container di ultima generazione, che sono navi da 16-18mila teus, che pescano a meno 15-16 metri di fondale. In campo ci sarà solo Trieste perché ha fondali maturi capaci di accogliere le grandi navi. Tuttavia Trieste non avrà tutta la capienza necessaria (accoglie già molte merci), quindi ci sarà la necessità di un porto di transhipment ed in questo Ravenna potrà avere voce in capitolo importante. Noi avremo i fondali adeguati, già a meno 12,5 metri, poi a meno 14,5 metri, ma soprattutto avremo disponibilità di aree logistiche di circa 200 ettari in porto che nessun altro scalo potrà vantare».
A progetto completato ci sarà anche l’allaccio ferroviario doppio sul Candiano?
«Questo tassello sarà molto importante per rendere più appetibile il nostro porto, anche a livello internazionale, e vi è già il Protocollo sottoscritto con Rfi che prevede la realizzazione di due nuove stazioni dedicate alle merci in destra e sinistra Candiano».
Fra gli operatori il clima è tornato sereno. Preoccupano i lavori molto invasivi sulle banchine?
«C’è un clima di grande attesa e «C’è un clima di grande attesa e anche preoccupazione, i lavori non saranno indifferenti nel porto. Dovremo andare a realizzare 6 km di banchine, quindi anche qui ci sarà un impatto sulle modalità operative dei terminals. Bisognerà trovare una grande collaborazione tra tutti i soggetti in campo, perché la piena funzionalità del porto andrà garantita».
La sua azione si è caratterizzata molto sul confronto con gli operatori. Continuerà più frequente?
«Abbiamo la disponibilità di tutte le associazioni economiche che ci daranno una mano in questi anni non semplici. Faremo partire un dialogo diretto sia con le associazioni dei terminalisti, che con tutti gli operatori coinvolti. Ci sarà un confronto costante a partire dalle prossime settimane per la preparazione del bando, che rappresenta la fase più difficile per poi avere il consenso di tutti i soggetti».
Ci saranno espropri?
«Non credo ce ne sia bisogno, tutte le aree interessate potremo acquisirle in modo diretto, mi sembra che tutti i proprietari siano interessati a cedere le aree o dove è possibile a sviluppare progetti in autonomia. Noi in questo caso siamo molto disponibili, daremo tutto il nostro supporto verso privati che vorranno fare loro piani industriali coerenti con tutto l’impianto dell’Hub portuale».