Ginecologia e Ostetricia, a Ravenna «il reparto sta scoppiando»
Silvia Manzani - «Le segnalazioni non smettono di arrivarci. Continuiamo a essere preoccupati». Luca Gaudenzi del comitato «Giù le mani dalla Pediatria» che a Faenza, in passato, si è più volte mobilitato per la difesa del reparto e che è intervenuto anche a Ravenna dopo che i cesarei programmati erano stati dirottati al «Santa Maria delle Croci» sia da Faenza che da Lugo, parla di pazienti che si sentono «abbandonate» e di carichi di lavoro eccessivi rispetto al personale: «Non siamo medici, siamo genitori. E non abbiamo mai messo il becco sulle questioni strettamente cliniche. Quello che però vediamo è un aumento esponenziale dei numeri in Ginecologia e Ostetricia a Ravenna. Ci arrivano racconti di donne che preferiscono andare a Forlì e Imola, per non rischiare di essere seguite male o di non trovare un posto letto. Noi non puntiamo il dito contro il personale, che senz’altro farà del proprio meglio, ma contro un’organizzazione che, stando alle testimonianze, non pare così efficiente». Ad aggravare le cose, secondo Gaudenzi, è una sorta di clima di omertà che si è venuto a creare intorno alla questione: «Le risposte che l’Asl ci ha fornito in passato non sono esaustive. E notiamo una sorta di paura a parlare apertamente delle criticità del reparto. Ci piacerebbe, invece, che se ne discutesse in maniera trasparente. Il fatto che ci siano un reparto che scoppia e altri due che se non sono deserti, per lo meno lavorano a ritmi blandi, non ci fa stare per niente tranquilli».
QUALCHE NUMERO
In effetti, nonostante i 430 parti l’anno di Faenza e i 320 di Lugo, i due punti di nascita non paiono essere destinati a chiudere. E mentre i due H24 ostetrici gestiscono uno o due casi al giorno, quello di Ravenna può raggiungere anche quota 35 pazienti. A Ravenna, inoltre, in poco più di un anno sono più che raddoppiati, passando da circa 60 a circa 150 casi, gli interventi di Oncologia ginecologica. Invece che avere un grande ospedale con molti posti letto e medici preparati a tutto, la situazione attuale è quella di una dispersione di forze, con un sovraccarico di lavoro per la sede ravennate. A complicare ulteriormente le cose, il fatto che le urgenze ginecologiche, da pochi giorni, a Ravenna vengono svolte nel blocco multidisciplinare per mancanza di infermieri dedicati alla Ginecologia, con il risultato che è stato necessario introdurre un secondo medico reperibile, che va ad aggiungersi al primo reperibile e a quello di guardia, mettendo ancora più a dura prova il personale già scarso. Trasferendo tutto a Ravenna, invece, secondo alcuni renderebbe fattibile l’ipotesi di istituire la doppia guardia 24 ore su 24.
INTERROGAZIONE AL SINDACO
Sul tema ha depositato qualche tempo fa un’interrogazione anche il gruppo consiliare «Ravenna in Comune», preoccupato in particolare dello spostamento del reparto di degenza della Ginecologia in Chirurgia: «Vorremmo avere delucidazioni – ha spiegato il capogruppo Massimo Manzoli – sul fatto che si tratti di una scelta legata alla qualità dell’organizzazione e non al risparmio. Avevamo chiesto all’Asl, ricevendo solo una risposta stizzita e negazionista, che fine avrebbero fatto, per esempio, le infermiere della Ginecologia e dove sarebbero state collocate le pazienti ginecologiche. Volevamo anche sapere se il personale della degenza chirurgica sarebbe stato potenziato e dove sarebbero finite le donne che necessitano di un ricovero ginecologico ma che non devono subire interventi». Ad allarmare Manzoli, anche la situazione dei ginecologi di guardia: «Il loro lavoro quotidiano consiste soprattutto nella sorveglianza e nell’assistenza in sala parto, nell’esecuzione delle visite di pronto soccorso sia ostetrico che ginecologico, nell’esecuzione delle visite di dimissione e nella produzione della relativa documentazione. Dovranno ‘fare le corse’ fra due luoghi fra loro molto distanti per riuscire a espletare tutto il loro lavoro? Parliamo di un reparto già piuttosto critico, non vorremmo che i disservizi aumentassero». Sta di fatto che, al momento, sia le pazienti oncologiche che quelle non oncologiche e non chirurgiche di Ginecologia sono dov’erano prima, in attesa di nuove decisioni e con due stanze in meno passate alla Pediatria.
«OSTETRICHE NEL PANICO»
E tra le ultime segnalazioni c’è quella di Francesca (nome di fantasia) che qualche settimana fa, incinta di 32 settimane, si è presentata in Ostetricia in preda alle contrazioni: «Ho visto le ostetriche agitate perché il medico di turno era in sala operatoria e io, siccome mia figlia è podalica, nel caso il travaglio fosse proseguito avrei dovuto subire un cesareo. Per fortuna mi hanno ricoverata ed è andato tutto bene. Ma ho visto una situazione preoccupante».
IL PRIMARIO: «MANCANO QUATTRO MEDICI»
Non fa mistero della situazione di Ginecologia e Ostetricia il direttore dell’Unità operativa che si dipana anche su Faenza e Lugo Davide Tassinari, che parla di quattro medici che al momento mancano all’appello sui tre presidi: «Stiamo pagando lo scotto di un problema nazionale, quello della carenza di specialisti, che quindi non si presentano ai concorsi e dei quali gli ospedali sono carenti. Nel nostro caso, abbiamo ginecologi che si sono trasferiti altrove, magari per motivi di vicinanza alla famiglia, e chi lavora qui sta lavorando a un ritmo molto sostenuto. Speriamo che con il bando di concorso che scade il 16 marzo possa essere assunto nuovo personale, per dare respiro al reparto».
In questo senso, lo spostamento delle degenze di Ginecologia verso la Chirurgia è stato fatto durare, spiega Tassinari, solo un paio di settimane: «Ci siamo resi conto che non era un’organizzazione ottimale perché il medico di turno era costretto a spostarsi su due reparti non vicini. Siamo quindi tornati al sistema di prima: le ultime pazienti che sono entrate in Ginecologia sono state ricoverate, come avveniva prima, al terzo piano della scala arancione. Questo non esclude la possibilità, se dovessero arrivare medici in più, di ritentare la sperimentazione che al momento è risultata difficile, visto che, specie di notte, non possiamo disporre di due ginecologi in servizio contemporaneamente». Quanto ai cesarei programmati che erano stati portati a Ravenna, qualcosa è cambiato: «Anche in quel caso, abbiamo corretto il tiro per non sovraccaricare il Santa Maria delle Croci. I cesarei elettivi più semplici, magari quando il bambino è podalico o la donna ha subito un unico cesareo in passato, possono essere effettuati anche a Lugo e Faenza, che sono strutture di primo livello per quanto riguarda l’Ostetricia. I più complessi, invece, vanno fatti a Ravenna, che è un secondo livello». In generale, Tassinari ammette che non è facile far quadrare il cerchio: «Tra le presenze effettive, la reperibilità e i spostamenti nei tre presidi, le questioni sono tante e complesse».