Franco Masotti del Ravenna Festival propone di valorizzare la Cà del Liscio

Elena Nencini
Franco Masotti, co-direttore artistico di Ravenna Festival, che nel 2013 fu dedicato ad «Alchimie popolari, una balera ai giardini», si esprime così su Raoul Casadei: «Se ne va un altro pezzo di storia della Romagna - esordisce Masotti -, proprio nei 50 anni dalla morte di Secondo Casadei, lo zio di Raoul. Io credo sia necessario distinguere l’invenzione del folklore romagnolo, ossia l’adozione in questa terra dei balli di coppia borghesi che vennero introdotti già nell’800 e poi canonizzati da Carlo Brighi e Secondo Casadei, dall’operazione che ha fatto Raoul, figlia di un’altra epoca e con abbondanti dosi di marketing. E’ stato proprio Raoul a far conoscere il ‘liscio’ in tutta Italia e anche oltre. Prima di lui, si trattava di un fenomeno solo romagnolo: Raoul ha coniato ‘la musica solare’, che ha mirato soprattutto ad aggiornare la musica da ballo romagnola inserendola in uno scenario più internazionale. I fedelissimi di Secondo, per questa svolta, lo hanno accusato di tradimento, ma questo tipo di polemica è tipica anche del carattere dei romagnoli. Io credo che il lascito più importante di Raoul, troppo spesso dimenticato, sia stata una piccola utopia: la Cà del Liscio. È stata il frutto maturo di una grande invenzione e di una visione: doveva riunire tutte le generazioni e comprendere al suo interno un ristorante e una pizzeria ma anche un asilo, dove i ballerini potessero lasciare i figli piccoli. É una struttura che non è mai stata valorizzata a sufficienza: ci sono passati personaggi come Ella Fitzgerald e Ray Charles, se fossimo all’Olympia a Parigi troveremmo all’ingresso le foto delle celebrità che si sono esibite. Quando il teatro Alighieri fu chiuso, le attività culturali furono trasferite proprio alla Cà del Liscio. Non esiste un altro luogo simile in Italia, con otto grandi piste da ballo, dalle più piccole alle più grandi».
E conclude: «Secondo Casadei ha fatto evolvere la musica da ballo romagnola aggiungendo la batteria ed elementi jazz, mentre il primo e già indicativo contributo di Raoul furono le canzoni-cartolina, nelle quali l’obiettivo è di tipo promozionale. In questo modo Raoul ha sviluppato all’ennesima potenza l’idea di turismo culturale, tradendo però la sostanza e la qualità musicale che arrivavano dal repertorio di Secondo. Va ribadito che è stato Raoul a far conoscere Romagna mia e il liscio a tutto il mondo, ma probabilmente meriterebbe di essere studiato più nei master di discipline turistiche che nei conservatori. Con lui se ne va un epoca e un mondo. È però da poco stata aperta un’interessante ‘terza via’, quella del progetto Extraliscio».