Sandro Bassi - Il più antico e più suggestivo campanile di Faenza si arricchisce di nuove campane. Si tratta della «torre otticuspide rossa impenetrabile arida» (così nella mirabile descrizione del visionario Dino Campana) che ha rinnovato integralmente il suo corredo concertante, già rifatto nel dopoguerra dopo la distruzione del 1944, a suon di bombe e granate, dell’intera sommità. In quell’occasione era crollata anche la campanona più grande, forgiata nel 1331 da Ugolino Toscolo e che pure era stata risparmiata dalle requisizioni autarchiche degli anni ‘30 da parte di un Regime affamato di ogni metallo.
Con la ricostruzione del 1952 il parroco, don Tellarini, si occupò di tutto l’arredo suonante e seguì personalmente la fusione, a Fermo, delle cinque campane, al punto che nel trasportare a casa l’ultima, con la propria auto, trovò la morte in un incidente stradale.
«Stavolta invece è andato tutto benissimo - spiega Mattia Randi, volontario della parrocchia - e le cinque campane nuove ora sono in chiesa; verranno issate sul campanile a fine estate e intanto tutti le possono ammirare. Sono state rifuse fedelmente, con le stesse decorazioni, le stesse forme e lo stesso peso, che rispettivamente è di kg 128, 199, 263, 384 e 723. Naturalmente faremo un concerto inaugurale e anzi pensiamo di organizzare una vera e propria scuola, visto che i campanari ci sono già e si esercitano principalmente in questo sito, già oggetto anche di visite turistiche per via dell’antichità del fusto (X-XI sec.), della sua particolarità costruttiva che vede due strutture, una dentro l’altra, con scala a chiocciola interposta, e per via dell’emozionante panorama che si gode dalla cima». In passato molto sofferente per i danni di guerra e poi da incurie varie, la chiesa di Santa Maria Vecchia è stata da poco restaurata sulla facciata e poi ripulita negli interni anche con il salvataggio di due notevoli opere d’arte, la giottesca «Madonna del Latte» e la cinquecentesca pala del Sacchi. Il campanile la impreziosisce ulteriormente.