Faenza, residenza Sant'Umiltà: sindacati preoccupati, la risposta delle cooperative

Romagna | 21 Febbraio 2019 Cronaca
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«Cosa succede se non mi dimetto?». A Faenza, in via Cova, al civico 23, dove sorgeva l’antica villa «Galli-Ferniani», le lavoratrici non si chiedono altro da settimane. Le cooperative sociali In Cammino e Zerocento hanno annunciato un piano di riorganizzazione gestionale della casa di riposo «Sant’Umiltà» che getta ombre sul futuro di poco meno di una trentina di lavoratrici.
Le due società, che dal 1998 gestiscono in solido il centro residenziale nel rispetto dei requisiti di accreditamento, sono in pressing, su personale e sindacati, per assicurare il passaggio di gestione dei servizi socio-assistenziali offerti dalla struttura nelle mani della cooperativa In Cammino che, bontà sua, si ritroverà ad “ereditare” anche il personale attualmente in organico a Zerocento.
«Per mantenere il posto in struttura – spiegano FP Cgil Ravenna, Fisascat Cisl Romagna e Uil-FPL – è stato chiesto alle lavoratrici di dimettersi, e rinunciare, di fatto, ad indennità di circa 120-130 euro mensili che le dipendenti percepiscono da quasi vent’anni». Unica contropartita, oltre al mantenimento del trattamento contrattuale in essere e all’anzianità di servizio, il riconoscimento di un incentivo all’esodo di un migliaio di euro lordi e la promessa della stabilità della sede di lavoro fino alla fine del periodo di accreditamento (in scadenza al 31 dicembre del 2020).
«In modo arbitrario ed unilaterale – proseguono le organizzazioni sindacali di categoria di Cgil, Cisl e Uil – senza margine alcuno per una trattativa, e senza riguardo per la responsabilità sociale che avrebbero a svolgere nel territorio di riferimento, le cooperative stanno rendendosi responsabili di pesanti violazioni contrattuali e normative, con conseguente danno professionale ed economico a carico delle lavoratrici coinvolte e con presumibili ricadute deleterie anche sulla continuità e la qualità dei servizi erogati».
Il tutto, ad invarianza delle risorse accordate alle cooperative in ragione del contratto di servizio e del richiamato accreditamento definitivo. «Si dispongono risparmi ed economie – valutano i sindacati – ci si prodiga per “ottimizzare” la gestione e l'organizzazione della struttura, e si lesina sul salario accessorio di queste lavoratrici, senza nemmeno che siano state negate risorse al servizio».
A nulla sono valsi gli appelli alle istituzioni competenti per il territorio. «L’unico ad intervenire – informano i sindacati – è stato il sindaco di Solarolo, Fabio Anconelli, che nell’Unione della Romagna Faentina ha la delega ai servizi socio-sanitari. Il sindaco ha fatto in modo che le cooperative ammettessero il progetto per iscritto in un verbale d'incontro dello scorso 15 gennaio. Poi, però, al fianco delle due società ha tenuto assemblee con le lavoratrici per spiegare l'operazione: prima a Faenza e poi a Casola Valsenio, nella Residenza “S. Antonio Abate e S.S. Filippo e Giacomo”, dove altre 23 lavoratrici, in questo caso dipendenti della cooperativa In Cammino, sono chiamate ad affrontare un meno traumatico passaggio alla cooperativa Zerocento. Anche a Casola, è stato chiesto alle lavoratrici di rassegnare le dimissioni, almeno qui però, le condizioni economiche e contrattuali di lavoro non sono in discussione: laddove l’operazione fosse perfezionata, ci sarebbe l’impegno di Zerocento per il mantenimento di tutte le garanzie attualmente godute».

LA RISPOSTA DI LEGACOOP E CONFCOOPERATIVE

«Quanto accaduto nella giornata di ieri è qualcosa di estremamente negativo e in contrasto con il sistema di relazioni sindacali definito all’interno dell’Integrativo Territoriale di Ravenna».

A dirlo sono le centrali cooperative Legacoop Romagna e Confcooperative Ravenna-Rimini, in rappresentanza delle cooperative sociali Zerocento e In Cammino e in relazione alle dichiarazioni dei rappresentanti delle sigle sindacali Cgil, Cisl e Uil, riguardo la riorganizzazione delle Cra di Casola Valsenio e Sant’Umiltà di Faenza.

«La riorganizzazione del servizio del territorio faentino - continuano i rappresentanti delle due centrali cooperative - è stata effettuata attraverso il confronto da parte delle cooperative sociali coinvolte con i lavoratori, le organizzazioni sindacali e le Istituzioni. Un confronto che aveva individuato soluzioni per il passaggio di lavoratori da una cooperativa all’altra».

«La convocazione di una conferenza stampa da parte dei sindacati, al fine di denunciare dette soluzioni che vengono ritenute penalizzanti per i lavoratori, è avvenuta senza avere tentato alcuna ricomposizione attraverso la convocazione del Tavolo Unico, così come previsto in questi casi dall’Integrativo Territoriale per le cooperative sociali della provincia di Ravenna».

«Le affermazioni con cui si chiude il comunicato stampa delle Organizzazioni Sindacali è di estrema gravità soprattutto perché porta a contestare il ruolo della cooperazione sociale nei servizi alla persona, che è stato in realtà un valore aggiunto del nostro territorio».

«Dissentiamo quindi dalle considerazioni di natura politica relative alla ‘sconsiderata privatizzazione dei servizi’, perché irrispettose delle scelte politiche regionali e offensive del mondo cooperativo che rappresentiamo, che si è fatto carico di co- gestire insieme agli altri soggetti, Regione Emilia Romagna ed enti locali, un sistema di servizi certamente perfettibile, ma con parametri e standard di elevata qualità; un servizio pubblico - lo ricordiamo - svolto da cooperative, che forma e stabilizza i lavoratori (e non volontari) regolarmente assunti e inquadrati nel rispetto di contratti collettivi di lavoro di cui gli stessi sindacati Cgil Cisl e Uil sono firmatari».

«Cogliamo l’occasione per denunciare un peggioramento delle relazioni sindacali su più fronti, anche in relazione alla continua e insistente richiesta di applicazione del CCNL FISE nelle cooperative sociali di tipo B coinvolte, nell’ambito della propria  ‘mission’ di inserimento lavorativo di persone con disabilità o disagio sociale, sul servizio di raccolta e trasporto rifiuti».

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