Faenza, dieci «rifugiati» in cucina, un progetto inclusivo in collina

Romagna | 12 Ottobre 2018 Cronaca
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Riccardo Isola - L’integrazione e la professionalizzazione delle persone richiedenti asilo, presenti nel faentino, passa attraverso la cucina e l’agricoltura. Un corso formativo, partito l’8 ottobre e rivolto a dieci giovani stranieri del comprensorio faentino, ha infatti preso il via sulle prime colline fuori Faenza. L’idea e il progetto parte dall’Azienda di servizi alla persona della Romagna faentina in collaborazione con lo staff del ristorante e albergo «Il Vecchio convento» di Portico di Romagna, già da tempo impegnato e specializzato in interventi di questa tipologia nel territorio romagnolo.
La location scelta per questa sperimentazione, la prima del ravennate, è l’ex agriturismo «Ca’ Vincenzona» in via San Mamante 125 nelle colline vicino ad Oriolo dei Fichi a Faenza. Una struttura di proprietà dell’Asp, gestita dalla società agricola «Terre di San Mamante e Oriolo», composta dalla stessa Asp e dall’azienda agricola Ancarani, che dal febbraio 2017 è stata riconvertita in Centro d’accoglienza straordinaria (Cas). In questa struttura oggi risiedono anche una ventina di giovani richiedenti asilo che si sono integrati fin da subito nel territorio e con la comunità locale, attraverso un proficuo rapporto  di collaborazione con l’associazione «Torre di Oriolo» e attraverso opportunità di inserimento lavorativo in attività stagionali in agricoltura.
«Questo corso fortemente innovativo nel e per il territorio - spiegano gli organizzatori -, attraverso la combinazione di momenti di storytelling, di yoga e, soprattutto, di cucina, intende formare professionalità e valutare la personalità dei partecipanti, abituandoli a fare gruppo e a lavorare in gruppo. A conclusione del corso, ai più meritevoli, potrà essere offerta l’opportunità di importanti stage presso ristoranti italiani ed europei, a completamento di un percorso di crescita professionale e personale, con conseguenti prospettive di inserimento lavorativo nel settore».
Una formazione quindi molto orientata ad un concreto sbocco occupazionale, che proprio per la sua dimensione di sperimentazione si rivolge, in questa prima fase, ad un numero limitato di partecipanti, non necessariamente con esperienza nel settore, ma con forte motivazione e volontà di apprendimento e crescita.
Sono così stati individuate dieci persone richiedenti protezione internazionale presenti nel territorio della Romagna faentina. Sei di questi provengono da strutture private in convenzione e quattro dalla stessa Asp. In tutto si tratta di sei uomini e quattro donne provenienti dal Burkina Faso, Nigeria, Senegal e Costa d’Avorio. Fino al 14 dicembre i ragazzi parteciperanno tutte le settimane ai momenti di formazione che si distribuiranno nelle giornate del lunedì mattina, mercoledì mattina e giovedì pomeriggio. In tutti questi appuntamenti il gruppo affronterà momenti di confronto e conoscenza e soprattutto vere e proprie lezioni operative che permetteranno di acquisire tecniche di base per poter operare in una cucina anche di natura professionale.
Ma i progetti di agricoltura sociale ed inclusiva nel territorio non si fermano qui. Sempre in terreni di proprietà adiacenti «Ca’ Vincenzona», l’Asp sta impostando una serie di iniziative destinate a mettere a disposizione del comprensorio una serie di attività, sempre nel settore agricolo (orti sociali, laboratori di agricoltura, ecc), rivolte a fragilità differenti come anziani, disabili e giovani. 

Le persone ospitate sono 238 su 350 posti disponibili

Al 5 ottobre i richiedenti protezione internazionale nel comprensorio faentino sono 238.  Il servizio di accoglienza dei cittadini stranieri, come da convenzione stipulata tra l’Azienda di servizi alla persona della Romagna faentina e la Prefettura di Ravenna il 31 gennaio 2017, prevede la disponibilità di posti letto pari a 353 unità. Nei sei comuni del territorio a detenere la quantità maggiore è Faenza con 159 persone. Seguono Solarolo con 20 unità, Casola Valsenio con 18, Riolo Terme con 16, Brisighella con 13 e chiude Castel Bolognese con 12. La ripartizione tra le varie strutture vede 121 di questi richiedenti essere dislocati in strutture a gestione diretta dell’Asp mentre i restanti 217 sono gestiti da altri soggetti convenzionati.
 
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