Faenza, come è cambiato il commercio a dieci anni dall'apertura delle Maioliche

Romagna | 28 Giugno 2019 Cronaca
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Riccardo Isola - Compie dieci anni il centro commerciale «Le Maioliche» di Faenza, uno spazio che ha creato un forte dibattito in città. Sia durante la sua costruzione che ancora oggi. Era il giugno 2009 quando in via Bisaura, dietro il casello dell’Autostrada A14, venne tagliato il nastro del complesso commerciale. Un momento di festa che arrivò dopo quasi tre anni di gestazione visto che il progetto venne approvato infatti nell’ottobre del 2006. La creazione di un mega polo aprì la strada successivamente anche ad altri interventi emulativi, come quello di Conad con «La Filanda» (2011), successivamente quello mai decollato del centro «Le Perle» ancora in stand by, si sarebbe dovuto inaugurare nel 2012, il nuovo Lidl nella zona dell’ex Cisa (2018) e più recentemente Aldi (2018).
I NUMERI DELLA STRUTTURA
Il centro commerciale «Le Maioliche», ha un’estensione complessiva di 31.948 mq di Gla (Gross Leasable Area). Il polo commerciale ha portato Coop Adriatica, ideatrice e realizzatrice del progetto, ad investire circa 80 milioni di euro. Questo è composto da un’area adibita ad Ipercoop (circa 9.300 mq con oltre un centinaio di addetti) e da una galleria commerciale in cui operano e sono presenti quasi una cinquantina di negozi tra attività di servizio e di somministrazione di cibo e bevande. A questo imponente complesso si devono aggiungere anche tre medie superfici commerciali realizzate all’esterno della galleria principale, ma adiacenti e collegate da una passerella coperta, che ospitano il negozio sportivo «Decathlon», quello di «Maison du Monde» e «Bricofer». Inoltre nell’area di ingresso all’area commerciale, subito dopo il cavalcavia sull’autostrada, da quattro anni è stata realizzata una stazione di servizio con distributore di carburanti e Gpl. Il 19 marzo 2015 è così entrato in funzione lo spazio a marchio «Enercoop», società controllata da Coop Adriatica. L’impianto è composto da 4 isole (8 pompe) benzina/diesel e 2 isole (4 pompe) gpl multistation. L’investimento per questo ulteriore tassello si è aggirato sui 2 milioni di euro.
IL COMMENTO DI CASADIO
In quell’ormai «lontano» 2009 tra le autorità presenti al taglio del nastro c’era anche Claudio Casadio. L’allora primo cittadino manfredo, a distanza di dieci anni, difende la scelta fatta dall’amministrazione. «Quelli erano anni in cui la città di Faenza era in forte espansione - afferma lo stesso ex sindaco - dimostrava forte dinamicità e sviluppo economico. Erano anni diversi, a partire da quando e come si era iniziato a pensare di cosa fare di Faenza per il domani, da quelli che dal 2008 abbiamo iniziato a subire ma il progetto di creare, lungo un asse strategico come quello di via Granarolo, un polo di sviluppo era stata una scelta ponderata e strategica». Sempre per l’ex primo cittadino «è vero che oggi stiamo vedendo un generale ridimensionamento e contrazione dello sviluppo dei centri e poli di grande distribuzione in Italia e non solo. Ma questi sono altri tempi» Ma non ci si ferma solo all’esistente e al passato. Per Casadio, infatti, «oggi la questione del commercio, con una sempre presente diatriba tra grande distribuzione e commercio di vicinato e del dettaglio, è ancora di più destabilizzata dalla dimensione globalizzata della vendita online. Sono dinamiche che fanno parte del progresso e dello sviluppo di cui la politica, in ogni suo ambito e grado, dal nazionale al locale, deve saper tenere testa.  Bisogna saperci fare i conti. Tutti gli investimenti privati - conclude Casadio - portano con loro dei rischi, basti pensare che dal 2008, in Italia sono sparite 100 mila aziende, e la colpa non è certo e solo per incapacità o scelte sbagliate del privato stesso e di chi ne dovrebbe agevolare la crescita, ma per dinamiche di competitività che non lasciano troppi spazi di manovra in un mercato globale».

IL PUNTO DI SERGIO SCIPI (FAENZA C’ENTRO)
«Siamo assultamnente convinti - commenta il presidente del consorzio Faenza c’entro, Sergio Scipi - che la realizzazione di una serie di centri commerciali di grandi dimensioni abbia concretamente influito sulle difficoltà che il commercio in centro sta vivendo da diversi anni. Questo è tanto banale quanto innegabile». Ma non solo, lo stesso aggiunge che «se oggi si vuole veramente aiutare il centro commerciale naturale rappresentato dai negozianti del centro storico non bastano più grandi eventi, seppur importanti e iniziative a spot di qualità (Argillà, Martedì d’estate, Bei, Buongiorno ceramica ecc),  ma una programmazione che sappia catalizzare interesse sempre crescente e cadenzato nel cuore della città. Siamo altresì convinti - prosegue - che l’attuale amministrazione comunale abbia comunque effettuato diversi sforzi positivi, dimostrando sensibilità al tema, finanziando e partecipando sempre attivamente e costruttivamente alla programmazione della vitalità del centro». Quello che per il Consorzio dei negozianti servirebbe è poi «una migliore accessibilità per il centro città. Aver spostato fuori dalle mura importanti strutture commerciali, con conseguenti ricadute più efficaci sul piano della logistica e degli spostamenti, ha di fatto cambiato gli stili di acquisto da parte dei cittadini, senza contare poi l’avvento del commercio on-line, ma questa è ben altra storia».

LE ANALISI DI ASCOM E CONFESERCENTI
Dieci anni fa l’apertura del centro commerciale Maioliche fu causa di accese polemiche da parte delle associazioni di categoria. «Le Maioliche hanno rappresentato lo sbarco della grande distribuzione nel nostro territorio - ricorda Paolo Caroli di Confcommercio Ascom Faenza - prima c’erano supermercati di quartiere atti esclusivamente alla vendita di generi alimentari, quindi per la realtà faentina e comprensoriale è stata una grossa novità». Peraltro in quel periodo era scoppiata la crisi economica. «Eravamo in pieno periodo di recessione - spiega Walter Dal Borgo di Confesercenti - il denaro era sempre meno, i consumi si stavano riducendo e quindi si trattò di una spallata forte. Il punto però è un altro: dopo quell’insediamento ne sono arrivati di nuovi». Non si parla ovviamente del mai completato outlet Le Perle ma dei successivi ipermercati anche di recente inaugurazione. «Dopo le Maioliche sono arrivati la Filanda, il Lidl, Aldi - prosegue Dal Borgo -. Noi capiamo perfettamente che si fa cassa con i diritti di urbanizzazione, su questo non ci piove, ma quante famiglie sono rimaste senza lavoro nel centro storico? Quanti i negozi storici che hanno dovuto chiudere? E parliamo di attività che erano un fiore all’occhiello per la città». In altre parole «l’apertura delle Maioliche ha avuto una ripercussione non positiva - sottolinea Chiara Venturi di Confesercenti - poi si sono aggiunte un altro tipo di problematiche come il piano sosta, quindi una riduzione dell’accessibilità e tutta un’altra serie di circostanze negative che sicuramente non hanno fatto bene al centro storico. Da lì nasce il problema dei negozi sfitti e del turnover sempre più veloce. Certo, sono aumentati i pubblici esercizi ma le attività tradizionali del commercio stanno scomparendo». Oggi le priorità sono diverse, il mercato si è evoluto e le sfide all’ordine del giorno sono altre come sostiene Paolo Caroli. «Il tempo ci ha dato ragione, non c’era spazio a Faenza per due strutture del genere (Maioliche e Filanda, ndr) Noi però attualmente siamo preoccupati, sia perché l’avvento delle vendite online è diventato un competitor formidabile, sia perché si parla dell’ampliamento della Ztl che sarebbe un’altra mazzata per il centro». In ultimo, recentemente, sono arrivati segnali per quanto concerne un ulteriore insediamento nell’ex area Sariaf, che le associazioni di categoria stigmatizzano in maniera decisa. «Mi auguro che la corsa agli insediamenti delle medie e grandi strutture sia finita, anche perché ormai il mercato è saturo» conclude Chiara Venturi. (da.ve.)                   
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