Faenza, Angelo Emiliani ricorda Beppe Casadio, intellettuale e sindacalista
Angelo Emiliani
Nella tarda mattinata di martedì 24 ottobre ci ha lasciato Giuseppe Casadio, Beppe. Era nato a Granarolo il 1º maggio 1946, una data premonitrice per un uomo che ha speso tutta la vita, da dirigente della Cgil, per la causa delle lavoratrici e dei lavoratori.
A Brescia, dov’era da insegnante precario, perse cinque colleghi nella strage fascista di piazza della Loggia. Quel dramma lo indusse ad andarsene da quella città, a tornare nella sua Faenza per rendersi utile. Venne alla Camera del Lavoro e quel giorno dell’estate 1974 segnò per lui l’avvio di un percorso che l’ha portato ai vertici della Cgil. Eletto segretario provinciale della Fiom, nel ’76 entra a far parte della segreteria confederale e due anni dopo ne diviene segretario generale. Nell’84 è chiamato nella segreteria regionale dell’Emilia Romagna e nell’88 è eletto segretario generale, incarico che tiene fino al 1996 per poi passare alla segreteria nazionale della Confederazione. Braccio destro di Sergio Cofferati, per otto anni è stato a capo dei dipartimenti Politiche attive del lavoro, Ambiente e territorio, Politiche di riforma istituzionale. Su questi e su altri temi – mercato del lavoro, politiche giovanili e femminili, migranti, diritto del lavoro, infortuni sul lavoro, legalità e lotta alla criminalità organizzata – ha scritto saggi, relazioni e prefazioni lasciando un grande patrimonio di analisi, di riflessioni e di proposte.
Alla scadenza statutaria del mandato, nel 2004, assume la presidenza dell’Associazione per le celebrazioni del centenario della Cgil, coordinando innumerevoli attività culturali, artistiche e storiche avvalendosi della collaborazione di grandi nomi della cultura, dal musicista Nicola Piovani al poeta Vincenzo Cerami ad altri ancora. Il lungometraggio “Il mio Paese”, realizzato dal regista Davide Vicari, ottiene nel 2007 il David di Donatello alla Mostra di Venezia per la sezione Orizzonti.
Il seguito il presidente della Repubblica lo nomina, su proposta della Cgil, consigliere del Cnel, ente nel quale per dieci anni ha ricoperto l’incarico di presidente della Commissione Lavoro e Settori produttivi. Ha poi diretto il Comitato scientifico del premio letterario “LiberEtà”, la rassegna annuale di inediti dedicati alla memoria.
Poi la malattia gravissima che l’ha colpito, nel 2014. L’anno seguente è tornato a Faenza, assieme a Milena. La grave invalidità non gli ha impedito neppure per un giorno di essere un protagonista autentico delle vicende politiche e culturali della sua città. E’ stato fondatore e presidente di “Faenza Futuro”, l’associazione alla quale si debbono alcuni degli incontri di più alto livello degli ultimi anni e che ha promosso “Faenza nel futuro, la città secondo i giovani”, una ricerca che si è avvalsa del contributo di oltre cento ragazze e ragazzi e i cui esiti costituiscono indicazioni preziose. Esauritasi quell’esperienza, in primo luogo per difficoltà dovute alla pandemia, Beppe ha aperto sui social la pagina “Vincitori e vinti”, un invito al dialogo e al confronto civile quali antidoti contro il disimpegno. Nel 2021 ha pubblicato “Dietrich Bonhoeffer. Il coraggio e la responsabilità” (Ed. Diogene Multimedia) portando a compimento gli studi sul grande teologo tedesco avviati in gioventù e tradottisi in un primo esito con la tesi di laurea in Pedagogia conseguita presso l’Università di Urbino nel 1970.
Nella lunga, estenuante malattia, a sorreggere Beppe è stata la presenza amorevole e accorta di Milena, moglie, compagna, complice della sua inestinguibile curiosità, della voglia di partecipare – nel senso cantato da Gaber – a dispetto delle avversità e delle limitazioni fisiche. Una mente lucida, quella di Beppe, in un corpo irrimediabilmente malato. Nel 2021 Faenza l’aveva insignito del titolo di “Faentino sotto la torre”.