Faenza, a dieci anni dall'avvio dei lavori per il pronto soccorso adesso si proseguono interventi su facciate, collegamenti e spazi interni
Riccardo Isola - Sono passati dieci anni da quanto i primi mezzi hanno iniziato a lavorare per la creazione del nuovo pronto soccorso dell’ospedale faentino. Era, infatti, il febbraio 2013 quando operai e tecnici iniziarono a lavorare. Da allora quasi ci sono voluti, concretamente, sette anni per la realizzazione. L’operatività, con taglio del nastro con l’allora sindaco Giovanni Malpezzi e il presidente della regione Stefano Bonaccini, avvenne infatti il 9 novembre 2019. Poi la lunga parentesi pandemica, che ne ha limitato l’operatività. Basti pensare alla creazione, nel novembre 2020, della struttura esterna pre triage finalizzata ad una più efficace gestione dell’emergenza Covid-19 funzionando come un filtro per la valutazione rapida delle classi di rischio, indirizzando i pazienti verso percorsi dedicati Covid o non Covid all’interno della struttura.
LA RIORGANIZZAZIONE
I lavori per il nuovo Pronto Soccorso, che hanno visto una spesa di 4,8 milioni di euro, hanno riguardato 2.962 metri quadri coperti (1.332 costruiti ex novo e 1.630 ristrutturati) e 7.780 metri quadri si spazi esterni (3.380 di nuova viabilità e 4.000 di manutenzione straordinaria viabilità, parcheggi ed altre aree esterne). Si sta ancora aspettando l’avvio della sosta a pagamento all’interno dell’area affacciata su viale dello Stradone. Il tutto a disposizione di un reparto di primo intervento sanitario che dispone di 17 medici più il primario, 37 infermieri e 19 oss più 2 coordinatori infermieristici. Tra le caratteristiche nuove apportate ci sono i percorsi di accesso, le più ampie e luminose sale, per la zona retro triage dedicata all’attesa dei pazienti barellati. All’interno sono stati creati 6 ambulatori comunicanti (shock room per codici rossi a maggior gravità più 5 ambulatori comunicanti) attrezzati per gestire i pazienti ad alta/media complessità, una sala radiologica, la shock room e la camera calda, e una zona di osservazione temporanea attrezzata con monitor per il monitoraggio dei pazienti più critici. Altra novità che è stata introdotta è il collegamento con la Radiologia per la diagnostica maggiore (Tac ed ecografie), con la Terapia intensiva polivalente e con la Medicina d’urgenza. In questi anni sono stati potenziati i percorsi fast track e quelli dedicati a particolari problematiche (violenza di genere, paziente fragile, paziente psichiatrico) con separazione dei flussi e maggior riservatezza. La zona di visita e di osservazione è separata dalla sala di attesa. Infine sono stati migliorati i percorsi verso i reparti di degenza con potenziamento del personale per la fascia notturna.
COSA MANCA
«Entro la primavera inoltrata - commenta il direttore dell’Ospedale, Davide Tellarini - alcuni importanti cantieri, che avevano ottenuto oltre 7 milioni di euro diversi anni fa di finanziamento, si concluderanno. Tra questi sicuramente ci sono gli importanti collegamenti vetricali nel giardino della magnolia e nell’area di S. Giuliano. Questi permetteranno di innalzare il livelli di sicurezza antisismica e antincendio dell’ospedale. Molto probabilmente - prosegue - dopo aver concluso recentemente l’intervento di ripristino e messa in sicurezza di tutti i tetti della parte storica, sempre entro primavera, dovremmo risucire a togliere le impalcature su corso Mazzini. Qui si sta, infatti, chiudendo l’importante e non semplice opera di riqualificazione delle facciate». Altri interventi che a breve termineranno sono «la conclusione della messa in sicurezza delle scale storiche interne, praticamente con l’alzata delle balaustre a un metro di altezza tramite l’utilizzo di pannelli di vetro, e della sostituzione di tutti gli infissi nei tre piani del padiglione San Giuliano». Infine Tellarini ci tiene a sottolineare come «a causa dei costi vertiginosi delle materie prime a uso edile, l’intervento già previsto e finanziato per la realizzazione del nuovo reparto di pediatria posto sopra l’area geriatrica, avrà sicuramente bisogno di adeguamenti finanziari che ancora non è facile stimare in modo certo. Sicuramente non sarà un spesa aggiuntiva indifferente».
IL SINDACO ISOLA: «MANTENUTO LA QUALITA' DEI SERVIZI»
«Oggigiorno la situazione della sanità in Italia è particolarmente complessa. Ci troviamo di fronte a due grandi problemi di carattere generale: la scarsità di personale e le risorse. Per quanto riguarda il primo punto, sul numero di medici e personale sanitario, in questi anni si sta assistendo a un calo per quella che viene definita gobba pensionistica, cioè professionisti che si avviano al pensionamento e al tempo stesso pochi quelli che entrano in servizio. Questo rende difficile garantire i servizi sanitari, fenomeno al quale si assiste anche nei nostri territori. Malgrado questo, per quel che riguarda i nostri ambiti, in questi anni siamo riusciti a garantire servizi di qualità dove i nostri ospedali proseguono nel dare risposte e ad accogliere pazienti, anche da altre regioni. È però evidente che anche nel nostro territorio la carenza di professionisti della sanità si fa sentire. Il secondo grande problema è legato al tema delle risorse. Il Covid, nel sistema sanitario, ha determinato importanti impatti, anche nelle regioni, come la nostra, dove malgrado tutto il sistema è robusto e altamente efficiente. La Regione Emilia-Romagna ha ottemperato a forti investimenti, dimostrando la sua grande attenzione e la centralità della sanità pubblica tra i temi da affrontare. Per quel che ci riguarda invece, nel dopo-pandemia, il nostro presidio distrettuale ne è uscito potenziato grazie agli investimenti di cui è stato oggetto. Infatti, dopo anni di precarietà per gli ospedali distrettuali dove, con difficoltà si riuscivano ad attivare Strutture Complesse, oggi a Faenza sono stati attivati una decina di primari, un dato straordinario che ci permettere di essere più forti, di effettuare politiche di sviluppo e fare fronte alle liste d’attesa, altro grosso tema della sanità pubblica. A Faenza sono stati nominati, in pianta organica, primari in ambiti strategici per un ospedale distrettuale, mentre in altre specializzazioni sono state portate avanti operazioni in sinergia con realtà ospedaliere poco distanti. Mi riferisco alla collaborazione con l’ospedale di Forlì per quel che riguarda i reparti di Ginecologia, Oculistica e Senologia, che ci permette di poter dare risposte alle richieste dei pazienti dei nostri territori. Non mancano però le grandi sfide. Prima tra tutte, l’abbattimento delle liste d’attesa. Ci sono poi problemi strutturali con reparti che devono essere potenziati e migliorati. Per quel che riguarda la medicina di territorio da sottolineare l’operazione portata avanti con l’Ausl per la realizzazione della Casa della Salute nella Fiera; quasi 2,3 milioni a disposizione che consentiranno all’Ausl di impostare un primo intervento. Questa struttura permetterà di fornire risposte alle richieste sia per i medici di Medicina Generale che per potenziare i servizi che affiancheranno quelli dell’ospedale. Ci sono infine temi di discussione ancora da definire e sui quali stiamo lavorando. Penso in particolar modo all’automedica; su questo fronte ci stiamo confrontando con l’Ausl per trovare una soluzione condivisa».