Disturbi alimentari, in Romagna casi aumentati del 51% in 4 anni, Di Stani (Ausl) analizza il fenomeno

Romagna | 27 Gennaio 2024 Cronaca
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Marianna Carnoli - Ne soffrono soprattutto giovanissimi ed è un fenomeno che, complici pandemia e lockdown, sta crescendo. I disturbi del comportamento alimentare (DCA) sono subdoli, minano la serenità della famiglia ed in Italia oltre 3 milioni di persone soffrono di anoressia, bulimia e binge eating disorder, il disturbo da alimentazione incontrollata. Il dato è quello del sondaggio nazionale del Ministero della Salute 2019-2023, che incrocia fonti diverse: le schede di dimissione ospedaliera (SDO), gli accessi ai centri specializzati e alla specialistica ambulatoriale, al pronto soccorso e le esenzioni. A Ravenna, a partire già dal 1998, è stata portata avanti una esperienza centrata sulla multidisciplinarietà clinica. Un’esperienza fruttuosa con un team multiprofessionale dedicato a questo percorso, sia per minori che per adulti, in ogni ambito territoriale dell’Ausl Romagna, con personale proveniente da dipartimenti territoriali e ospedalieri, e in particolare medico-psichiatra, psicologo-psicoterapeuta, medico/pediatra-nutrizionista, dietista. «La pandemia ha confermato un trend che era già in crescita, ma dopo il 2020 abbiamo assistito a un aumento enorme di accessi ai servizi per disturbi alimentari e s’è abbassata a 10 anni l’età d’esordio della patologia- ha spiegato Marinella Di Stani, coordinatrice e responsabile del percorso diagnostico terapeutico assistenziale Ausl Romagna, coordinatrice tavolo regionale DCA dell’Emilia Romagna e presidente Siridap-. Ad oggi non abbiamo ancora i dati elaborati dalla Regione per il 2023, ma nell’arco di 4 anni, dal 2018 al 2022, Ausl Romagna ha registrato un aumento del 51% i pazienti tra i 12 e i 25/30 anni. Nel 2022 le persone prese in carico sono state 779 tra cui 444 adulti e 335 minori. Ritengo che ci sarà un lieve aumento nel 2023 o al massimo un trend di stabilità». I fattori che contribuiscono allo sviluppo dei DCA hanno una genesi multifattoriale. «Si parte da una vulnerabilità di base ed una bassa autostima per arrivare ad una famiglia maltrattante dove gli abusi fisici o psicologici sono quasi quotidiani. E ancora le diete ripetute su bambini o adolescenti o le patologie croniche come la celiachia che impongono rigidi regimi alimentari. A questi si aggiungono i fattori esterni, la pressione sociale per raggiungere un ideale di bellezza, il bullismo, la disponibilità di cibo ad alto contenuto calorico». Durante la pandemia ai casi già seguiti se ne sono aggiunti diversi in emergenza perché con il lockdown molte famiglie hanno riconosciuto i sintomi nei figli che solitamente consumavano i pasti fuori casa o nelle loro camere. «Il nostro sistema di cura è una “cornice” che comprende 8 ambulatori dislocati nelle diverse provincie della Romagna con un approccio inclusivo che ricomprende anche i medici di famiglia ed il volontariato e ci consente di dare risposte a tutti i livelli, dall'ambulatoriale, al day hospital al ricovero con un posto letto entro 48 ore. La collaborazione tra tutti i servizi per la presa in carico dei pazienti è fondamentale e va certo valorizzata la nostra rete, un modello che trova riscontro nella nostra e in poche altre regioni e che a livello nazionale viene preso come riferimento». Importantissime anche le associazioni di volontariato a sostegno dei familiari (sulleALIdelleMENTI a Ravenna-Faenza, Volo Oltre a Forlì-Cesena, il tempo delle ciliegie a Rimini-Riccione ndr) che agiscono come accoglienza e indirizzo verso i servizi preposti, fanno gruppi di auto aiuto e fanno un’importante azione di sensibilizzazione anche nelle scuole. Se per i casi più gravi tra i giovanissimi il punto di riferimento romagnolo è l’hub di Rimini, per gli adulti, invece, c’è quello di Ravenna, attivo da 20 anni. Fortunatamente, in quattro anni, si sono registrati solo pochi casi gravi per urgenza metabolica per gli adulti mentre il numero di ricoveri tra giovani è stato alto durante la pandemia, ora ridotto grazie al consolidamento dell’equipe medica dedicata ai minori con figure che lavorano in prossimità e possono aiutare da vicino il paziente riducendo, così, i ricoveri. «Considerando che la prossimità delle cure è essenziale per il buon esito del percorso riabilitativo di guarigione, è importante implementare e continuare a sostenere i centri sul territorio per dare a tutti la possibilità di curarsi. Oggi il divario tra le regioni del nord e quelle del sud nella gestione di questi disturbi è ancora molto accentuato, ma fortunatamente il Governo ha rifinanziato il fondo. La nostra regione, inoltre, è stata capofila della proposta di aumento delle prestazioni contenute nei LEA (livelli essenziali di assistenza ossia prestazioni che il SSN è tenuto ad offrire gratuitamente con risorse pubbliche ndr) passando da 9 a 16».
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