Coronavirus: "Per noi mamme di bambini con disabilità situazione impegnativa"

«Mio figlio è molto impegnativo, non si può perdere di vista un attimo. La situazione è davvero drammatica per i genitori nelle mie condizioni». Ylenia Roma è mamma di un bambino con disabilità che frequenta la quarta elementare in una scuola di Ravenna. In questi giorni è lei a occuparsi prevalentemente del figlio, con molte difficoltà: «Ero già a casa in malattia per un problema di salute, ora che mio figlio non può andare a scuola il problema è doppio: io non ho mai un po’ di respiro e allo stesso tempo lui non ha il supporto e l’aiuto della scuola, degli insegnanti e del suo educatore, che tra l’altro rischia di non essere pagato per il periodo di mancato servizio». Non resta, ovviamente, che adattarsi: «Non contesto le restrizioni ma le conseguenze sono inimmaginabili. Sono tra le fondatrici dell’associazione “La ruota magica”, anche le altre famiglie sono in crisi». L’ipotesi che è stata paventata nel mondo delle cooperative sociali, quella di mandare gli educatori a domicilio, per Ylenia potrebbe essere una parziale soluzione. Ma si tratterebbe, comunque, di un cane che si morde la coda: «Se è vero che bisogna limitare gli spostamenti e non stare a contatto con le persone, anche un educatore a casa rappresenta un rischio per tutti. D’altro canto, noi genitori ne abbiamo immensamente bisogno. Perché se per un bimbo normodotato si può trovare con più facilità una baby sitter o un nonno disponibile, per i nostri figli che vanno seguiti a vista trovare aiuto è difficilissimo». Nel momento in cui dovrà tornare al lavoro, se la scuola sarà ancora chiusa, come molti altri anche Ylenia si troverebbe in braghe di tela: «Sarei costretta a prendere dell’aspettativa, andando poco a poco a esaurire la riserva di giorni che in genere tengo validi per l’estate: perché per i nostri figli anche frequentare un centro estivo, dove gli educatori non sempre sono preparati e comunque non conoscono i nostri figli, è complesso. Io spesso rinuncio a lavorare e tengo mio figlio a casa». (s.manz.)