Cesenatico, Matteo Cavezzali ha organizzato un festival con i protagonisti del podcast

Romagna | 10 Novembre 2023 Cultura
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Federico Savini
«Il podcast è un mezzo ibrido per antonomasia, mescola linguaggi antichissimi come quello del teatro o la stessa narrazione orale attorno al fuoco con elementi tecnologici come lo streaming e gli effetti audio che danno forma al “sound design” di un podcast. Già questo fa capire quali siano le potenzialità di sviluppo. E anche del futuro del podcast, della sua resa dal vivo, delle sue possibilità creative e del professionismo che sta nascendo in questo momento parleremo per tre giorni a Cesenatico». Matteo Cavezzali sintetizza così il senso ultimo di «Sentire le voci - Festa del Podcast», che lo scrittore e organizzatore culturale ravennate curerà a Cesenatico da venerdì 10 a domenica 12 novembre, con incontri pomeridiani e serali fra il teatro Comunale e la galleria Leonardo da Vinci. Nell’arco delle tre giornate si passerà dall’incontro sul futuro del podcast con Marta Perrotta (venerdì 10 alle 16) a «L’incendio/stories» di Cecilia Sala (alle 21), inviata nei conflitti bellici che stanno segnando il nostro presente, passando attraverso l’incontro con Davide Savelli (alle 17), autore del notissimo storico Alessandro Barbero, e poi ancora si approfondirà la produzione dei podcast con Sabrina Tinelli di Chora Media e Andrea Borgnino di RaiPlay Sound (sabato 11 alle 17), andrà in scena dal vivo «Il sesso degli altri» con Valeria Montebello (alle 21.30), mentre domenica 12 alle 18 toccherà allo scrittore Paolo Nori con «Due volte che sono morto».
«Nell’arco delle tre giornate - spiega Matteo Cavezzali - ci saranno incontri con autori ed esperti di podcast e comunicazione, ma anche veri e propri podcast dal vivo».
Eventi dedicati al podcast cominciano ad essere abbastanza frequenti ma un vero e proprio festival di questo genere è una novità…
«Anche a me non risultano iniziative così mirate e con tutti questi nomi. “Sentire le voci” nasce da una parte dall’esperienza di ScrittuRa Festival, che già da tempo si interessa a questo mezzo e ha chiaramente affinato le mie capacità organizzative, e poi dalla lungimiranza del sindaco di Cesenatico, appassionato di podcast, che aveva notato proprio la mancanza di un festival dedicato. E siamo qui a colmare la lacuna»
Da ormai diversi anni ti muovi nel mondo del podcast, con la collaborazione e il sound design di Gianni Gozzoli. Come sta evolvendo questa parte del tuo lavoro?
«Sono partito con “A morte il tiranno”, un podcast sui tirannicidi sulla piattaforma specializzata Storie Libere. Poi c’è stato il podcast su Bruno Neri, che abbiamo realizzato insieme a Gianni Gozzoli e poi anche adattato per il teatro; è stato fatto per Rai Play Sound, con la quale oggi collaboro con una certa frequenza. “Il suono del futuro” era poi dedicato all’evoluzione stessa del mezzo radiofonico e c’è nuovo podcast attualmente in lavorazione».
Oggi si può riuscire realisticamente a vivere di podcasting?
«È una delle domande a cui cercheremo di rispondere a Cesenatico, ad esempio con Marta Perrotta, docente di radiofonia a Roma. Negli Usa il podcast ha molta più storia alle spalle, muove un indotto paragonabile a quello radiofonico tradizionale e quindi fare podcast è considerato una professione. In Italia siamo più indietro ma è significativo che Mario Calabresi, una volta fuori da Repubblica, anziché fondare un giornale abbia creato Chora Media dedicandosi ai podcast. Nell’ultimo anno l’incremento degli ascoltatori è stato del 500%...».
Un dato che in qualche modo certifica anche il fatto che il successo del podcast è solido, ha superato la contingenza della pandemia, che in qualche modo l’aveva aiutato. Come spieghi un consenso così ampio e duraturo?
«Quello che dicevo sul mix di antico e moderno sicuramente ha la sua parte di merito. E poi c’è la flessibilità del mezzo, che è assolutamente “multitasking”, come la vita che facciamo oggi: puoi ascoltarlo mentre corri, ti alleni, fai i lavori di casa. Un libro e un film non te lo permettono».
Il podcast dal vivo può diventare un vero «genere performativo»?
«La flessibilità sta anche in questo: ci sono tanti modi di farlo. Tornando agli Usa, nell’Off-Broadway ci sono dei teatri che ogni settimana ospitano podcast dal vivo ai quali il pubblico assiste in sala a pagamento. In Italia siamo in una fase ancora sostanzialmente sperimentale, ma già vediamo tante declinazioni del podcast dal vivo: ad esempio Luca Ravenna a Milano lo fa con una certa continuità. Anche il nostro podcast su Bruno Neri, ad esempio, ha girato una quindicina di teatri. E ci sono sicuramente delle possibilità che ancora non abbiamo testato».
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