Birgül Göker - La diciannovesima edizione di Portofranco si è svolta dal 26 al 30 giugno 2018 nel Prato della Filippina a Castel Bolognese. Musica rock, birra, gastronomia, arte e divertimento erano gli ingredienti principali degli appuntamenti serali organizzati dai ragazzi di Portofranko. Ne parliamo con Lara Lombardi, presidente dell’Associazione Culturale Portofranko.
Qual è la storia dell’associazione?
«L’idea di creare questa associazione è nata nell’inverno del 1999 quasi per caso da un gruppo di amici con l’intento di organizzare una festa dove c’è della musica dal vivo, della birra e un’esposizione all’aperto di quadri, sculture e pitture. Quindi ci siamo rimboccati le maniche per organizzare questa festa che alla fine ebbe un grande successo, e da qui è nata la decisione di creare un ’associazione».
Che scopo ha Portofranko?
«L’Associazione culturale Portofranco è registrata presso l’albo regionale delle associazioni di promozione sociale, non ha scopo di lucro ed è apolitica. Lo scopo è appunto questa manifestazione di cinque giorni di musica rock, arte e gastronomia, cioè da una parte creare un evento culturale interessante per il paese con l’aggregazione giovanile, dall’altra fare l’iniziativa di solidarietà. Portofranko oggi conta sul ruolo attivo di una trentina di soci nella fascia di età tra 16 e 40. Durante i giorni della rassegna abbiamo circa 70 volontari ogni sera».
Quindi Portofranco sostiene anche l’attività di altre associazioni?
«Eravamo già partiti con l’idea di fare beneficienza. I primi anni abbiamo destinato le donazioni ad Emergency. Poi abbiamo voluto privilegiare le iniziative solidaristiche piccole. Sono diversi anni che collaboriamo con Amici nel Mondo che è una onlus di Bologna, impegnata nella costruzione di pozzi in Burkina Faso. Poi da qualche anno a questa parte facciamo piccole donazioni anche ad alcune realtà del territorio come Ravenna Parkinson, Associazione Sportiva Disabili di Faenza, Autismo Faenza ed altre. Quindi sono tutte associazioni che comunque hanno un impatto sul territorio».
Come vi organizzate per la rassegna?
«Noi ci troviamo indicativamente a settembre e facciamo la ripartizione dei compiti, perché’ comunque sono 5 giorni molto intensi e noi non siamo professionisti. Quindi abbiamo bisogno molto tempo per prepararsi. Poi ci sono anche una serie di requisiti legislativi a cui dobbiamo far attenzione, una parte burocratica che va svolta nel tempo. Indicativamente designiamo quella che può essere la settimana di riferimento, adesso meno male abbiamo consolidato intorno l’ultima settimana di giugno. Anche perché’ il calendario di eventi della zona è molto fitto, quindi riuscire a non sovrapporsi con altre cose è impossibile. Poi verso febbraio e marzo una volta definito il calendario delle serate con gli artisti principali, si mandano in stampa volantini, le manifesti».
Il programma degli spettacoli decidete voi?
«Cerchiamo di arricchire il palinsesto artistico con il prezioso aiuto della Scimmia Selvaggia di Luca Selvatici. Negli ultimi anni siamo riusciti ad avere come artisti sul palcoscenico anche i nomi che per noi sono stati una gratificazione personale come Cisco, il figlio di Ivan Graziani, Filippo Graziani, Omar Pedrini, gli Slavi. Sono gruppi in genere del panorama alternativo rock. Ovviamente il budget è abbastanza limitato, perché comunque lo scopo della festa è cercare di avere qualcosa per la donazione».