Casola, parla Terrasini (Ad di Saint Gobain Italia): «Cava di Monte Tondo, attività industriale e riconoscimento Unesco posso convivere»
Riccardo Isola - Il riconoscimento Unesco del sito Carsismo delle Evaporiti e delle Grotte dell’Appennino Settentrionale, conseguito nel mese di settembre, prevede delle prescrizioni sulle attività di coltivazione della cava di Monte Tondo, da cui dipende l’attività dello stabilimento di Casola Valsenio. Saint-Gobain Italia ha recentemente avviato, a carattere prudenziale, un procedimento amministrativo. L’amministratore delegato dell’azienda, Gaetano Terrasini, ci spiega di seguito le motivazioni di questa decisione e racconta qual è l’attuale situazione e quali sono le prospettive future.
Qual è l’obiettivo del procedimento amministrativo avviato da Saint-Gobain Italia?
«L’attività industriale e il riconoscimento possono convivere secondo i principi stessi dell’Unesco, nel rispetto del contesto naturale e paesaggistico, tutelando gli equilibri socio-economici del territorio. L’attività estrattiva è iniziata già nel 1958 e ha contribuito allo sviluppo economico del territorio nel rispetto del patrimonio naturalistico. Con l’entrata in vigore di normative più attente al fenomeno dei carsismi, come la convenzione per il monitoraggio delle grotte, sono state preservate anche le grotte ritenute importanti, oltre a tutti i parametri ambientali. Questo riconoscimento è stato possibile anche grazie all’attenzione naturalistica e paesaggistica che in tutti questi anni hanno caratterizzato l’azione di Saint-Gobain nel preservare il territorio, come evidenziato dai monitoraggi e dagli approfondimenti per i quali sono stati incaricati specialisti universitari nel corso degli anni. Siamo convinti che Unesco rappresenti un importante riconoscimento per la valle e la vena del gesso, siamo lieti del risultato raggiunto e ci adopereremo per il suo mantenimento. Abbiamo avviato una procedura di ricorso amministrativo a titolo prudenziale perché riteniamo necessario essere coinvolti nel trovare una positiva soluzione di convivenza e garantire i livelli occupazionali del territorio».
Parlate di rispetto e tutela dell’ambiente, ma in tanti sostengono che portare avanti l’attività significherebbe mangiare la montagna?
«Ad oggi il tessuto economico della valle può essere preservato con modifiche di perimetro minime, senza cambiare la morfologia della cava, che consentirebbero altresì di implementare tecniche innovative di valorizzazione del paesaggio. Saint-Gobain è sempre stata disponibile alla collaborazione con tutti i soggetti coinvolti».
Vi state muovendo con le istituzioni per raggiungere il vostro scopo. Qual è lo stato dell’arte e quali sono le prossime tappe?
«Abbiamo depositato la richiesta di autorizzazione per i volumi già compresi nel Piae vigente. Contiamo di riaprire le interlocuzioni con gli enti preposti per poter garantire la prosecuzione dell’attività di coltivazione della cava necessaria per l’estrazione del gesso quale materiale strategico per l’edilizia sostenibile, come definito dal recente accordo tra il Consiglio Ue e il Parlamento. Tutto ciò con l’obiettivo di individuare una soluzione comune e condivisa che permetta il rispetto del territorio nonché il mantenimento del riconoscimento Unesco».
A vostro avviso qual è il futuro dell’attività?
«Saint-Gobain sta lavorando nel contesto della pianificazione territoriale che è ora in fase di aggiornamento. Come ogni attività industriale vi è necessità di una pianificazione a medio-lungo termine che renda sostenibile investire nel territorio. Una pianificazione non coerente con queste logiche renderebbe necessario valutare di rilocalizzare le attività».