Calcio C, a Ravenna la "cura Colucci" non funziona: "Tutti in discussione, a partire dai giocatori"

Romagna | 23 Gennaio 2021 Sport
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Sandro Camerani
Leonardo Colucci, nel dopo-Carpi, era il ritratto della desolazione. Per lui, giocatore ed allenatore caratteriale e sempre ultimo ad arrendersi, vedere la sua squadra crollare miseramente in soli otto minuti dopo un primo tempo esemplare è stata l’ennesima mazzata nel corso di un’esperienza ravennate nella quale, finora, ha raccolto una media-punti anche inferiore a quella di Beppe Magi, che aveva raccolto 9 punti in 11 gare (media 0.82) contro i 5 punti in 8 giornate di Colucci (media 0.63). Quest’ultimo, con tutta probabilità, si è reso conto da tempo che la rosa del Ravenna non è all’altezza della salvezza, quindi in attesa di rinforzi come si deve (al momento non arrivati) ha deciso di fare da parafulmine. Così, al 95’ di Carpi-Ravenna, ha deviato su di sé ogni critica: «In questa situazione il primo responsabile deve essere l’allenatore, quindi mi prendo tutte le colpe per il rendimento molto deludente del Ravenna». Lunedì è arrivata la risposta del presidente Alessandro Brunelli, furibondo con la squadra ma non con il tecnico: «E’ diventato inaccettabile da parte della società dover commentare partite in cui la squadra, nonostante alcuni progressi, non è nelle condizioni di mantenere un livello di concentrazione e intensità per tutti i novanta minuti. A Carpi, come anche con l’Arezzo e in svariate altre occasioni, siamo stati testimoni di prove sconcertanti. Come detto a fine dicembre, le attenuanti sono finite. Dopo un avvio di stagione complicato, è arrivato il momento che questa rosa dimostri quello spirito di sacrificio indispensabile per raggiungere una salvezza che è comunque alla nostra portata. L’allenatore non è in discussione. O meglio, in discussione lo siamo tutti, a cominciare dai giocatori. Da situazioni come questa si esce tutti assieme, a cominciare dalla società che si è presa sempre le proprie responsabilità».
Bisogna andare oltre le parole, però. Perché, pur con la giustificazione della ritardata partenza per una riammissione arrivata solo il 5 agosto, il mercato del Ravenna è stato fallimentare al tramonto del girone di andata. Si era puntato tutto sul trio d’attacco, anche in termini di ingaggi, ma finora solo Mokulu ha fatto il proprio dovere, mentre Ferretti e Martignago hanno segnato solo un gol a testa. In difesa, poi, Marchi è stato frenato da un infortunio abbastanza serio mentre Alari si è confermato acerbo, con altre problematiche che sono arrivate sugli esterni perché a sinistra Perri sa spingere ma non crossare e a destra Shiba ha deluso mentre Vanacore, beffa delle beffe, si è fatto male proprio mentre stava crescendo. A centrocampo, infine, mancano i numeri, visto che dopo i lunghissimi stop a Bolis e De Grazia (sfortuna nera, anche quella è un fattore) Franchini e Papa sono sempre costretti a tirare la carretta e sono appena stati affiancati da Esposito.
Con un quadro del tutto negativo, quindi, è andato in archivio un girone di andata che ha regalato (si fa per dire) al Ravenna il primato sconcertante di dieci sconfitte sulle dieci trasferte giocate. Altro record terrificante sono i 40 gol presi in 19 partite, a fronte dei quali anche i 20 messi a segno non possono bastare. La squadra giallorossa è anche quella che ha perso di più, 13 volte su 18, e in poche di queste occasioni può essere chiamata in causa la malasorte. La barca, come si vede, imbarca acqua da tutte le parti, e per rimetterla in navigazione potrebbero non bastare quattro nuovi arrivi ai quali, cosa da non trascurare, dovranno fare da contraltare almeno due partenze. Fiore ed Esposito, ad esempio, non sembrano acquisti risolutivi.
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