Bimbi prematuri, a Ravenna arriva il counselling psicologico per le famiglie

Che cosa succede alle famiglie dei bambini nati prematuri o con gravi sofferenze? Chi si prende cura dei genitori anche ben oltre le dimissioni? A queste domande cerca di rispondere il nuovo progetto pensato dall’associazione «Dalla parte dei minori» e che prenderà il via nei prossimi mesi in collaborazione con la Terapia intensiva neonatale e la Pediatria dell’ospedale di Ravenna e il Centro per le famiglie. L’obiettivo è quello di dare continuità nel sostegno alla genitorialità anche dopo l’uscita dei bambini dall’ospedale, creando un gruppo di supporto attivo che aiuti mamme e papà a elaborare vissuti di sofferenza, a sintonizzarsi con i figli favorendo il loro benessere, a tirare fuori risorse.
«CONTINUITÀ NELLE CURE»
Pienamente coinvolte nel progetto saranno le psicologhe Elisa Resta e Valentina Monti dell’associazione «Dalla parte dei minori»: «Teniamo a sottolineare il fatto che la stretta collaborazione con le associazioni del territorio e con il Centro per le famiglie rappresenta la vera peculiarità di quello che andremo a fare. Il servizio sanitario pubblico già svolge una funzione di sostegno psicologico, noi offriremo un prolungamento, per andare ad aiutare i genitori che si trovano ad affrontare la prematurità, una condizione inaspettata che espone le famiglie a una situazione che si ripercuote profondamente sulla vita personale, di coppia, lavorativa, con conseguenze emotive anche a lungo termine». Il concetto chiave, dunque, è il ponte: «Vogliamo assicurare una efficace continuità delle cure nel passaggio dal contesto ospedaliero, protetto, a quello domiciliare».
IL PRIMARIO: «SERVIZIO MIGLIORE»
Soddisfatto Federico Marchetti, direttore dell’Unità operativa di Pediatria: «Questo progetto dà sostanza a due punti fondamentali della Carta dei diritti del bambino prematuro. In particolare realizza il punto 8, che indica di garantire un adeguato follow-up al bambino pre-termine e alla sua famiglia, con una presa in carico complessiva e un’attenzione anche alle dinamiche relazionali e alle problematiche psicologiche. E dà voce anche al punto 10, che parla di un coinvolgimento del terzo settore per una integrazione dei servizi già esistenti. Sia attraverso colloqui individuali che attraverso la costituzione di piccoli gruppi, le famiglie continueranno a essere seguite nel tempo. Non tutte ne avranno bisogno, certo. A seconda delle annate, la nostra Tin accoglie tra i venti e i trenta bambini ma non tutti i genitori sviluppano difficoltà che necessitino di un supporto. Ma è bene che il servizio già esistente si potenzi. Le cose si possono fare sempre meglio».