Basket B Nazionale, Andrea Costa-OraSì è il derby di Amoni: «Imola e Ravenna si somigliano»

Romagna | 10 Novembre 2023 Sport
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Riccardo Sabadini
Andrea Costa-OraSì non è un derby inedito, anzi è una sfida che negli ultimi anni ha animato una rivalità che, ad onor del vero, ha visto quasi sempre prevalere i giallorossi. E chi meglio di un giocatore che ha vestito entrambe le maglie può fare le carte a questo derby? Francesco Amoni non è uno qualsiasi a Ravenna, lo ricordano tutti per la storica promozione con i gradi di capitano in A2 e per canestri vincenti, come l’indimenticabile tripla in faccia a Silvestrini in gara3 di playoff a Rimini che consentì a Ravenna di avanzare in semifinale. A lui abbiamo chiesto di raccontarci un po’ questo derby.
Francesco, lei è un ex che conosce bene le piazze, ci racconti un po’ questo Imola-Ravenna.
«Direi che da un certo punto di vista le squadre si somigliano parecchio: Ravenna è una squadra molto giovane con tanti prospetti interessanti, conosco bene Francesco Bedetti fratello del mio ex compagno Luca, e che sicuramente ha enormi potenzialità. Anche Imola ha più meno la stessa filosofia: hanno confermato Ranuzzi e Corcelli che sono l’anima tecnica ed emotiva della squadra e poi ci sono tanti giovani, ho visto che Marangoni sta facendo bene, soprattutto l’ultima partita dov’è stato letale. Sono due squadre con grande margine di crescita e che si equivalgono».
Imola-Ravenna è anche un bel duello sulle panchine.
«Conosco Bernardi benissimo perché l’ho avuto agli albori ai primi raduni in Nazionale quando ancora giocavo in Umbria, so quello che può dare a una squadra come Ravenna. Questa B Nazionale è un campionato molto difficile perché comunque per vincere serve esperienza e Massimo, che conosce alla grande la categoria, può dare quell’apporto in più in questi termini, favorito dal fatto che Ravenna è un ambiente perfetto per lavorare, perché non ci sono pressioni di dover vincere per forza, i ragazzi dovranno essere bravi a seguirlo. Coach Di Paolantonio invece è tornato a Imola dopo due anni da vice a Brescia; anche lui conosce bene il campionato ed i giocatori, è molto bravo a preparare le partite: sarà un duello molto interessante anche quello in panchina».
Cosa pensa di questa OraSì che riparte da dove era partito anche il suo viaggio in giallorosso?
«La retrocessione è sempre brutta da dover ricordare ma fa parte del gioco, ci sono cicli che a volte finiscono, sicuramente anche l’allontanamento di Vianello può avere inciso, perché la sua è sempre stata una figura molto positiva vicina al gruppo, che dava un forte senso di appartenenza. L’OraSì di quest’anno è intrigante, sicuramente, vista la giovane età, avrà bisogno di un periodo di rodaggio, come testimoniato da questo avvio di stagione un po’ altalenante; questo dev’essere un anno di ripartenza, la squadra deve avere l’obiettivo di consolidarsi per poi, se ovviamente ci sarà la possibilità, nei prossimi anni aggiungere tasselli per provare a ritornare nella categoria in cui Ravenna ha dimostrato di meritare di stare».
Vede qualche analogia con il vostro gruppo?
«Questa squadra, proprio come noi, può fare innamorare il pubblico perché non molla mai, sicuramente rispetto al nostro gruppo ha meno esperienza però ha un buon potenziale. E’ chiaro che ci sono squadre molto più attrezzate di Ravenna ma al tempo stesso il campionato è molto livellato e se il percorso di crescita sarà importante penso che l’OraSì possa fare bene».
Chi vince domenica?
«Non so chi vincerà, ma mi permetto una considerazione: sarebbe bello che questo derby tornasse ad essere almeno in A2 come quando vestivo le casacche di tutte e due. Mi ricordo il Ruggi, il PalaCosta prima e il DeAndrè dopo gremiti, uno spettacolo in campo e fuori. Spero che sia Ravenna che Imola possano tornare a quelle glorie, mi auguro che entrambe intraprendano un percorso che le vede mantenere la categoria quest’anno per poi consolidarsi. Sono orgoglioso di aver visto la crescita esponenziale del pubblico ravennate, da poche presenze nel mio primo anno a dei continui tutto esaurito, ricordo ad esempio le partite contro Roseto, Treviso o Scafati, il palazzetto era davvero una bolgia, senza contare le finali con Firenze dove il presidente fu costretto a mettere il maxischermo all’esterno perché tutti i tifosi non ci stavano».
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