Alluvione, il grande cuore della Pallamano Romagna: «Non potevamo restare fermi»

Damiano Ventura
Hanno dismesso i panni dei giocatori di serie A ed hanno indossato quelli degli «angeli del fango». E per una settimana prima della gara decisiva dei playout di serie A, anzichè recarsi agli allenamenti per preparare le partite più importanti della stagione, sono andati a spalare, sistemare, aiutare. A Faenza come a Sant’Agata sul Santerno, dove hanno reso nuovamente agibile il palazzetto dello sport. Sono i giocatori della Pallamano Romagna, che in un moto di straordinaria solidarietà, nonostante le circostanze sportive e i concitati momenti vissuti sulla propria pelle, hanno fornito il loro significativo contributo, come tanti altri del resto, negli interventi post alluvione. A raccontare gli ultimi giorni è Gregorio Mazzanti, toscano di nascita, che da qualche anno vive in Romagna e gioca per gli arancioblù: «Non era stato esplicitamente richiesto il nostro aiuto - spiega - ma avevamo l’idea che i palazzetti dovessero essere liberati quanto prima per essere disponibili come centri di prima accoglienza». Così nel fine settimana, maglia della società indosso e vanga nelle mani, sono andati a Faenza, poi a Sant’Agata sul Santerno. «Ci siamo tirati su le maniche, l’area a Sant’Agata era irriconoscibile, molto danneggiata e c’erano 4 dita di melma ovunque. Eravamo in cinque, poi in dieci e a metà mattinata eravamo almeno 20. Abbiamo utilizzato idro-pulitrici e pale per evitare che si seccasse la melma». Tra i loro compagni più di uno è stato anche colpito direttamente dall’alluvione. Uno in particolare che abita in via Silvio Pellico a Faenza: «Purtroppo lui e la sua famiglia hanno subìto due alluvioni in due settimane. Quando siamo arrivati lì sabato abbiamo trovato scene di guerra. Tutto distrutto, marciapiedi pieni di mobili e oggetti infangati, gente con i portoni aperti e fango che usciva dalle finestre. Abbiamo voluto dare il nostro contributo. Questa cosa ci ha toccato come se ad essere colpiti fossimo stati noi, al di là del legame con la singola persona». Alcuni invece come Mazzanti risiedevano a Mordano: «Non è stata molto colpita, anche se tra lunedì e martedì ed anche nei giorni seguenti abbiamo vissuto ore di apprensione. Guardavamo le notizie del Comune e della Protezione Civile, parlavano di possibile rottura dell’argine del fiume. Non sono stati momenti sereni ma tutto sommato ci è andata bene».