#10YearsChallenge, cosa succedeva nel volley 10 anni fa: apoteosi Marcegaglia, settore femminile in crisi
Marco Ortolani
Retrocedere di dieci anni nella pallavolo ravennate significa addentrarsi nel periodo più buio e «carbonaro». E’ finita da un pezzo (anno 2000) la trionfale gestione-Brusi e anche il presidente della Teodora Chiarucci ha gettato la spugna, dopo vari campionati di B1 con promozioni mancate.
In campo maschile le due realtà cittadine minori hanno unito le forze, dopo vari contrasti: si tratta della vecchia e gloriosa Robur del presidente Morgagni e della neonata Angelo Costa, creata da un gruppo di appassionati guidato da Luca Casadio e Paolo Fabbri. I progetti sono ambiziosi, ma le basi di partenza sono molto basse. La prima squadra disputa il campionato di serie B1, giocando le partite interne nella malinconica cornice della palestra scolastica appena intitolata al compianto Mario Mattioli. Il Pala Costa è da anni inagibile ed è in attesa di un restauro che si completerà solo l’anno successivo. Il Pala de Andrè (peraltro dai costi inaccessibili per la categoria) è da tempo distolto da usi sportivi.
La squadra (con sponsor Marcegaglia) è affidata all’esperto Nino Beccari, sostenuto da Valmore De Pol ed è piena di nomi lussuosi per la categoria. In campo palleggia il mancino argentino Fefè Garnica, opposto al quale gioca Luca Sirri; Mengozzi è il centrale titolare, al quale si affiancano di volta in volta Bertani o Andrea Ortolani (la cui sorella fa contemporanei sfracelli nel campionato femminile e in Nazionale e vince il titolo di «sportiva dell’anno» organizzato dal nostro giornale); il libero è Bruno Romagnoli; alla mano schiacciano Lirutti e Ranghieri, anche se sarà il reggiano Lorenzo Tedeschi a dare un contributo decisivo nel finale di stagione. La rosa è completata da Rambelli, Ranieri, Bendandi e capitan Selleri. La Marcegaglia raggiunge il terzo posto in regular season. Nei play-off supera facilmente il Cantù, mentre semifinale e finale, contro Gela e Bastia Umbra, sono scontri impegnativi. Nella ribollente palestra del piccolo centro umbro (che da lì a poco cederà il titolo a Perugia, con il fortunato seguito che conosciamo) il muro finale di Andrea Ortolani riporta Ravenna nella divisione nazionale, dopo 10 anni di campionati periferici. La scalata di Ravenna verso la massima categoria può proseguire e si completerà di lì a poco con l’ulteriore fusione fra la Robur Costa e il Porto.
Il settore femminile è ai minimi storici e impiegherà parecchio tempo ancora per riorganizzarsi. Il vero patrimonio sono i numeri dei settori giovanili, che non conoscono la crisi. Gli appassionati si limitano a guardare altrove. A Bergamo giocano la faentina Serena Ortolani, la palleggiatrice Lo Bianco (cresciuta a Ravenna) e anche Lucia Bacchi (che diventerà ravennate solo in anni recenti). Nel Pesaro che vince lo scudetto la trascinatrice è Carolina Costagrande, che si mise in luce giovanissima a Ravenna, qualche anno prima.