Ravenna, nuova vita per bunker ed ex colonie: il parere dell'architetta Morelli

Ravenna | 13 Luglio 2018 Cronaca
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Porta Adriana verrà trasformata in un infopoint con tanto di punto ristoro, i tre bunker e gli sbarramenti anticarro detti a «denti di drago» di Punta Marina, insieme all’ex colonia Onfa, nel centro della località, avranno una funzione turistico-ricettiva mentre Palazzo Grossi, a Castiglione, verrà riqualificato seguendo un principio di valorizzazione del territorio che tenga anche conto della funzione sociale che l’immobile ricopre. E’ questo, per sommi capi, l’obiettivo di due protocolli di durata triennale, rinnovabili, firmati dal Comune di Ravenna e dall’Agenzia del Demanio per la valorizzazione di edifici pubblici in prossimità della costa, o lungo itinerari storico-religiosi e ciclopedonali, al fine di favorire il turismo, anche lento, e la scoperta del territorio. L’accordo, come sottolineato dall’assessore al Patrimonio del Comune di Ravenna Massimo Cameliani, si inserisce nell’ambito dell’intesa siglata a maggio 2017 tra l’Agenzia del Demanio,  Amministrazione e Provincia per la promozione di un programma unitario di valorizzazione territoriale (Puvat) di immobili pubblici non più utili per fini istituzionali e che aveva permesso il recupero dell’ex caserma di via Nino Bixio. «Si tratta - ha sottolineato l’assessore - di due protocolli nazionali che avranno ricadute locali, non sono solo accordi su carta, ma realtà concrete a cui si aggiungeranno presto altri beni». Due i progetti a cui faranno capo le valorizzazioni: nel primo, denominato «Fari, torri ed edifici costieri», rientrano l’ex colonia Onfa, i bunker 24, 25 e 27 e Denti di drago, di proprietà statale, che saranno assegnati in concessione gratuita, mentre nel secondo, «Cammini e Percorsi», rientrano Porta Adriana e Palazzo Grossi. Per quella che un tempo era la porta di accesso alla città, il collegamento verso Faenza, si attende il via libera da parte della Sovrintendenza che, si spera, arrivi entro fine anno. «Successivamente - ha spiegato il sindaco Michele De Pascale - organizzeremo un bando per individuare un privato che realizzi un’attività innovativa che, da un lato, permetta la valorizzazione e la somministrazione di prodotti tipici, dall’altro inserisca il concetto di infopoint turistico sulla scia dello Iat diffuso che la Regione persegue da tempo». Per quanto riguarda invece l’area del forese è stato individuato Palazzo Grossi, «uno degli immobili più rilevanti di tutto il comune per il quale abbiamo immaginato una doppia funzione che contemplerà sia una  parte sociale, uno spazio pubblico di cui i castiglionesi e i ravennati si stanno riappropriando, sia una funzione di collegamento lungo il Savio per tutti i percorsi turistici e ciclo turistici che vanno dal mare alla collina». 

IL PARERE DI AIDA MORELLI, ARCHIETTA
«Occasione ottima, ma bisogna lavorarci». E’ questo, in sintesi, il parere dell’architetta Aida Morelli, socia fondatrice dello studio Arclab che già a fine anni ‘90 si pose il problema di come recuperare Porta Adriana. «Quella porta rappresenta un punto strategico di ingresso alla città anche rispetto alle aree monumentali e ai siti Unesco. All’interno esiste un giardino pensile che, da solo, potrebbe rappresentare un punto di attrazione, come avviene nella torre Guinigi di Lucca, sulla cui cima c’è un bosco. In proposito, a suo tempo donammo a Comune e Sovrintendenza un rilievo strumentale della porta, una sorta di ‘aiutino’ per dire che quelle erano le basi da cui partire». Ma gli interventi, anche per l’articolazione degli spazi, non sarebbero immediati. «Chi interverrà, sia esso un’impresa, un’associazione o una cooperativa, dovrà attenersi a norme stringenti. Certo che, per rientrare da un investimento che si preannuncia molto oneroso, occorre realizzare qualcosa che produca redditto. Di sicuro, comunque, il recupero di Porta Adriana darebbe il via anche a quello delle mura e dovrebbe rientrare in una macro riflessione che comprenda anche gli altri edifici presenti nei protocolli».  Quello che infatti Morelli sottolinea è la necessità di un lavoro di rete che tenga conto di un recupero organico per creare un percorso concreto. «L’intento del protocollo è quello di mettere in rete i beni, ma se ogni elemento verrà considerato a sé non si avranno risultati. Un bel sogno sarebbe quello di avere un unico pensatore che subaffidi a diversi gestori le varie aree  di un unico progetto che parli lo stesso linguaggio. Ad esempio, per quanto riguarda Palazzo Grossi, non basta chiudere le crepe nei muri, ma lo si deve far rivivere, per questo serve una rete. Anche per i bunker c’è bisogno di un intervento organico, che tenga conto di una giusta promozione». Da «addetta ai lavori», Morelli sa quanto la certezza dei tempi sia importante e ricorda che «chiunque interverrà avrà bisogno di capire le tempistiche. Inoltre ricordo che l’ex colonia andò a gara alcuni anni fa, ma il bando andò deserto perchè il problema non era il prezzo di aggiudicazione, ma gli interventi che si potevano o meno fare. E’ indubbio che in quella struttura si potrebbe realizzare un albergo fantastico, ma al momento non è possibile aggiungere volumi a quelli esistenti. So che l’idea di un’unica regia può sembrare utopica, ma c’è una grande biologa, quella che ha ideato l’acquario di San Diego, che ha detto: ‘mai iniziare grandi progetti con mezze idee’. L’idea del tavolo mi sembra sensata, ma avendo ben presente che i luoghi potranno funzionare solo in rete». (Federica Ferruzzi)
 
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