Ravenna, Commercio, fatturati in calo, i negozianti denunciano minore affluenza e capacità di spesa

Federica Ferruzzi - Fatturati peggiori dello scorso anno, minor presenza di turisti e, in generale, di clientela, sono le criticità principali emerse dal sondaggio a cui Confcommercio ha sottoposto 120 attività del centro storico, del forse e dei lidi per capire come sono andati i mesi successivi alla chiusura da Covid-19. E non sono migliori le aspettative per i prossimi mesi riguardo all’economia ravennate e il grado di fiducia dei clienti rispetto all’evolversi dell’epidemia da Covid-19. Per il 45,5% dei commercianti, infatti, ci sarà un peggioramento, mentre solo per il 22,1% la situazione sarà stabile. Per quasi il 70% degli intervistati (per la precisione nel 68,9% dei casi) il fatturato è stato peggiore rispetto allo scorso anno, il 21,6% ha invece registrato una sostanziale stabilità mentre solo nel 9,5% dei casi l’incasso è stato migliore del 2019. Alla domanda «Quali tra queste sono state le maggiori criticità che ha riscontrato?», al primo posto viene segnalata la mancanza di turisti (31,4%), più in generale di clientela (28,6%), mentre meno del 20% ha denunciato una minore diponibilità alla spesa (18,6%). Per l’11,4% delle attività c’è, da parte degli acquirenti, una sostanziale difficoltà ad adeguarsi ai protocolli, mentre per il 10% a tenere i clienti lontano dal negozio è il timore di contrarre il Coronavirus. «Purtroppo - analizza il presidente comunale di Confcommercio, Mauro Mambelli - i dati non sono incoraggianti. Due terzi degli operatori interpellati hanno avuto un calo di fatturato e solo il 9,5% ha dichiarato un fatturato migliore rispetto allo scorso anno. Le motivazioni del calo sono dovute soprattutto alla mancanza di turisti e di clientela in generale, ma anche alla minore capacità di spesa delle famiglie. Le aspettative anche per i prossimi mesi non lasciamo intravedere sostanziali novità. La maggior parte degli imprenditori prevede un peggioramento della situazione ed anche i clienti rimangono pessimisti sull’evolversi dell’emergenza Covid-19. Allo stato attuale, quindi, è necessario per le imprese risolvere i problemi di liquidità, con contributi a fondo perduto, moratorie e sgravi fiscali e contributivi sul costo del lavoro. I dati di Confcommercio sui consumi ci dicono che l’emergenza ci ha riportato ai livelli più bassi degli ultimi 25 anni. La crisi è profonda e serve una risposta forte, più forte di quella che è stata data, per sostenere i settori a rischio chiusura rafforzando gli strumenti che possono dare una boccata d’ossigeno alle imprese. Dobbiamo riagganciare la ripresa, anche velocemente, pena la perdita di migliaia di attività e di posti di lavoro».